2018-06-05
Lega e 5 Stelle alla conquista di Eni e Leonardo
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Sul tavolo del governo non c'è solo il comparto sicurezza, con la delega ai servizi segreti contesa tra Vito Crimi e Giancarlo Giorgetti. Tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini rimangono differenze di vedute sul piano industriale del colosso della difesa e sulle prossime strategie del cane a sei zampe.C'è una battaglia sotterranea tra Lega e Movimento 5 stelle che riguarda il comparto sicurezza, ma che ricade a pioggia anche sui rinnovi delle due più importanti aziende di Stato, Eni e Leonardo. Se al momento la delega sui servizi segreti resta in mano al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, stretto tra chi vorrebbe affidarla al senatore Vito Crimi e chi al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, da settimane i riflettori sono accesi sui destini di Claudio Descalzi e Alessandro Profumo. Prima dell'insediamento del governo, infatti, all'indomani del risultato elettorale, sia i grillini sia i leghisti hanno fatto il giro delle sette chiese, incontrando manager e mandarini del settore petrolifero e della difesa. Il crollo del sistema messo in piedi dall'ex premier Matteo Renzi è imminente. Bisognerà capire soltanto quando crolleranno i muri. Tra gli addetti ai lavori c'è chi sostiene che il mandato dei due amministratori delegati possa anche terminare a scadenza naturale. Ma sia su Profumo sia su Descalzi pendono indagini della magistratura - su Mps per il primo nei casi di Nigeria e Congo per il secondo - che potrebbero far sentire i loro effetti prima del 2019. In questo limbo sono ricominciati a muoversi in tanti. A San Donato c'è un uomo in particolare che punta a prendere il posto dell'«africano» De Scalzi. Si tratta di Claudio Granata, che ha in questo momento le deleghe sulla direzione dei rapporti istituzionali nazionali, un tempo affidati a Pasquale Salzano, quest'ultimo nato a Pomigliano D'Arco e tra i consiglieri del vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio. Granata punta a succedere a Descalzi, ma ha diversi ostacoli di fronte a sé. Caso vuole infatti che i pentastellati abbiano un altro nome in mano per la poltrona più importante di Eni, ovvero Francesco Starace, attuale numero di Enel, ben visto perché filo ambientarli e con una linea più green. Starace era un nome che piaceva anche ai renziani, soprattutto perché molto attento ai temi dell'innovazione nell'organizzazione aziendale. Per di più Giorgio Starace, il fratello, è persona che conta nella nostra diplomazia, dopo le esperienze negli Emirati Arabi Uniti e in Libia: ora si trova a Tokyo. Nel dietro le quinte si muove però anche Paolo Scaroni, l'ex amministratore delegato, accerchiato dalle inchieste, ma in buoni rapporti con la Lega di Matteo Salvini. Non a caso, se Giorgetti, da vero dominus delle nomine, ha già incontrato tutti i vertici delle nostra aziende di Stato, l'unico con cui ha parlato a quattrocchi Salvini nelle ultime settimane sarebbe Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, tra i più giovani manager in circolazione. In generale, il cane a sei zampe non è solo crocevia di interessi petroliferi, è importante anche dal punto di vista logistico per la sicurezza negli stati africani, come per esempio la Libia, da dove partono le navi che trasportano i migranti sulle coste italiane. È un gioco a incastri su cui il nuovo ministro degli Interni deve fare molta attenzione e dove le caselle devono combaciare, tra Viminale, Aise e appunto Eni. Sempre a San Donato non va dimenticato che va in scadenza appunto il responsabile sicurezza Alfio Rapisarda: qui in pole position è sempre Aldo Saltalamacchia, fratello di Emanuele, il generale dei Carabinieri coinvolto nell'inchiesta Consip insieme con l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti e a Tiziano Renzi, padre dell'ex segretario del Pd. Su Leonardo lo scontro tra Lega e Cinque Stelle potrebbe essere più pesante. I grillini mirano da tempo a sostituire Profumo alla guida della più importante azienda del nostro settore della difesa. Emanuela Trenta, neoministro 5 stelle, è ben inserita e conosce bene il settore armamenti: suo marito Claudio Passarelli, ora trasferito, lavorava con il segretario generale Carlo Magrassi. Ma c'è di più. Di Maio ha spesso ricordato da dove arriva, ovvero da Pomigliano, dove un tempo sorgeva la sede dell'Alenia. Il tema è delicato perché nel 2011 fu Giuseppe Orsi, ex amministratore delegato poi travolto dalle inchieste sulle commesse in India, sponsorizzato all'epoca da Lega e Forza Italia, a spostare la sede a Venegono Superiore, in provincia di Varese. Insomma, tra Lega e 5 stelle potrebbe esserci presto uno scontro su quali stabilimenti valorizzare e quale parte del Paese premiare. Il Nord o il Sud? Di certo Giorgetti, originario di Varese, potrebbe premiare i vecchi manager che per anni hanno gestito la vecchia Finmeccanica e soprattutto AgustaWestland, dove guarda caso lavora il fratello minore Francesco. Un ritorno di Orsi in piazza Montegrappa? L'ex numero uno è in attesa di avere le motivazioni della sentenza di appello del tribunale di Milano che lo ha assolto: la Procura potrebbe fare ricorso. Intanto in India hanno iniziato il processo contro di lui e non è detto che possa convenire rimetterlo in sella. Ma la nuova alleanza gialloblù potrebbe essere capace di tutto. Sempre che Salvini e Di Maio sappiano trovare una sintesi, nel caos di poteri e visioni industriali differenti.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)