2019-04-23
L’equilibrista Zelensky si è preso l’Ucraina
Attore come Ronald Reagan, outsider come Donald Trump, comico come Beppe Grillo. Con il 73% dei consensi la star della tv leva Kiev a Petro Poroshenko. Una vittoria conquistata intercettando la rabbia contro la corruzione. E riuscendo ad affrancarsi da Mosca senza bruciare i ponti.La rivoluzione in Ucraina ha un nome e un cognome: quello di Volodymyr Zelensky. Con circa il 73% dei consensi, il candidato antisistema ha trionfato nel ballottaggio di domenica contro il rivale Petro Poroshenko. Una vittoria nettissima, ma non inattesa. Non solo Zelensky era infatti risultato vincitore al primo turno elettorale di marzo, ma - nel corso delle ultime settimane - tutti i sondaggi lo avevano dato in netto vantaggio sull'avversario.Attore come Ronald Reagan, antiestablishment come Donald Trump, comico come Beppe Grillo. Molte sono le analogie fioccate in queste ore per cercare di inquadrare meglio una figura politicamente sfuggevole e atipica come quella di Zelensky. Del resto, alla base della sua storica vittoria, sono riscontrabili svariate cause. Innanzitutto, ha potuto contare su una notorietà mediatica non indifferente. Nel 2015, Zelensky è diventato infatti la star dello show Il servitore del popolo: una serie televisiva in cui interpreta un insegnante delle superiori che vince le elezioni presidenziali ucraine, dopo un'invettiva contro la corruzione. È proprio su queste radici che Zelensky ha fondato il suo successo, trasformando di fatto uno spettacolo di satira in un programma elettorale.Dopo aver sciolto le riserve lo scorso dicembre, ufficializzando la propria candidatura alle presidenziali, ha avviato una campagna elettorale principalmente veicolata attraverso Youtube e altri social network. L'indubbia efficacia mediatica e l'abilità comunicativa lo hanno improvvisamente catapultato alla posizione di front runner, frustrando ben presto le speranze presidenziali dell'ex primo ministro Julija Tymošenko, considerata tra i papabili candidati alla successione del sempre più impopolare Petroshenko. Agile, fresco e accattivante, Zelensky ha comunque avuto i suoi problemi nell'avanzare proposte programmatiche lineari e coerenti: che fossero insomma capaci di andare al di là di slogan generici contro l'illegalità e la preoccupante situazione economica in Ucraina. Eppure, quella che agli occhi dei critici è sempre apparsa come una debolezza di natura populista, sotto altri aspetti si è rivelata la sua vera arma vincente.Questa strategia elettorale in grado di mescolare una comunicazione pop con idee politiche eterogenee (e fondamentalmente slegate dai vecchi schemi ideologici) ha consentito all'attore di attrarre un elevato numero di voti trasversali. Un fattore di notevole importanza, soprattutto se considerato alla luce della storia elettorale del Paese. Solitamente il voto ucraino ha presentato una conformazione di carattere territoriale: se le province occidentali hanno sempre favorito candidati europeisti e filoamericani, quelle orientali e meridionali si sono invece espresse a favore di figure maggiormente legate all'orbita russa. Una consuetudine interrottasi nel 2014, quando Petro Poroshenko - approfittando del generale astio verso l'annessione della Crimea da parte del Cremlino -riuscì a ottenere buoni risultati in numerose aree del Paese. Quest'anno, Zelensky ha trionfato grazie a una battaglia antisistema, che gli ha consentito di guadagnare una maggioranza impressionante. Il punto è adesso capire se sarà capace di tradurre le sue variegate promesse in provvedimenti concreti.In politica interna, il comico ha auspicato una riforma del sistema giudiziario per attirare investimenti e combattere la corruzione. Si è inoltre detto favorevole a un condono fiscale, oltre che a una flat tax al 5% per le imprese. Più in generale, sembrerebbe orientato su posizioni tendenzialmente libertarie in materia di cannabis medica, aborto e prostituzione. Tuttavia il principale punto problematico del suo programma riguarda la politica estera. È su questo fronte che si riscontrano difatti le maggiori ambiguità, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con Mosca. Nonostante negli ultimi giorni abbia preso ufficialmente le distanze da Vladimir Putin, su questo punto le idee di Zelensky non sono affatto chiare. In passato, ha affermato di sostenere l'entrata dell'Ucraina nell'Ue e nella Nato attraverso referendum popolari. Inoltre ha dichiarato di voler risolvere il problema della Crimea attraverso un accordo con il Cremlino. Tra l'altro, l'attore ha duramente criticato la blacklist recentemente stilata dal ministero della Cultura, volta a impedire l'accesso in Ucraina ad artisti considerati vicini alla Russia. Insomma, in termini programmatici non si ravvisa un'eccessiva chiarezza. Tanto più che - con ogni probabilità - alle urne avrà ottenuto l'appoggio delle quote elettorali filorusse che certo non hanno votato per rieleggere un nemico di Mosca come il presidente uscente. Anche in quest'ottica, molti critici hanno messo in discussione l'effettiva indipendenza dell'attore. Da chi lo considera una marionetta nelle mani dell'oligarca Igor Kolomoyskyi a chi un uomo forse troppo gradito al Cremlino. Come che sia, Mosca non sembra affatto dispiaciuta della sconfitta di Poroshenko. E, adesso, potrebbe azzardare un nuovo avvicinamento nei confronti dell'Ucraina. Già nel 2013, Putin offrì a Kiev di acquistare quindici miliardi di dollari di bond ucraini e di ridurre il prezzo del gas, purché il Paese rifiutasse di legarsi all'Unione europea. E oggi la situazione economica non troppo florida in cui versa Kiev potrebbe spingere Zelensky a cercare una sponda a Est: non solo l'Ucraina dipende fortemente dal Fondo monetario internazionale, ma anche il prezzo del gas ha subìto notevoli incrementi. Per quanto non automatica, una convergenza con Mosca è quindi adesso sicuramente più probabile. E, in termini geopolitici, una simile eventualità potrebbe avere interessanti ripercussioni nei rapporti tra il Cremlino e la Casa Bianca.