
La Edeco passa alle vie legali: nonostante accuse e rivolte, non vuole mollare la redditizia struttura di Conetta. In ballo c'è un business da 40 milioni all'anno. Alla faccia dei 190 italiani del borgo, circondati da 570 stranieri.Non se ne vogliono andare. Del resto, come non capirli? Il centro di accoglienza di Conetta è un mostro che ha portato in provincia di Venezia morte, sangue, violenze, disagi, paura, scandali e orrore. Ma a loro, ai signori della coop Edeco, ha portato solo un fiume di soldi. Tanto per avere un'idea: nel 2011 fatturavano 114.940 euro. L'anno scorso hanno fatturato 40 milioni di euro. Circa 350 volte di più. Conoscete qualche azienda che negli ultimi anni è riuscita a far meglio? Ecco perché i signori della coop Edeco non se ne vogliono andare: perché il centro di accoglienza di Conetta produce una buona fetta di quei 40 milioni di euro. E dunque, per rimanere seduti su quella montagna di soldi, loro sono disposti a tutto. Ma proprio a tutto. Persino, pensate un po', a ricorrere alla giustizia. Dev'essere stata una decisione sofferta. Infatti i signori della coop Edeco negli ultimi tempi non hanno avuto un buon rapporto con la giustizia. Tutt'altro: infatti sono stati indagati per truffa e maltrattamenti (centro Maxim di Montagnana), per lavoro nero (centro di Bagnoli), per falso, turbativa d'asta e truffa aggravata (convenzione Sprar al comune di Due Carrare) e infine anche per associazione per delinquere, proprio per la gestione del centro di Conetta. Voi capite, dunque, lo sforzo che debbono aver fatto quei poveretti: con tutto quello che la giustizia sta facendo loro, debbono proprio appellarsi alla giustizia? E lo fanno pure con un doppio ricorso. Entrambi al Tar. Il primo contro le quattro cooperative che si sono candidate a sostituirli nella gestione di Conetta. E il secondo contro la prefettura che ha osato pensare che la sostituzione fosse possibile. In effetti, non è pazzesco? C'è una cooperativa che viene indagata per truffa, maltrattamenti, falso, lavoro neri, turbativa d'asta, truffa aggravata e associazione per delinquere: com'è che qualcuno pensa a sostituirla? Anziché darle una medaglia al valore? Il Premio Centro Profughi 2018? La Palma d'oro per l'Accoglienza dell'anno? Ma insomma? Come fanno a non capire che una coop così andrebbe lasciata lì, a gestire quel centro per sempre? Perché non le fanno un contratto a tempo indeterminato? Un'opzione a vita? Fra l'altro in una delle inchieste (quella per associazione a delinquere) risultano indagati anche due funzionari della prefettura: avrebbero fatto parte del sistema di ingiusto guadagno messo in piedi dalla coop. E allora, com'è che adesso la medesima prefettura si mette in testa di fare gare regolari? Rischiando così di escludere proprio quella coop? La Edeco? Quella cui si sarebbero fatti soltanto favori? Ma come? Siamo impazziti? Per altro la lunga gestione del centro da parte della coop ha dato ottimi frutti, come è noto a tutti. Infatti ci sono state rivolte, incidenti, una ragazza è morta, la responsabile è stata filmata mentre chiamava gli immigrati «macachi», e il numero degli ospiti è cresciuto a dismisura fino a raggiungere negli anni passati quota 1.600, in una struttura nata per accoglierne al massimo 430. Adesso ce ne sono 570, il minimo storico. Ma comunque troppi per quel posto e per la frazione di Conetta che conta, per altro, solo 190 abitanti. Ora voi vi chiederete: ma com'è che in una frazione di 190 abitanti si è arrivati a quota 1.600 immigrati? La risposta è semplice: altrimenti come si producevano 40 milioni di fatturato? La nuova gara della prefettura è stata indetta per 947 ospiti (comunque troppi). Valore: 10 milioni di euro, per 10 mesi di gestione. In pratica un milione al mese. La cooperativa Edeco, in teoria, avrebbe dovuto essere fuori già dal 31 dicembre 2017. Ma poi, si sa: indici la gara, apri il bando, fai la riverenza, fai la giravolta, falla un'altra volta… Siamo già arrivati a maggio. L'assegnazione non c'è ancora. E ora partono le carte bollate che, in ogni caso, potrebbero allungare ulteriormente i tempi. Il che significa che l'Edeco, nel frattempo, continua a gestire Conetta. E dunque a incassare 20.000 euro al giorno, per ogni giorno in più che resta lì. Una cifra che giustifica il superamento di ogni ritrosia nei confronti dei tribunali da parte dei signori della coop, nonostante le numerose indagini in cui sono coinvolti. Il tempo è denaro, in questi casi. Il Tar, di conseguenza, pure. A questo punto vi sarà venuta la curiosità di chi sono i due fortunati signori delle Coop, abbarbicati al centro di Conetta come l'edera a un ciliegio. Ebbene, sono due vecchie conoscenze: Simone Borile e Sara Felpati, marito e moglie. Lui, ex Forza Italia, poi passato a Ncd di Alfano, già consigliere comunale, poi consigliere provinciale, amico dei potenti e sempre a caccia di poltrone, nella sua carriera è transitato in svariati enti pubblici, fino a conquistare Padova Tre e diventare il ras dell'immondizia nella zona. Carica da cui non è uscito onorevolmente: è stato accusato, infatti, di aver usato i soldi dei contribuenti per finanziare un po' di tutto, compreso il suo chalet in montagna e la cooperativa della moglie, che anche grazie a quei finanziamenti è diventata leader nella gestione di profughi in provincia di Venezia e Padova. Avete capito bene? Proviamo a ricapitolare: secondo quanto ricostruito dalle inchieste in corso, questi signori avrebbero sottratto denaro ai contribuenti per finanziare una coop che ha fatto soldi con gli immigrati con metodi non proprio leciti (truffa, truffa aggravata, maltrattamenti, falso, lavori nero, associazione a delinquere, etc). Nel frattempo, per non farsi mancare nulla, ci è scappato il morto (anzi: la morta), tante violenze, rivolte a non finire e pure qualche «macaco» di troppo, oltre all'inevitabile disagio per i cittadini della zona. E i responsabili di questo meraviglioso spettacolo, adesso, che fanno? Si appellano alla giustizia. Proprio così: alla giustizia. Non è meraviglioso? Fosse almeno che, giustizia per giustizia, intervenisse pure quella divina…
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





