2019-12-26
Le banche si sono liberate di 177 miliardi di sofferenze. Solo 11 sono stati recuperati
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Il mercato italiano dei crediti deteriorati è in gran fermento. Come spiega uno studio del settore realizzato da Banca Ifis e aggiornato a metà 2019, nei bilanci delle banche italiane rimangono circa 164 miliardi di crediti non performanti, 177 miliardi sono stati ceduti ma solamente 11 miliardi sono stati recuperati al 2019. Ci sono quindi da gestire 330 miliardi di crediti deteriorati.Il record a Unicredit: in quattro anni dismessi 33 miliardi. Seguono Banca Mps e Banco Bpm. Lo speciale comprende due articoli e infografiche.Il mercato italiano dei crediti deteriorati è in gran fermento. Come spiega uno studio del settore realizzato da Banca Ifis e aggiornato a metà 2019, nei bilanci delle banche italiane rimangono circa 164 miliardi di crediti non performanti, 177 miliardi sono stati ceduti ma solamente 11 miliardi sono stati recuperati al 2019. Ci sono quindi da gestire 330 miliardi di crediti deteriorati.Se dunque il mercato nazionale è florido con 49 operatori specializzati e 984 agenzie di recupero crediti (in totale si tratta di un settore da 13.300 persone con un fatturato di circa due miliardi di euro), il problema del recupero dei crediti deteriorati non è ancora stato risolto. La crisi economica, pertanto, è stata messa sotto lo zerbino, ma il problema dei crediti che non vengono restituiti resta. «Le strutture di recupero», spiega Luciano Colombini, ad di Banca Ifis, «devono essere appropriate alla dimensione, complessità e caratteristiche delle attività delle banche con sistemi di monitoraggio continui ed efficienti. Gli investimenti in intelligenza artificiale e It saranno fondamentali e, per sostenerli, l'economia di scala costituirà un vantaggio competitivo».Per il 2019 si stimano 46 miliardi di euro di transazioni npl complessive, il 17% coperte da Gacs (garanzia statale sulle cartolarizzazioni), il 35% nel mercato secondario.L'Italia, nel confronto europeo, è tra i Paesi con la riduzione più significativa dell'esposizione a crediti deteriorati: -50,9% dal 2015 a oggi. Meglio di noi hanno fatto la Germania, che dal 2015 ha ceduto il 57,6% di npl e l'Irlanda che, nello stesso periodo di tempo, ha ridotto la sua esposizione del 72,7%. Il problema vero, però, è che nonostante gli sforzi fatti dalle banche italiane per cedere npl che ne appesantiscono i conti, il nostro Paese rimane ancora al di sopra della media europea. L'esposizione delle banche al primo trimestre 2019 era infatti dell'8%, rispetto a una media Ue del 3%. In parole povere, stiamo risalendo la china, ma la strada è lunga. Nel solo 2018 le banche italiane hanno venduto 18 miliardi di crediti deteriorati, mentre dal picco del 2015 gli istituti hanno pulito i bilanci cedendo 173 miliardi di euro di npl. Certo, va detto che il numero di crediti che passano da essere potenzialmente inadempienti (utp, in gergo tecnico) a non performanti (npl, quelli che non vengono restituiti) è alto. Tornando al settore, la previsione di Banca Ifis per il 2020 è di 43 miliardi di transazioni npl. Alla fine di quest'anno, grazie ad alcuni grosse transazioni, le operazioni di utp potrebbero raggiungere i 29 miliardi.Dal 2015 a oggi, spiega lo studio di Banca Ifis, circa il 66% delle transazioni Npl sono state originate da dieci istituti di credito. I primi cinque compratori per volumi sono in ordine: Quaestio, la stessa Banca Ifis, Fortress, LindorfIntrum-Carval Investors, Fonspa. Circa il 50% delle transazioni sono Npl secured.