2024-02-19
Le morti sul lavoro sono colpa dell’immigrazione selvaggia
Nella strage di Firenze uccisi anche due clandestini. Eppure si sorvola sul ruolo degli sbarchi, grazie ai quali fiumi di irregolari, deboli e ricattabili, diventano manodopera a basso costo per lavori sfiancanti e pericolosi.Ci è voluta la strage di Firenze per fare sì che l’Italia abbandonasse le scempiaggini sanremesi e le bagatelle da portineria politica e tornasse a interrogarsi su un tema serio: il lavoro. Dalle macerie del supermercato sono stati estratti i resti della classe operaia, i brandelli che ne restano. Un autotrasportatore, Luigi Coclite, e poi quelli che si sporcavano le mani e si spezzavano la schiena a costruire: Bouzekri Rachimi, 56 anni, marocchino; Mohamed Toukabri, 54 anni, tunisino; Mohamed El Ferhane, 24 anni, marocchino; Taoufik Haidar, 45 anni, marocchino. Vivevano in Lombardia, sono stati schiacciati in Toscana dopo il cedimento strutturale dei solai in costruzione. Adesso dunque ci si interroga sulle cause profonde del disastro, e tutti i politici si buttano sulla polemica come fiere su un animale zoppo. Alcuni, un po’ strumentalmente, danno la colpa a Matteo Salvini e alla riforma del codice degli appalti, come se prima dell’avvento del segretario leghista non ci fossero mai state morti sul lavoro, vabbè. Altri, appena più lucidi, se la prendono con il sistema dei subappalti a cascata. Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, parla di «una tragedia inaccettabile che si ripete dentro la logica del subappalto e degli appalti al massimo ribasso che deve essere contrastata». E su questo Landini ha persino ragione, per carità. Addirittura riesce a dire cose sensate - fatto del tutto inedito - pure Angelo Bonelli dei verdi. A suo dire la tragedia toscana «non può essere licenziata come una fatalità, come non lo sono gli oltre mille deceduti sul lavoro del 2023: una vera e propria strage compiuta sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici». Vero, di nuovo tutto vero. Centinaia di morti ogni anno sono una carneficina, e i più sbuffano quando sentono parlare di questi decessi. Insomma, sarà pur vero che bisogna limitare gli appalti a cascata, che bisogna stringere sui subappalti, che bisogna aumentare i controlli e il numero dei controllori. È intollerabile che qualcuno muoia perché in un cantiere operano aziende sempre più piccole con standard sempre peggiori. C’è però un punto nodale in tutta questa odiosa vicenda che viene sempre evitato, seppure entri in maniera surrettizia nelle cronache. Diciamola come va detta: se la proliferazione dei subappalti è possibile, è per via dell’immigrazione di massa. Citiamo, a tale proposito, quello che ha scritto su Avvenire (un quotidiano che da sempre spinge parecchio sulla necessità della accoglienza) Maurizio Ambrosini, stimato studioso di migrazioni: «Nel 2023, su 1.041 morti sul lavoro 204 erano immigrati stranieri, il 19,6% del totale. L’incidenza è stata di 65,3 morti ogni milione di occupati, contro 31,1 per gli italiani. Più del doppio dunque, e mancano informazioni su quante vittime di cittadinanza italiana fossero di origine straniera». E ancora: «Il fatto è che i lavoratori immigrati si concentrano proprio nei settori nei quali il rischio d’incidenti è più elevato: le costruzioni (150 vittime nel 2023), trasporti e magazzinaggio (109), attività manifatturiere (101). In Italia sono praticamente assenti dal lavoro pubblico e raramente accedono a lavori da colletti bianchi, meno esposti a rischi infortunistici». Sentite la conclusione: «Il rischio per gli immigrati cresce anche perché la loro debolezza legale ed economica li conduce ad accettare condizioni di lavoro più ingrate». Potremmo anche chiuderla qui, ma urge ricordare che, fra i morti di Firenze, due erano con tutta probabilità privi di documenti validi. Lo ricorda, di nuovo, Angelo Bonelli: «Due delle vittime della strage del cantiere Esselunga erano irregolari e senza permesso di soggiorno», grida l’esponente dei Verdi. Che aggiunge: «Non sono morti due irregolari, ma due persone che non si è voluto regolarizzare a causa di leggi criminali e ipocrite». La verità è leggermente diversa e meriterebbe d’essere indagata più a fondo. Il problema non sta nella mancanza di leggi che consentano di regolarizzare tutti, ma nella funzione stessa della migrazione di massa, che serve a introdurre forza lavoro a basso costo. Se non ci fossero costanti infornate di stranieri, non ci sarebbe manodopera disponibile (o ce ne sarebbe molta meno) a svolgere lavori sfiancanti a basso e bassissimo costo. Se non ci fossero i clandestini, le aziende che operano in subappalto non avrebbero personale da spedire a crepare sui ponteggi. Finché esisterà l’immigrazione di massa, ci saranno sottoproletari disposti a morire per lavorare. Anzi, il mortifero sistema migratorio esiste proprio a questo scopo: per creare un esercito industriale di riserva che si può pure mandare al macello, perché costa niente ed è ricattabile. Cambiamo pure tutti i codici che volete, facciamo leggi più severe, aumentiamo i controlli. Ma lo straniero irregolare lavorerà sempre irregolarmente. O si affama la bestia, o la bestia continuerà a uccidere.
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco