2020-04-26
Le banche italiane nel mirino. E il Copasir convoca Deutsche Bank
L'allarme del vicepresidente Adolfo Urso: «Occhio all'istituto tedesco, è un malato che ha una forte presenza nel nostro Paese».«Nessuno mi può togliere dalla testa che la riforma del Mes, così come era stata preordinata lo scorso anno, era stata fatta per farci passare dal Salvastati al Salvabanche».A pochi giorni dalle prime audizioni al Copasir sulle misure messe in campo dal governo Conte per fronteggiare l'emergenza coronavirus, il vicepresidente Adolfo Urso mette in guardia la nostra sicurezza nazionale, sia in ambito economico che di intelligence. È una preoccupazione che riguarda soprattutto il nostro sistema bancario e assicurativo, due settori che entreranno presto in sofferenza data la montagna di aiuti economici che dovranno essere stanziati nei prossimi mesi. «Deutsche Bank è un malato con in pancia un'enorme quantità di derivati e ha una forte presenza in Italia. Ricordo che già il Salvastati greco fu fatto per salvare il sistema bancario francotedesco più che mai esposto in Grecia». (Proprio la banca tedesca come Unicredit e Mediobanca saranno ascoltate al Copasir). Allo stesso tempo «dobbiamo essere certi» che le principali banche italiane, «in questo momento finanzino il nostro sistema imprenditoriale e non quello di altri Paesi». Per questo motivo Urso guarda anche ai modelli stranieri - americano, francese e giapponese - di protezione degli asset strategici. Strumenti che potrebbero essere più incisivi del golden power, come il Cfius (Committee on foreign investments of the United States), il sistema americano di controllo degli investimenti diretti esteri. Sono solo alcuni passaggi della videoconferenza organizzata giovedì scorso dalla Vento & Associati, think tank che da ormai due mesi mette insieme professionisti dell'economia, della finanza e del settore sicurezza elaborando idee su come affrontare la crisi pandemica. Al tavolo virtuale dei relatori anche l'esperto di cybersecurity Stefano Mele, il professore Paolo Quercia, il direttore generale dell'Ice Roberto Luongo, l'ambasciatore Sergio Vento, e l'ex security Eni Umberto Saccone. D'altra parte, «l'Italia è già sotto minaccia dal 2008, una crisi economica che ha indebolito il nostro Paese», dice Urso, «abbiamo avuto più difficoltà di altri. Oggi un'aggressione esterna ci rende ancora più vulnerabili. Ricordo che la relazione dei servizi del febbraio 2018 ci informava di una colonizzazione predatoria già in atto da parte di soggetti stranieri che agivano nel nostro Paese a fini di dominio e di esproprio del nostro patrimonio scientifico, tecnologico e industriale». Proprio su questo Urso ha lavorato a palazzo San Macuto nell'ultimo anno, proponendo anche una riforma della intelligence economica, con l'estensione della golden power ad altri settori, come quello bancario o assicurativo. «Abbiamo avviato anche un'indagine conoscitiva sulle nostre telecomunicazioni e la tecnologia 5G terminata nel dicembre dello scorso anno. È un documento che intima al Parlamento e al governo di non affidarci alla tecnologia cinese». Del resto la crisi pandemica sta tagliando a tutti livelli la nostra società, in particolare quella economica, con i rischi di sostenibilità finanziaria non solo delle nostre aziende strategiche ma dello stesso stato italiano. C'è più di un fondato sospetto che banche, assicurazioni diventino presto oggetto di ingerenze estere. Urso ricorda che «in Europa gli investimenti esteri nel settore finanziario e creditizio sono in media del 22%, mentre in Italia sono del 42%. Perché sono il doppio? Perché l'Italia è un mercato del risparmio, ma anche perché tramite il sistema bancario si può venire facilmente a conoscenza della situazione finanziaria delle nostre imprese e aggredirle in ogni momento».Il senatore spiega i motivi della convocazione a palazzo San Macuto del ministro della Salute Roberto Speranza, dopo la scoperta di un piano del governo rimasto segreto su come affrontare la pandemia (« Se questo è vero perché non sono stati informati gli organi competenti?»). Affronta la richiesta di audizione del ministro per l'Innovazione Paola Pisano, che sta gestendo lo sviluppo della applicazione Immuni, che dovrebbe tracciare i cittadini dopo la fine del lockdown. A chi gli chiede se non sia meglio che a produrre la tecnologia di trattamento sia un'impresa di stato e non un privato (Bending Spoons), Urso ritiene che «i ministri possano ancora intervenire. Preferisco che questo tipo di app sia nelle mani di un'azienda come Leonardo. Non capisco come un fatto così strategico sfugga di mano, sia per quanto riguarda la proprietà sia, soprattutto, per quanto riguarda la tecnologia». Come c'è un tema di collocazione geopolitica per l'Italia. «Gli Stati Uniti sono un nostro alleato», spiega Urso, «la Cina può essere un partner. Bisogna dividere come nella vita gli amici dai conoscenti». Urso ammette di essere «balzato sulla sedia» leggendo l'articolo 75 del decreto Cura Italia, dove si parla di deroghe sugli appalti in ambito informatico. «Una norma assurda, poteva essere un cavallo di troia capace di mettere a rischio i nostri dati personali e la sicurezza nazionale. Abbiamo subito proposto una modifica che, per fortuna, il governo ha poi recepito in fase emendativa». E a questo si aggiunge che la app Immuni «presenta numerose vulnerabilità. Per questo abbiamo convocato il vicedirettore del Dis Roberto Baldoni e il ministro Pisano».
Jose Mourinho (Getty Images)