2019-05-18
Le favole ai bimbi? Le racconta la drag queen
Incredibile iniziativa voluta dal sindaco leghista di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco: addio nonni, le fiabe sull'identità sessuale saranno lette dai travestiti Vera Aloe e Carla Stracci. E la principessa sul pisello va a fare il calciatore.C'era una volta il nonno che raccontava le favole. Adesso è stato sostituito dalle drag queen. Ma certo, come abbiamo fatto a non pensarci prima? Il nonno che racconta le favole è roba da Medioevo, oscurantista e reazionario, un reperto del passato, superato come il grammofono e il telefono a manovella. Se un bimbo dovesse mai entrare in contatto con un soggetto simile (cioè il nonno) potrebbe rimanerne condizionato per tutta la vita. Volete mettere, invece, che sviluppo sereno se a raccontargli Cappuccetto Rosso è la versione provinciale di Platinette?L'idea è venuta al sindaco di Alessandria, città in cui sono nato e di cui perciò mi piacerebbe sempre parlare bene, se non fosse che essa si fa notare soltanto per i conti in rosso, i calciatori in grigio e l'educazione color arcobaleno. L'iniziativa del Comune, ovviamente, è patrocinata dal Gay pride. La drag queen Vera Aloe, che nella vita di tutti i giorni si chiama Pier e fa il commesso, indossati parrucca, tacchi, seno e trucco d'ordinanza, leggerà libri ai bambini, insieme alla sua collega, la drag queen Carla Stracci. E di che cosa si occupano questi libri? È ovvio: di identità sessuale. Abbiamo timore a immaginare le storie: Cappuccetta Rossa alle prese con il lupo trans? La Bella Addormentata che poi quando la bacia il principe diventa il Brutto Svegliato (senza nemmeno bisogno di passare per Casablanca)? Pollicino genderqueer e il Gatto con gli stivali pansexual? Hansel, Gretel e Luxuria di cioccolato? Il dubbio viene. E non è l'unico. Infatti: se per dare ai bambini i rudimenti sull'identità sessuale vengono chiamate due drag queen, quando si tratterà di insegnare loro i principi della corretta alimentazione, ad Alessandria, chi chiameranno? Bombolo? E quando dovranno istruirli sul rispetto dell'ambiente? Attila? E quando si tratterà di spiegare loro come si cura l'infanzia? Erode? Ora capiamo che i nonni siano diventati materia d'archivio, un po' imbarazzante, decisamente antiquati. Ma possibile che essi non vadano più bene nemmeno per leggere una favola?Niente da fare: bisogna essere moderni. Trucco, parrucca e avanti con le drag queen. Le quali, per la verità, hanno già anticipato il reale contenuto di una delle favole che racconteranno in Alessandria e che (ahimè) non si distanzia molto da quelle che ho appena provato a immaginare. Anzi, forse è anche peggio. La favola con cui delizieranno l'infanzia cittadina, infatti, narra di un bambino che vuole fare la principessa, anche se ha il pisellino. Proprio così: c'era una volta la principessa sul pisello. Ora è diventata la principessa con il pisello. Alla fine, però, la principessa con il pisello diventa un calciatore. E tutti vissero gender e contenti. Forse financo un po' bisex.A questo punto, voi capirete, che l'identità sessuale, per i bambini di Alessandria, sarà piuttosto confusa. Oso immaginare che ci sarà più nebbia nei loro piccoli cervelli che sul Tanaro nei giorni di novembre (e vi assicuro che sul Tanaro nei giorni di novembre non si vede una mazza). I pochi pargoletti che riusciranno a scampare all'operazione confusione in salsa Lgbt si aggireranno per la città cercando un anziano a prestito per farsi raccontare clandestinamente Cenerentola o Biancaneve, come si usava ai bei tempi andati. Ma con il rischio di essere scoperti e additati al pubblico ludibrio: Cenerentola? Sessista. Biancaneve? Di più. E poi basta con questo Medioevo: perché avete bisogno dei nonni? Non si permettano più di avvicinarsi a una favola, a meno che prima non si siano trasformati in drag queen….Immagino, ora, il vostro interrogativo: ma chi è il sindaco di Alessandria che ha avuto questa geniale idea? Eccovi accontentati: si chiama Gianfranco Cuttica di Revigliasco, nome assai nobile e importante. È un professore, appassionato di Indonesia e sculture di Bali, e va in giro con un codino di capelli bianchi. Immagino il vostro primo pensiero: ma è un militante della sinistra tutta panna&cirinnà? Un frequentatore del Muccassassina? Un sodale di Nichi Vendola? Un incrocio tra Laura Boldrini e Vladimir Luxuria? Macché: trattasi di un leghista. Un vero e proprio leghista. Ma sì: esponente del medesimo partito protagonista al convegno delle famiglie di Verona, quello che si batte per abolire la fesserie del genitore uno e genitore due, quello che a cominciare dal suo leader Matteo Salvini ha chiara l'importanza dell'identità sessuale, e per questo ha sempre difeso i bimbi dalle follie del gender. Possibile? Possibile che un sindaco leghista preferisca le drag queen ai nonni, solo per strizzare l'occhio al Gay Pride? Evidentemente sì, anche se a prima vista sembra soltanto una brutta favola: c'era una volta il Medioevo. E forse era meglio assai. (E scusate se l'ho raccontata io, che non sono nemmeno drag queen).
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