
Si tutelano i diritti di tutti, non quelli delle creature più deboli e senza voce. Anzi, chi lo fa viene bollato come «oscurantista».Scusate se disturbo, sono un bambino mai nato. E che mai nascerà. Sono quello che chiamate un aborto. Uno scarto, insomma. Una roba da buttare nella spazzatura. Non voglio mancare di rispetto a nessuno, non voglio offendere nessuno, tanto meno il corpo della donna, che per altro è l’unica cosa che ho avuto modo di conoscere nella mia breve vita.Io ho a cuore i diritti di tutti, mi chiedo soltanto perché nessuno abbia a cuore i diritti miei. Il diritto a nascere. Ad avere una vita. Ad andare a scuola. A sorridere, piangere, crescere, ad avere i brufoli e il cuore che batte perché ho visto il sole tramontare sul mare. Sono giorni che sento dibattiti, discussioni, ribellioni, leggo paginate di giornali, articolesse indignate, sollevazioni popolari. E nessuno, mai, che si ricordi di me.Lo so, io non conto nulla. Non ho voce. Qualcuno dice che sono solo un’escrescenza. Un grumo di cellule. Materia senza vita. Non sanno che dentro di me c’è già tutto quello che io diventerò. Se qualcuno me lo permettesse, ovviamente. Invece non sarà così. Il diritto delle donne a preservare il loro corpo è difeso da tutti, il diritto a preservare il mio corpo, invece, non lo difende nessuno. Io non esisto. Sono il più debole. Il più fragile. Il più dimenticato. Se qualcuno prova a rappresentare in Tv o sui giornali la mia voce viene zittito: «Oscurantista», «medioevale», «antiquato». Sento dire che prendere in considerazione i miei diritti ci riporta indietro di cinquant’anni. Non è strano? Io pensavo che la civiltà andasse avanti proprio cercando di prendere in considerazione i diritti di tutti. E invece no. Le civiltà vanno avanti prendendo in considerazione i diritti di tutti, meno dei bambini che devono nascere. Quelli sono diritti del Medioevo, chissà perché.Oggi si difende ogni forma di vita. Quella degli animali. Dei molluschi. Delle zanzare. Delle piante. Ed è giusto, ci mancherebbe. Ma la mia forma di vita? È l’unica che non viene considerata. Eppure io sono già in potenza Niccolò o Laura o Daniele o Carlotta, ho dentro di me l’impronta di una persona con i suoi gusti e le sue passioni, le sue debolezze e le sue fragilità. Dicono che nascerei infelice nel corpo di una donna che non mi vuole. Strano modo di ragionare: tutti devono avere diritto di decidere del loro futuro, io no. Per salvare la libertà altrui, si sacrifica la mia. E perché? Perché sono il più indifeso. E io che avevo capito che la civiltà fosse proprio difendere i più indifesi…Però queste sono cose che non si possono dire pubblicamente, a parte poche apprezzabili eccezioni. Lilli Gruber, per dire, non lo permette. Chi prova a obiettare diventa Torquemada e viene bollato come «aborto di pensiero», come è accaduto al vostro Francesco Borgonovo. Per carità: a me non interessano le discussioni politiche, Trump o non Trump, maggioranze e minoranza. Però non posso fare a meno di notare che un signore con la barba, mi pare si chiami Antonio Caprarica, l’altro giorno in Tv dicesse che ogni volta che si nomina Dio la storia si riempie di sangue. Scusate, io sono solo un bimbo mai nato, ma mi sembra proprio l’opposto. Mi sembra che la storia si riempia di sangue ogni volta che si dimentica Dio, come per esempio hanno fatto gli ex amici comunisti del signore con la barba. Per altro noto anche che gli stessi che inorridivano di fronte all’assalto a Capitol Hill adesso incoraggiano festanti la caccia ai giudici e gli assalti ai palazzi degli abortisti. Che ci volete fare? È tutto strano, visto di qui nel limbo dei non nati. Anche il fatto che fino all’altro giorno si diceva che non esiste la differenza di genere, che uno può essere uomo o donna a seconda di come si sente. Si facevano copertine con gli uomini incinti. E all’improvviso, invece, siamo tornati al fatto che di aborto possono parlare solo le donne. Ho il sospetto che sia solo per farmi tacere. Ci vuole così poco, in fondo. Io non nascerò. E dunque non conto nulla.
Piero Amara (Imagoeconomica)
Sul caso delle manovre per affossare colleghi, tra cui Palamara, due laici del centrodestra e un togato vogliono vederci chiaro.
Il caso del presunto inginocchiamento del pm Mario Formisano davanti all’indagato Piero Amara approda al Consiglio superiore della magistratura e potrebbe portare alla riscrittura di un importante capitolo di storia giudiziaria di questo Paese, con tanto di ritorno di Luca Palamara sul presunto luogo delitto, Palazzo Bachelet.
Giacomo Rocchi (Imagoeconomica)
- «Per noi anzi può essere una purificazione», spiega il presidente di sezione della Corte di Cassazione.
- E il capo della Procura di Padova, Antonello Racanelli, invita i colleghi a non far guerra alla politica: «Maggioranza legittimata dal voto, sì alla separazione delle carriere».
Lo speciale contiene due articoli
Al di là degli stereotipi e delle banalità politicizzate, parliamo del rapporto fra le donne e la cucina. Dalla quotidianità ai grandi ristoranti.
Acciaieria Ilva (Getty)
Il cappio della sinistra e dei pm sta uccidendo la più grande acciaieria d’Europa. Un omicidio in nome della salute che affossa il Paese e punisce 6.000 dipendenti.
Quando an che l’ultimo altoforno sarà spento, sulla storia dell’Ilva calerà il sipario e si potrà scrivere un libro per spiegare a scuola le ragioni del declino industriale dell’Italia. Immagino già il ti tolo: Così si uccide un’azienda. Sottotitolo: Eutanasia della più grande acciaieria d’Europa. Perché è questo ciò che accadrà. E a dire il vero sta già accadendo: nei prossimi giorni, 5.700 dipendenti saranno messi in cassa integrazione, poi a gennaio diventeranno 6.000. In pratica, il polo siderurgico di Taranto verrà messo in standby. Nessuno ufficialmente dirà di aver staccato la spina, ma la sostanza è questa. Lo dice il sindacato, che invoca l’intervento dello Stato per evitare la chiusura. Ma se anche il governo volesse, per l’Ilva non potrebbe fare niente, perché 13 anni di inchieste e processi hanno fatto il vuoto intorno alla fabbrica.






