2020-07-15
L’esecutivo fa pace giusto il tempo necessario per spartirsi 365 nomine
Trattativa sulle partecipate, fra cui anche Consap e Consip. I grillini vorrebbero Emanuele Spoto in Trenitalia e Giuseppe Conte pensa a un'altra poltrona per Domenico Arcuri. Lanciatissimi i dalemiani. L'analisi del centro studi Comar.Non ci sono solo Agcom, Garante della privacy e le presidenze delle commissioni parlamentari da rinnovare. Al centro delle trattative nella maggioranza di centrosinistra del governo di Giuseppe Conte c'è un carico di 365 nomine ancora da ratificare, tra consigli di amministrazione, amministratori unici e collegi sindacali delle partecipate più piccole del ministero dell'Economia, di quello dei Trasporti, di Cassa depositi e prestiti e di Ferrovie dello Stato. Ieri mattina c'è stato un vertice di maggioranza e un incotro tra grillini, nel quale si è iniziato a discutere fattivamente delle poltrone delle controllate di via XX Settembre. È solo l'inizio delle trattative. Perché le decisioni finali arriveranno alla fine del mese. Probabile quindi che il governo metterà mano a questo capitolo delicatissimo ad agosto, quando l'Italia sarà in vacanza. Ci sono infatti da rinnovare i cda di società controllate dal Mef, come Consip, Consap, Equitalia giustizia, Istituto poligrafico Zecca dello Stato e Sogesid. Non solo. A queste si aggiungono i nuovi nomi per i collegi sindacali di Sogin, Invitalia, Sport e Salute o ancora l'amministratore unico di Ram, Rete autostrade mediterranee. In totale si parla appunto di una infornata di 365 nomi da individuare, tra 42 consigli d'amministrazione e 46 collegi sindacali, in totale 88 organi sociali per 62 società, come calcolato dal centro studi Comar. Tra queste ci sono poi almeno 30 società direttamente controllate da Ferrovie dello Stato, tra cui Trenitalia, Autostrade del Lazio, Anas international, Rfi, Logistica, persino il Tunnel del Brennero. Questo capitolo è tutto nelle «mani» di Gianfranco Battisti, amministratore delegato di Fs, e nelle conferma dei nomi proposti da parte del Mef, dopo il parere anche del ministero dei Trasporti. Molti board sono espressione dei governi di centrosinistra, Renzi e Gentiloni. Per questo motivo trovare la quadra per i 5 stelle - Luigi Di Maio e Stefano Buffagni seguono da mesi le trattative - è molto difficile. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, infatti, fedele alla linea di Massimo D'Alema e alla Fondazione Italiani Europei, è il principale regista dell tornata. Ma non riempire tutte le caselle, con il risultato di dover lasciare spazio ai grillini. Si punta dunque su molte riconferme. Ma c'è da tenere in considerazione anche la quota del premier Giuseppe Conte, che nel giro di un paio d'anni è diventato molto abile nel destreggiarsi quando si tratta di piazzare i propri uomini nei gangli della pubblica amministrazione. Non a caso nelle ultime settimane sono circolati soprattutto nomi vicini a D'Alema e allo stesso presidente del Consiglio per Consip e Consap. Sulla prima, dove ora comanda Cristiano Cannarsa, arrivato dopo le inchieste sul Giglio magico di Matteo Renzi e l'ex numero uno Luigi Marroni, è spuntato anche il nome del commissario Domenico Arcuri, al momento ancora amministratore delegato di Invitalia. Il nome di Arcuri è molto quotato a Palazzo Chigi, nonostante una gestione dell'emergenza sanitaria che gli ha riservato diverse critiche. C'è anche chi lo vorrebbe anche in Cassa depositi e prestiti il prossimo anno, quando scadrà Fabrizio Palermo. Il Mef comunque gradirebbe una riconferma di Cannarsa. L'altro nome forte di questa tornata è Andrea Peruzy, attuale numero uno di Acquirente unico, controllata dal Gse. Peruzy è un dalemiano di ferro, è stato per anni segretario generale della Fondazione Italiani Europei. Per lui si parla un posto in Consap, società gestita da Mise, Mef e Interno che ha in pancia miliardi di fondi di garanzia. Ma su Consap ha messo gli occhi anche Di Maio che vedrebbe bene l'attuale segretario generale del Mise, Salvatore Barca, nato e cresciuto a Volla, in provincia di Napoli, a pochi chilometri da Pomigliano d'Arco, il paese del ministro degli Esteri. Non sarà semplice, perché andrebbe a sostituire Mauro Masi, ex direttore generale della Rai. Masi è un fedelissimo di Gianni Letta, altro pezzo da novanta nelle trattative di questi giorni, e sta cercando una riconferma o un altro incarico, magari nell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Qui, infatti, cercano la riconferma il presidente Domenico Tudini e l'amministratore delegato Paolo Anelli, nominati nel lontano 2015 dal governo Renzi. I 5 stelle però vogliono ribaltare il tavolo, anche perché negli ultimi mesi sono stati presentati alcuni esposti in Procura a Roma contro gli attuali vertici. Particolarmente intricato è poi il capitolo ferrovie. In Trenitalia Orazio Iacono gode della fiducia dell'azienda anche per i buoni risultati, ma i 5 stelle tramite Angelo Tofalo, Carlo Sibilia e il piddino Carlo Losacco spingono per Emanuele Spoto, 32 anni, romano ora a capo di Telsy, azienda di Tim soggetta a golden power. In Rfi, il gestore della rete ferroviaria, si parla da giorni dell'arrivo di Ugo Dibennardo, ex Anas, al posto di Maurizio Gentile. Dibennardo era stato in predicato di diventare numero uno di Anas, poi invece l'ex ministro Danilo Toninelli scelse Massimo Simonini. Ora gode di un appoggio bipartisan, tanto che circola il suo nome anche come nuovo commissario di Aspi, Autostrade per l'Italia. Potrebbe essere la volta buona.