2020-06-22
Volano gli stracci, anzi le toghe
L'Anm: «Mistificatore». L'ex presidente Eugenio Albamonte annuncia querela. E spunta il caso dell'emendamento dettato dai consiglieri del Csm.Le dichiarazioni rilasciate ieri da Luca Palamara hanno scatenato un putiferio. L'Associazione nazionale magistrati, che sabato lo ha espulso senza accettare il contraddittorio, su Twitter ha scritto: «Quando dice che non ha avuto spazio per difendersi Palamara mente: è stato sentito dai probiviri e in tutta la procedura disciplinare non ha mai preso una posizione in merito agli incontri con consiglieri del Csm, parlamentari e imputati». Nella nota dell'Associazione si legge anche: «Un giudice dovrebbe essere in grado di leggere lo statuto di una associazione. Ancora di più quando ne è stato presidente. Il dottore Palamara non è stato sentito dal Comitato direttivo centrale semplicemente perché lo Statuto non lo prevede. […]. Cerca ora di ingannare l'opinione pubblica con una mistificazione dei fatti: la contestazione riguardava gli incontri notturni all'hotel Champagne e l'interferenza illecita nell'attività consiliare, fatti purtroppo veri, e per questo sanzionati».Si è arrabbiato anche l'ex presidente dell'Anm, Eugenio Albamonte, attuale segretario generale del cartello delle toghe progressiste di Area, tirato in ballo da Palamara in diverse interviste, compresa in quella alla Verità. Tanto da aver dato mandato al proprio legale per presentare querela nei confronti del collega sotto inchiesta. Lo ha annunciato il suo avvocato, Paolo Galdieri: «Palamara in una serie di interviste […] lo ha diffamato parlando di fatti mai avvenuti, in particolare, di non meglio precisate cene tra il mio assistito e l'onorevole Donatella Ferranti, già presidente della commissione Giustizia della Camera, nelle quali si sarebbe discusso della nomina del vicepresidente del Csm David Ermini e delle nomine di avvocati generali della Cassazione».Gli avvocati di Palamara, Roberto Rampioni, Mariano e Benedetto Buratti hanno controreplicato: «Non vediamo cosa ci sia di diffamatorio nelle dichiarazioni del nostro assistito. Sarà comunque un'occasione di chiarimento».Ieri Palamara ci aveva chiesto retoricamente: «Come è diventato Albamonte magistrato segretario del Csm? Come è avvenuto il suo rientro in ruolo alla Procura di Roma?». Bel tema. A denunciare le modalità di selezione dei magistrati segretari è stato un ex consigliere del Csm, Aniello Nappi, in un suo pamphlet del 2014, Quattro anni a Palazzo dei marescialli. Nella prefazione di Luciano Violante si legge: «Sono magistrati, in tutto 19, selezionati dalle stesse correnti dell'Anm in base al principio di appartenenza. […] È evidente, come denuncia Nappi, che questi magistrati sono indotti a confezionare pareri sulla base delle esigenze della corrente cui appartengono e che li ha designati in quella appetibile responsabilità. […] La stessa maggioranza (del Csm, ndr) respinse la proposta avanzata dallo stesso Nappi di selezionare per concorso e non per chiamata i magistrati addetti agli uffici del Csm. Oggi quei magistrati continuano a essere selezionati per appartenenza e in proporzione al consenso elettorale di ciascuna componente. Evidentemente quelle chiamate ad personam sono considerate un fattore essenziale per il mantenimento di piccole catene clientelari che rafforzano il consenso elettorale».Ma torniamo ai rapporti tra la politica e la magistratura. Come abbiamo scritto nelle scorse settimane, l'ex responsabile giustizia del Pd Ferranti ha scambiato con Palamara diversi messaggi perorando la causa di Ermini («è persona perbene conoscitore problemi giustizia, buon carattere») e di alcuni magistrati, come il giudice Eugenio Turco e