2021-05-16
Letta piccona il governo per credersi leader
Il segretario dem ha un disperato bisogno di costruirsi un ruolo che non ha. E per crearsi un'immagine da duro attacca il leader leghista chiedendone l'uscita dall'esecutivo. La replica è uno sberleffo. Il voto delle amministrative potrebbe segnare la sua disfatta.«Letta e Salvini alzano i toni uno contro l'altro per coprire i rispettivi problemi interni, ma Letta ne ha di più, non a caso inizia sempre lui»: le parole di un big del Pd svelano alla Verità il motivo per il quale Enrico Letta non fa altro che destabilizzare il governo guidato da Mario Draghi con le continue provocazioni al leader della Lega. Letta ha un disperato bisogno di costruirsi il ruolo di leader, un ruolo che non ha: è stato scelto per guidare i dem dopo l'addio di Nicola Zingaretti solo e soltanto perché la totale assenza di qualsiasi genere di «truppa» a lui fedele all'interno del Pd, lo rendeva, in quel momento, il più innocuo tra i (pochissimi) papabili per la segretaria. Per costruirsi un'immagine da «duro», ha pensato di ricorrere alla vecchia strategia di attaccare chi è più forte di lui: in questo caso, Salvini. Non era mai accaduto, però, che questo tipo tecnica propagandistica arrivasse a mettere in discussione la tenuta dell'esecutivo guidato da Draghi. Fino a ieri, quando Letta ha messo esplicitamente in discussione il governo.Tutto inizia con un'intervista di Repubblica a Matteo Salvini: «Non sarà questa maggioranza», dice il leader della Lega, «a riformare giustizia e fisco. La ministra Cartabia può avere le idee chiare, ma se sei in parlamento con Pd e M5s, per i quali chiunque passa lì accanto è un presunto colpevole, è dura». E se Draghi si candidasse al Quirinale? «Avrà nella Lega un sostegno totale», sottolinea Salvini. Le parole del capo del Carroccio non dovrebbero sorprendere nessuno: la maggioranza che sostiene Draghi è talmente variegata che è capace di litigare su un'ora in più o in meno di coprifuoco, figuriamoci su temi come la riforma del fisco o della giustizia, sui quali centrodestra, sinistra e grillini hanno idee completamente diverse l'uno dall'altro. Fatto sta che Letta finge di sorprendersi e la spara più grossa del solito: «È evidente», attacca Letta all'assemblea di Articolo Uno, «la differenza tra il nostro campo e le parole di Salvini su Repubblica cui reagisco in modo molto netto e chiaro. Se quella è l'intenzione con cui egli sta al governo credo che le nostre strade debbano rapidamente divergere. Abbiamo un approccio completamente diverso. Se Salvini dice che non si fanno le riforme», aggiunge il segretario del Pd, «tragga le conseguenze ed esca da questo governo, che è fatto per fare le riforme». Pronta la replica via Twitter del leader leghista: «Letta e Grillo vogliono la Lega fuori dal governo per approvare ius soli, ddl Zan e patrimoniale? Poveri illusi, gli alleati più leali, di Draghi e dell'Italia, siamo e saremo noi».Alle parole di Letta si allineano comunque pochissimi esponenti del partito, come Francesco Boccia, al quale il segretario ha affidato (ahilui) le trattative con i presunti alleati per le amministrative, e Simona Malpezzi, capogruppo al Senato per grazia ricevuta (da Letta). Nessun commento dai ministri dem, né dai big del partito. Il motivo? Molto semplice: Letta, come dicevamo, la spara sempre più grossa perché i suoi problemi all'interno del Pd diventano più gravi giorno dopo giorno. «Letta», prosegue la nostra fonte piddina, «è stato capace di farsi mettere ko anche dal M5s ridotto a brandelli. Le amministrative saranno la sua disfatta e probabilmente porteranno alla sua sostituzione. A Milano, anche se vincesse Beppe Sala il Pd non potrebbe rivendicare il successo; a Roma», prosegue l'esponente di peso dei dem, «Letta ha mandato allo sbaraglio Zingaretti mentre Gualtieri non arriverà neanche al ballottaggio; a Bologna la favorita alle primarie del centrosinistra è la renziana Isabella Conti e a Napoli Letta è riuscito a mandare in frantumi l'unico accordo chiuso a livello locale con il M5s sull'ex ministro Gaetano Manfredi. In sostanza, il segretario ha perso le elezioni prima ancora che si svolgano. Non solo: non c'è accordo con il M5s neanche per candidare Letta alle suppletive per il posto da deputato lasciato libero da Pier Carlo Padoan…».Insomma, un disastro totale. Enrico Letta è un segretario-yogurt: ha la data di scadenza molto ravvicinata. I colonnelli del Pd gli faranno la festa (politicamente parlando) subito dopo le amministrative, che si svolgeranno, lo ricordiamo, tra il 15 settembre e il 15 ottobre. Le correnti interne si stanno già mobilitando in questa direzione. Del resto, Letta in questi due mesi esatti da segretario ha scontentato i colonnelli dem, ovvero coloro i quali lo hanno posizionato sulla sua attuale e traballante poltrona di leader del partito. Andrea Orlando, ministro del Lavoro, che con la sua sinistra interna ha la maggioranza in direzione, aveva indicato come suo successore alla vicesegretaria Giuseppe Provenzano, che però è stato affiancato da Irene Tinagli; Lorenzo Guerini (ministro della Difesa) e Luca Lotti, capi di Base riformista (la corrente dei nostalgici di Matteo Renzi) non possono permettere al loro nemico numero uno, ovvero Letta, di restare segretario fino alle prossime politiche, poiché verrebbero falcidiati nelle liste elettorali; tiene botta Dario Franceschini (ministro dei Beni culturali) governista per definizione. Per non parlare dell'alleanza con il M5s: Letta aveva puntato tutto sul tandem con Giuseppe Conte, il quale però è ancora lontanissimo dal diventare capo dei grillini ed è già rosolato abbondantemente da Luigino Di Maio, del quale tutto si può dire tranne che non sia in grado di controllare meglio di chiunque altro quel che resta dei pentastellati.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)