2021-09-18
L’Ema riabilita Az: «Richiamo sicuro»
L'ente non rileva particolari fattori di rischio di trombosi correlati al preparato anglosvedese. Tuttavia, dopo l'ostracismo dell'Ue, nessuno vuole farselo inoculare.Come volevasi dimostrare. L'Agenzia europea per i medicinali, l'Ema, ha concluso la sua analisi dei dati sul rischio di trombosi con sindrome da trombocitopenia sull'uso di una seconda dose di Vaxzevria, il vaccino di AstraZeneca. Il verdetto? «L'evidenza raccolta finora non ha consentito di identificare particolari fattori di rischio che rendono più probabile l'insorgenza di trombosi a seguito della vaccinazione», si legge nella nota dell'Ema. Che aggiunge: «Sebbene le segnalazioni spontanee, se messe in relazione all'esposizione, abbiano suggerito che il rischio possa essere maggiore nelle donne e negli adulti più giovani, e minore dopo la seconda dose rispetto alla prima dose, i limiti del modo in cui i dati vengono raccolti» hanno convinto gli esperti a stabilire che «nessuna di queste differenze possano essere confermate». Inoltre «non ci sono prove che il ritardo della seconda dose abbia alcuna influenza sul rischio di trombosi». Dunque resta valida «la raccomandazione dell'Ema di continuare a somministrare una seconda dose di Vaxzevria tra le 4 e le 12 settimane dopo la prima, in linea con le informazioni sul prodotto», conclude la nota.Cade quindi un'altra carta del castello costruito per lunghi mesi dalla Commissione europea alimentando il disastro sul fronte della comunicazione che ha avuto effetti pesanti anche sulla campagna vaccinale italiana. Tra continue giravolte di Aifa e ministero della Salute su classi di età e controindicazioni, oltre al gran pasticcio sul mix eterologo dei richiami. Con il risultato che i frigoriferi sono rimasti pieni di Az e molte fiale inutilizzate. A maggio la Commissione Ue guidata da Ursula Von der Leyen ha deciso di non rinnovare il contratto con AstraZeneca per il mancato rispetto da parte dell'azienda farmaceutica del calendario delle consegne. Il contratto con la casa anglosvedese, scaduto a giugno, prevedeva comunque la consegna di un certo numero di dosi anche nei prossimi mesi. La sentenza del Tribunale di primo grado di Bruxelles ha inoltre disposto la consegna di 80,2 milioni di dosi entro il 27 settembre. I vaccini arriveranno quindi a Pratica di Mare ma lì si fermeranno. Perché nessuno li vuole. Come ha scritto La Verità nei mesi scorsi, ci sono oltre due miliardi di ragioni dietro all'ultimo, grande, pasticcio su Astrazeneca e sui richiami «eterologhi». Per la precisione, 2.369,25 miliardi di euro per 121,5 milioni di dosi di vaccino prodotto da Pfizer-BioNtech a 19,50 euro a dose. Ovvero il 13,5% di quel nuovo contratto da 900 milioni di dosi firmato dalla Commissione Ue proprio a inizio maggio per avere garantite le forniture a partire da gennaio 2022. E la cifra può anche raddoppiare se acquisteremo anche la parte pro quota degli altri 900 milioni di dosi già opzionate dalla Commissione Ue da qui al 2023. La sensazione è che, non solo si sia alimentato il panico su un vaccino già «problematico» dal punto di vista della reputazione, ma che sia stata anche cavalcata l'onda emotiva di fatti di cronaca (ancora da accertare) facendo coincidere il mood con l'opportunità. Quale? Far passare l'idea che la vera panacea, il top dei vaccini su cui scommettere per uscire dalla pandemia, è lo Pfizer. Così ha deciso Bruxelles, con sommo gaudio di Angela Merkel, considerando che i brevetti sono della tedesca BioNtech, che ora si è anche dotata di una propria filiera produttiva parzialmente indipendente da quella Pfizer in Europa. E noi abbiamo puntato sullo stesso tavolo tutte le nostre fiches. Ovvero oltre due miliardi. Presto arriveranno sul mercato nuovi vaccini, persino più evoluti (come Novavax) ma il problema è che non avremo i soldi per comprarli perché li abbiamo già spesi. E gli stessi vaccini potrebbero trovarsi senza mercato, congelato dalla mossa pro-monopolista della Ue a trazione tedesca. Nel frattempo, il primo viceministro dell'industria e del commercio della Federazione Russa, Vasily Osmakov. ieri ha annunciato che la società farmaceutica russa R-Pharm ha iniziato la produzione per l'esportazione del vaccino contro il coronavirus di AstraZeneca.