2022-08-22
Tra i capilista del Pd anche il tifoso dell’Urss
Marco Sarracino inneggia ai bolscevichi. Caos in Forza Italia per gli esclusi eccellenti.Troppo impegnati a spegnere la «fiamma» da non accorgersi dei nostalgici in casa Nazareno. Alla vigilia della presentazione delle liste elettorali (scadenza questa sera alle 20) è scoppiata un’altra grana per Enrico Letta. Tra gli under 35 che «occhi di tigre» aveva scelto, non ci sono solo i giovani candidati anti Israele Raffaele La Regina e Rachele Scarpa ma anche Marco Sarracino, segretario metropolitano del Partito democratico a Napoli e pure lui capolista under 35, che inneggia alla Rivoluzione bolscevica. Pronta la reazione della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, impegnata ogni giorno a parare gli attacchi sulle sue posizioni ideologiche, sulle sue parole da 0 a 40 anni, sul suo peso e sulle sue parentele. «Dopo i giovani candidati del Pd che negano il diritto all’esistenza e alla sicurezza di Israele, arriva anche chi inneggia all’Unione Sovietica», ha scritto su Facebook la Meloni riguardo il post di Sarracino, uno dei capilista under 35 scelti direttamente da Letta. Sarracino, candidato alla Camera nel collegio plurinominale Napoli 2, ha scritto: «Buon anniversario della Rivoluzione». Bolscevica, ovviamente. Con tanto di foto di Lenin e Armata rossa. La presidente di Fdi si chiede se Letta «rivendicherà anche questo nelle sue interviste alle tv estere, chissà quanto la comunità internazionale apprezzerà un partito che inneggia all’Unione Sovietica, un regime totalitario comunista che ha oppresso per mezzo secolo la libertà dei popoli europei, facendo milioni di morti, mentre, tra l’altro, i carri armati russi entrano in Ucraina con tanto di falce e martello a rivendicare proprio i confini dell’Urss». Naturalmente sui siti dei giornaloni si chiarisce che il post del piddino napoletano è del 2019, come dire, caduto in prescrizione o, meglio, roba scovata da archeologi del Web, mentre le dichiarazioni della Meloni su Mussolini, del 1996, sono sempiterne e scolpite nel marmo e non serve ricercarle. Dopo il ripescaggio di Enzo Amendola per sostituire La Regina e incassata la rinuncia della candidatura blindata del leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, a Pisa dove sarà candidato il costituzionalista Stefano Ceccanti, il Pd ora dovrà pensare a chi far subentrare a Sarracino e Scarpa (che su Instagram ha scritto: «Io sono con Cgil e Uil e con tutti i lavoratori del Paese. Patrimoniale subito»), ma nel frattempo la candidatura a Viterbo di Claudio Durigon con la Lega agita Andrea Casu, segretario dem Roma: «La Lega è pronta a candidare a Viterbo (forse perché a Latina sarebbe stato davvero troppo) Claudio Durigon, potente ras salviniano nel Lazio che appena un anno fa voleva intitolare il Parco di Latina ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce. Per Salvini evidentemente Mussolini è più importante di Falcone e Borsellino». Piccata la reazione del Carroccio che replica attraverso l’account ufficiale Lega-Salvini premier: «Pd contro Durigon: non gli perdona di aver picconato la legge Fornero. Visti i galantuomini di Letta a Roma, speriamo che non arrivino minacce di morte…». E se la Lega ha completato e ufficializzato le candidature, Fdi e Fi sfrutteranno fino all’ultimo minuto per trovare la quadra. Per Fdi Giorgia Meloni dovrebbe candidarsi nell’uninominale Camera a L’Aquila e guidare 5 circoscrizioni proporzionali da Nord a Sud. Confermate le presenze di Marcello Pera, Carlo Nordio, Giulio Tremonti (che correrà al Senato a Milano centro, scontrandosi con Carlo Cottarelli) e naturalmente di tutti i big. Per i centristi Vittorio Sgarbi sfiderà Pierferdinando Casini nel collegio uninominale del Senato di Bologna. Ma i maggiori maldipancia si registrano in Fi dove Silvio Berlusconi non riesce a decidere chi tagliare senza creare mugugni, come accaduto con la scelta di spostare la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, dal suo seggio storico in Veneto (lasciato ad Annamaria Bernini) alla Basilicata facendo saltare la candidatura del sottosegretario lucano Giuseppe Moles. Confermato il presidente della Lazio, Claudio Lotito, candidato al Senato in Molise mentre per la Camera correrà il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa. Tra i nomi eccellenti a rischio esclusione, due collaboratori storici di Berlusconi: Sestino Giacomoni e Deborah Bergamini. Sarebbe già fuori Gabriella Giammanco in Sicilia.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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