l'avvocato generale della Cassazione Francesco Salzano. Ma non c'era solo il problema degli incarichi. La Ferranti e Palamara discutono anche di leggi da bloccare o da far passare.Il 9 novembre 2017 la Ferranti manda un messaggio con documento intitolato «emendamento pericoloso». Con questo commento: «Creano giudice speciale dentro la Corte di Cassazione. In rito speciale… sezione Anm Cassazione in allarme…». E lo sollecita: «Usogna slkertare viver o». Ma non è chiaro chi occorresse allertare. Per un emendamento valutato come pericoloso ce n'era un altro che, invece, doveva essere stato concepito proprio all'interno di Unicost, la corrente di Palamara.Di questo ha parlato ieri (intervistato dal quotidiano La Stampa) il segretario generale dell'Anm, Giuliano Caputo: «Era nota la sua aspirazione (di Palamara, ndr) a diventare procuratore aggiunto a Roma, resa possibile dall'abrogazione di una norma, avvenuta con dinamiche ancora da chiarire, rispetto alla quale l'Anm ha assunto da subito una posizione di ferma condanna».A dicembre 2017, infatti, Palamara viene coinvolto dal compagno di Csm Massimo Forciniti, consigliere togato in quota Unicost, nella promozione di un emendamento da inserire nella legge di stabilità e che riguardava il rientro in ruolo dei consiglieri del Csm. È previsto che il relatore sia un parlamentare di Alternativa popolare-Nuovo centrodestra (il movimento di Angelino Alfano), Paolo Tancredi, che lo sottoscriverà alla vigilia di Natale. «Fammi sapere la questione emendamento. Non sottovalutare se no ce lo prendiamo nel culo», avverte Forciniti. In un altro messaggio insiste, ritenendo il collega poco ricettivo: «Palama' stai lavorando per emendamento Tancredi? È 'na cosa seria, poi te la prendi nel culo pure tu». A questo punto Palamara gli consiglia di chiamare la Ferranti. Il testo prevedeva l'abolizione del divieto per i consiglieri del Csm, una volta terminato l'incarico, di poter ottenere subito la guida di un ufficio direttivo o semidirettivo. Senza queste modifiche normative, l'ex presidente espulso dall'Anm e i suoi colleghi sarebbero stati costretti a tornare nell'ufficio che occupavano prima di essere eletti a Palazzo dei Marescialli. Il divieto era inserito nella riforma del sistema elettorale del Csm approvata nel 2012 dal governo Berlusconi. Nel 2014, con il governo Renzi, lo stop all'assunzione di incarichi direttivi o semidirettivi era stato portato da due anni a un anno.Il 17 dicembre 2017 la norma è quasi pronta e Forciniti conferma a Palamara: «Il gruppo di Ap, dovrebbe essere relatore on. Tancredi, presenta alla Camera emendamento che riguarda il rientro in ruolo dei consiglieri del Csm. La cosa con evidenza ci sta a cuore, importante è il parere del governo, verosimilmente on. Ferrando... o forse anche qualcuno che si occupa di giustizia...». Occorre superare gli ultimi ostacoli, visto che il giorno prima Forciniti aveva appreso e comunicato in chat: «Governo e relatore contrari a nostro emendamento». E i consiglieri del Csm ci riescono. Il governo Gentiloni lo approva il 29 dicembre, senza dibattito, avendo posto la fiducia sull'intero testo della legge di stabilità. Però, qualcuno contesta a Tancredi di aver fatto un piacere ai 16 togati uscenti del Csm. Lui interpreta la parte di quello che cade dal pero: «Io non ne sapevo nulla, me l'hanno proposto alcuni giudici con la mediazione di qualche collega senatore, mi sono trovato d'accordo e ho sottoscritto anche questo emendamento, tra circa 150. Sinceramente ritenevo fosse inammissibile, perché è una norma ordinamentale che non ha nulla a che vedere con le spese dello Stato». Invece e stranamente è passato.
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo