2025-11-11
Paralizzato e cieco a causa di Pfizer. La sanità pubblica gli nega le cure
Dopo la terza dose, a Vladimiro Zarbo si bloccarono gambe e braccia. Poi smise di vedere. Ma il Ssn ancora non riconosce la patologia.I pazienti pediatrici che assumono antidepressivi o similari sono raddoppiati dal 2020. Lo psichiatra Perna: «In quella fase la socialità è centrale. Il lockdown gliel’ha tolta».Lo speciale contiene due articoli.Il nostro Sistema sanitario nazionale continua a non voler riconoscere, anche nei casi più conclamati, cure ad hoc per le malattie correlate al vaccino anti Covid che stanno colpendo soprattutto chi si è sottoposto a più dosi. Stiamo parlando di tutta una serie di patologie croniche che spesso hanno reso o stanno rendendo tanti di questi danneggiati invalidi. Nelle linee guida che regolano le prestazioni terapeutiche con il ticket, questo tipo di patologie «post vaccinali» non esistono, nonostante vi siano, nella letteratura scientifica internazionale, almeno «un migliaio di studi peer-review (cioè pubblicati dopo revisioni e approvazioni di più scienziati, ndr) che certificano una correlazione temporale, causale, o con-causale, tra le vaccinazioni anti Covid in ripetute dosi e la manifestazione clinica di patologie croniche su base infiammatoria, anche di tipo autoimmunitario», come spiega Ciro Isidoro, biologo e medico, professore ordinario di patologia e immunologia generale presso il dipartimento di scienze della salute dell’Università del Piemonte orientale. «Tra gli studi pubblicati, alcuni certificano la riattivazione di virus latenti che possono creare patologie che coinvolgono più organi», aggiunge Isidoro, informandoci dunque sulle prove scientifiche raccolte in questi cinque anni riguardo a quegli effetti nocivi per la salute a lungo termine dei cosiddetti vaccini anti Covid di nuova generazione di cui ci avvisò, nel 2020, il virologo premio Nobel per la medicina Luc Montagnier. Cassandra di questa tragedia collettiva che ha distrutto la vita a persone come Vladimiro Zarbo, cinquantatreenne di Palermo, che prima del vaccino faceva decine di chilometri al giorno di marcia per tenersi in forma e ora sta in sedia a rotelle. Nel gennaio 2022, a tre settimane dalla terza dose di Pfizer, a Vladimiro Zarbo nel giro di 24 ore prima si sono paralizzate le gambe, poi le braccia. Qualche ora dopo ha perso totalmente la vista, che ora ha in parte recuperato. Resta tuttora impossibilitato a camminare, tranne che qualche passo in casa per andare al bagno. «Fin dall’inizio, tre, quattro medici specialisti neurologi che mi hanno visitato», racconta Vladimiro, «negli ospedali dove sono stato ricoverato, sia al Cervello che al Villa Sofia di Palermo, mi hanno detto a voce che era stata colpa del vaccino contro il Covid, e la cosa mi aveva sorpreso perché io avevo fatto il vaccino perché pensavo, così, di essere tutelato. Ho subito capito che i medici non sapevano che cosa fare: andavano a tentoni prescrivendomi esami, ma nessuno indagava sulla causa più probabile di quello che mi stava capitando, e questo a detta loro». È stato così sottoposto a terapie che curavano solo i sintomi, senza tener conto della probabile causa. D’altra parte, nessuno di quei medici che davano la colpa al vaccino si è preso poi la briga di segnalare la sospetta correlazione alla farmacovigilanza dell’Aifa, e l’uomo per farlo ha dovuto rivolgersi a un’associazione. Fatto sta che ora, dopo tre anni di sofferenze, Zarbo ha avuto una diagnosi ufficiale: «Mielomeningoencefalopatia post vaccinale», certificata da parte di due neurologi ospedalieri, uno di Villa Sofia di Palermo e l’altro del Vesta di Milano. Ciononostante, i protocolli di cura del Servizio sanitario nazionale continuano a non voler riconoscere questa sua malattia «post vaccinale»: all’uomo infatti è stata rifiutata di recente, dal Cup di Palermo, una ricetta del suo medico di base che gli ha prescritto, su indicazione di uno specialista affinché non peggiori, una terapia di purificazione del sangue con la diagnosi di «intossicazione da farmaco». Il medico di base ha inteso, per intossicazione da farmaco, un’intossicazione dal vaccino anti Covid, ma questa per il nostro Sistema sanitario nazionale non esiste. Eppure si tratta dell’«intossicazione», genericamente parlando, che ha colpito in vari modi tante persone, provocata, «come è stato documentato scientificamente già dal 2021, dal fatto che l’Rna messaggero dei vaccini ha la capacità di entrare in circolo nell’organismo e dunque stimolare la produzione della proteina spike in tutti gli organi, non solo nel pressi del muscolo del braccio su cui veniva fatta la puntura come era stato raccontato». «Ciò ha provocato infiammazioni e disfunzioni al sistema immunitario», spiega ancora il professor Ciro Isidoro, alla luce di evidenze scientifiche che però le nostre autorità sanitarie continuano a ignorare. Così, a gente come Vladimiro Zarbo anche le cure prescritte dal medico di base per i danni generati dal vaccino vengono negate. Non rientrano, hanno scritto dal Cup, tra le prestazioni prenotandoli con quel tipo di diagnosi. «Volevo anche aggiungere che dopo aver recuperato in parte la vista mi è rimasto tuttavia un occhio totalmente strabico come conseguenza di quello che mi è successo tre anni fa, ed è da un anno che sono in attesa per l’intervento chirurgico, per via dei tempi delle liste d’attesa», racconta ancora Vladimiro, che si è fidato dello Stato.