2025-07-23
Le toghe manipolano la paternità
Con l’ok al congedo per la «madre intenzionale», la giustizia, anziché riconoscere la realtà, usa il suo potere per livellarla. Travisando il dettato della nostra Carta.La recente sentenza n. 115/2025 della Corte costituzionale costituisce l’ennesima manifestazione di un progressivo scollamento dell’ordinamento giuridico positivo dai principi supremi dell’ordine naturale, compromettendo strutturalmente l’architettura costituzionale repubblicana e sovvertendo, con un gesto eminentemente ideologico, la nozione stessa di paternità. Sostenere che una «madre intenzionale», priva di legame biologico e maschile, sia titolare del diritto al congedo obbligatorio di paternità, equivale a trasformare una realtà naturale, fondata sulla differenza sessuata e sulla procreazione, in un costrutto ideologico, fungibile e privo di ancoraggio ontologico. In ciò si consuma una frattura epistemologica profonda: il diritto positivo viene sciolto dalla realtà e, mediante un artificio volontaristico, assume una funzione creatrice che non gli compete, riducendo la genitorialità a un atto di volontà soggettiva, svincolato da ogni radicamento naturale. La pronuncia travisa radicalmente l’articolo 3 della Costituzione, piegandolo alla logica dell’egualitarismo formale assoluto, che non riconosce più la giustizia come adeguamento all’ordine delle cose, ma la interpreta come livellamento indiscriminato di situazioni ontologicamente diseguali. Trattare in maniera identica la madre biologica, la madre intenzionale e il padre naturale significa ignorare la struttura relazionale dell’essere umano e disconoscere il valore fondativo della differenza sessuata nella genesi della persona e nella responsabilità genitoriale. Il diritto alla paternità non può essere svincolato dalla realtà dell’essere padre: ciò che la Corte denomina «genitore intenzionale» è una figura giuridicamente artificiale, priva di corrispondenza antropologica, e la sua equiparazione alla paternità maschile costituisce un abuso ermeneutico e normativo.Sul piano costituzionale, la Corte contraddice il principio di legalità sostanziale e il rispetto della riserva di legge in materia di diritti fondamentali. Essa, infatti, non si limita a dichiarare l’illegittimità parziale di una disposizione legislativa, ma introduce surrettiziamente un nuovo soggetto titolare di diritti, operando una torsione interpretativa della legge ordinaria (d.lgs. n. 151/2001) che si traduce, di fatto, in un’attività di normazione primaria mascherata. L’effetto è quello di un’impropria sostituzione del legislatore da parte dell’organo di garanzia, il quale non si limita, come già accaduto, a custodire la Costituzione, ma la rilegge alla luce di un ethos postmoderno dominato dal primato della volontà soggettiva e della fluidità identitaria.Il richiamo a strumenti internazionali e sovranazionali non attenua, ma anzi aggrava, la disarticolazione dell’ordine giuridico interno, in quanto esso viene invocato non per garantire una tutela conforme al bene oggettivo del minore, ma per giustificare un’omologazione culturale ai modelli assiologici del post-costituzionalismo. In tal senso, l’affermazione secondo cui «l’orientamento sessuale non incide di per sé sulla idoneità all’assunzione di responsabilità genitoriale» disconosce radicalmente la struttura antropologica dell’essere umano, secondo cui la generazione della vita e la crescita armonica del minore presuppongono la presenza simbolica e reale della complementarietà sessuale, principio fondante del diritto naturale e della stessa architettura costituzionale italiana, che riconosce nella famiglia fondata sul matrimonio (art. 29 Cost.) il luogo naturale della procreazione e dell’educazione. Infine, l’identificazione della madre intenzionale come figura «equiparabile» alla paternità costituisce un cortocircuito semantico e filosofico, pericoloso per la coerenza sistematica dell’intero ordinamento. Equiparare una funzione paterna a una madre intenzionale, il cui unico titolo è la volontà di genitorialità, significa dissolvere ogni distinzione di ruoli, funzioni e riferimenti, consegnando l’infanzia all’arbitrio dell’adulto e riducendo il diritto al rango di strumento di legittimazione del desiderio. In questo scenario, il giudice delle leggi abdica al suo ruolo di garante dell’ordine costituzionale fondato sulla realtà della persona umana, divenendo complice di un progetto ideologico che, sotto il manto dell’inclusione, mina alla radice l’oggettività del diritto, la funzione ordinante della legge naturale e la stessa intelligibilità della differenza sessuata come fondamento del vivere civile. È la vittoria dell’ideologia sulla ragione, del costruttivismo sulla natura, del potere sulla verità.(Università Europea di Roma) (Ssml/Istituto di grado universitario «san Domenico» di Roma)
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.