«Il 2020 sarà un anno ancora molto dinamico per il mercato delle cessioni dei crediti non performanti», spiega Francesco De Marco, responsabile del workout management IFIS NPL e direttore generale FBS (società del gruppo Banca Ifis), «ci aspettiamo nel 2020, come reso pubblico durante il nostro Npl Meeting di settembre, transazioni per circa 43 miliardi di euro con forte sviluppo del mercato secondario che dovrebbe coprire ben il 40% delle operazioni», dice. «I prezzi dovranno esser competitivi per continuare a soddisfare le esigenze dei soggetti che vogliono vendere ma soprattutto per rendere sostenibili le strategie aziendali di recupero. L'industria che si sta formando», continua l'esperto, «è composta da numerosi professionisti. I volumi che andranno ad alimentare questa industria saranno sicuramente importanti anche nei prossimi anni ma i processi di lavorazione del credito diventeranno sempre più strategici per poter mantenere gli obiettivi fissati dai piani in fase di acquisizione: efficienza, specializzazione e digitalizzazione delle parti operative saranno i fattori chiave da mettere a regime per migliorare sempre di più la macchina».INFOGRAFICA!function(e,i,n,s){var t="InfogramEmbeds",d=e.getElementsByTagName("script")[0];if(window[t]&&window[t].initialized)window[t].process&&window[t].process();else if(!e.getElementById(n)){var o=e.createElement("script");o.async=1,o.id=n,o.src="https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js",d.parentNode.insertBefore(o,d)}}(document,0,"infogram-async");<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/le-banche-si-sono-liberate-di-177-miliardi-di-sofferenze-solo-11-sono-stati-recuperati-2641916047.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-record-a-unicredit-in-quattro-anni-dismessi-33-miliardi" data-post-id="2641916047" data-published-at="1758062492" data-use-pagination="False"> Il record a Unicredit: in quattro anni dismessi 33 miliardi Negli ultimi anni il sistema bancario italiano è stato costretto a un cambio di passo. I finanziamenti ormai vengono ceduti con maggiore attenzione e molti dipendenti sono stati tagliati, il tutto nella speranza di aumentare la redditività e la solidità degli istituti italiani.Lo si capisce dalla moltitudine di transazioni che le banche italiane hanno messo in piedi per essere meno esposte al problema dei crediti deteriorati. Basta dare uno sguardo ai numeri presentati nel corso dell'Npl Meeting da Banca Ifis. Tra il 2015 e il 2019, le prime dieci banche che hanno venduto npl, hanno rappresentato il 66% del mercato italiano. La prima è sicuramente Unicredit. In quattro anni il gruppo guidato dall'ad Jean Pierre Mustier ha detto addio a 33,6 miliardi di crediti deteriorati. Così facendo l'istituto è sempre più vicino ai suoi obiettivi. «Il nostro ad ci ha chiesto di arrivare a una esposizione vicina ai 10 miliardi a fine anno», ha detto Jose Brena, Il capo della gestione patrimoniale non core di UniCredit. Per raggiungere il target «attuiamo quindi varie strategie di gestione degli Npe, come ad esempio i recuperi, le cessioni e le partnership».Anche Banca Mps ha fatto i compiti a casa. Abbiamo abbondantemente superato gli obiettivi del piano di ristrutturazione triennale" in termini di pulizia e recupero delle Non performing Exposures. «Nel 2019 siamo in linea, per quanto riguarda l'obiettivo cumulato siamo oltre», ha affermato Lucia Savarese, responsabile dell'esposizione ai crediti deteriorati di Banca Mps. In effetti il gruppo di Siena ha ceduto 31,2 miliardi di Npl dal 2015.In terza posizione, ma ben distaccata dalle prime due banche in classifica, troviamo Banco Bpm. L'istituto guidato dall'ad Giuseppe Castagna ha ceduto dal 2015 16,3 miliardi di Npl. Fuori dal podio c'è Intesa Sanpaolo, che intende ridurre la sua esposizione al di sotto il 5% entro il 2021: un obiettivo indicato dall'Eba che Ca' de Sass ritiene fattibile. Tra il 2015 e il 219 Intesa ha ceduto 13,8 miliardi di crediti deteriorati.Sempre all'interno del perimetro del gruppo Intesa Sanpaolo ci sono poi le due banche venete, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. I due gruppi hanno ceduto 9 miliardi di Npl dal 2015. Dalla sesta posizione in poi, il valore della cessioni scende. Bper, ad esempio, ha ceduto 4,2 miliardi di Npl dal 2015, lo stesso valore venduto dal Credito Valtellinese. Anche Cassa Centrale Banca ha detto addio a 3,8 miliardi di Npl dal 2015, valore leggermente più alto rispetto ai 3,7 miliardi di Iccrea Banca e ai 3 miliardi di CariCesena. Tutti i maggiori istituti italiani, insomma, stanno procedendo a pulire i propri bilanci. Il problema delle inadempienze, però, resta. Fino a quando il numero di crediti deteriorati si abbasserà e non salirà quello dei crediti recuperati, la situazione di difficoltà per il sistema bancario non potrà dirsi risolta.