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/paralizzato-e-cieco-causa-pfizer-2674284793.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="boom-di-ragazzi-sotto-psicofarmaci" data-post-id="2674284793" data-published-at="1762872173" data-use-pagination="False"> Boom di ragazzi sotto psicofarmaci «Nella fascia 15‐-24 anni cresce la quota di consumo dei farmaci appartenenti all’Atc N‐-Sistema nervoso centrale, in particolar modo nelle femmine», segnala il rapporto OsMed 2024 sull’uso dei medicinali in Italia, realizzato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e presentato a Roma. Se in generale, nel corso del 2024, circa 4,6 milioni di bambini e adolescenti hanno ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica, pari al 50,9% della popolazione pediatrica italiana con una prevalenza leggermente superiore nei maschi rispetto alle femmine (51,9% contro 49,9%), è significativo l’aumento di antipsicotici, antidepressivi e farmaci per l’Adhd, il disturbo da deficit di attenzione con iperattività. Tra i farmaci maggiormente prescritti agli under 18, quelli per il sistema nervoso centrale occupano il quarto posto, con una prevalenza di 13,4 per 1.000 bambini e un consumo di 184,7 confezioni per 1.000 bambini, in aumento rispetto all’anno precedente (+4,1%). Un minorenne su 175 (0,57%) ne ha fatto uso nel 2024, otto anni fa la percentuale era dello 0,26%. Nella fascia 12-‐17 anni si registra un consumo di 129,1 confezioni per 1.000 e una prevalenza dell’1,17%.Il metilfenidato, utilizzato nel trattamento del disturbo da deficit di attenzione, sale al ventisettesimo posto tra i farmaci a maggior consumo nella popolazione pediatrica, risalendo di ben tre posizioni rispetto al ranking osservato nel 2023. Tra i farmaci più prescritti c’è anche la sertralina, con 9,8 confezioni per 1.000 bambini, un antidepressivo autorizzato per il trattamento del disturbo ossessivo‐-compulsivo nei bambini e adolescenti di età compresa tra 6 e 17 anni. Come per il 2023, anche nel 2024 il metilfenidato, psicostimolante che migliora la disattenzione e l’iperattività aumentando la concentrazione del piccolo paziente, e il risperidone (antipsicotico atipico) e l’aripiprazolo, che aiutano in casi di iperattività, aggressività, nei comportamenti poco sociali e per trattare l’irritabilità nei pazienti con autismo, si confermano i principi attivi con gli incrementi maggiori dei consumi rispetto all’anno precedente (rispettivamente +28,8%, +14,3% e +10,4%). Per metilfenidato e risperidone, principi attivi con una prevalenza d’uso pari a 1,3 per 1.000 bambini, «si segnalano livelli di utilizzo superiori nei maschi rispetto alle femmine», si legge nel rapporto. I giovanissimi stanno senza dubbio pagando anche gli effetti della gestione della pandemia, manifestando un disagio che può diventare disturbo mentale (la percentuale di pazienti pediatrici sotto psicofarmaci è raddoppiata dal 2020) . «Il lockdown ha colpito tanti bambini e giovani, sono stati privati della socialità in una fase in cui invece è centrale. Noi son sappiamo quali saranno nel futuro gli effetti sulla loro salute mentale, sappiamo che il disagio giovanile c’è, è un problema serio e va affrontato dalla collettività», dichiara il professor Giampaolo Perna, psichiatra, super esperto di disturbi d’ansia, direttore dell’area salute mentale del ramo Ets della Congregazione delle Suore ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù. «Arrivare a curare questi bambini e adolescenti vuol dire che non abbiamo fatto un buon lavoro di prevenzione», puntualizza l’esperto. «I giovani devono essere al centro dell’attenzione. Si prevede che nel 2050 il picco di pazienti con disturbi d’ansia - che includono panico, fobie - possa essere addirittura tra i 15 e i 19 anni. C’è un abbassamento dell’età di esordio, i dati ci dicono che sarà un problema importante del prossimo futuro». Conclude il professore: «Questi giovani vanno gestiti beni, con la psicoterapia tendenzialmente cognitiva comportamentale o con la terapia farmacologica, ma dopo una diagnosi corretta: non vanno dati farmaci a caso. La fase diagnostica è fondamentale. L’utilizzo delle benzodiazepine e degli antipsicotici nei giovanissimi deve essere fatto con grande attenzione».
(Ansa)
Il ministro dell'Interno e' intervenuto, insieme al capo della Polizia Vittorio Pisani, alla presentazione dell'edizione 2026 del calendario della Polizia di Stato alle Terme di Diocleziano a Roma.
(Ansa)
«Non si mette in discussione, non viene mai ascoltata. Questa supponenza ha portato la sinistra ai margini della vita politica, la totale assenza di umiltà, di mettersi in discussione, che non li fa ascoltare mai e li fa solo parlare tra loro in una stanza». Lo ha detto il premier Giorgia Meloni al comizio del centrodestra a Bari a sostegno del candidato alla presidenza della Puglia Luigi Lobuono, in vista delle Regionali.