
Gli epidemiologi sollevano dubbi sull’insolito aumento di aggressività del virus che ieri ha ucciso il primo infetto in Messico. Le manipolazioni di ingegneria genetica hanno portato a una maggiore trasmissibilità e a un incremento delle specie a rischio.Le origini dell’influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1 (clade 2.3.4.4b) potrebbero essere le ricerche di «guadagno di funzione», per modificare il virus e studiarne la maggior aggressività, condotte negli Stati Uniti e dei Paesi Bassi. Quello che sarebbe capitato all’origine del Covid in un laboratorio di Wuhan avrebbe precedenti, dichiarano l’epidemiologo Peter Andrew McCullough e altri esperti, sollevando grossi interrogativi sulle «perdite da laboratorio» anche per l’aviaria, nel preprint appena pubblicato dal titolo Le possibili origini dell’epidemia di influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1 clade2.3.4.4b e diffusione tramite uccelli acquatici migratori.Alla fine del 2021, il ceppo eurasiatico del virus H5N1 (clade 2.3.4.4b) era stato rilevato in Asia, Africa, Europa e ha dato inizio a una serie di infezioni che sono proseguite quest’anno spostandosi dagli uccelli al pollame ad altri animali, terrestri e marini, selvatici e domestici, compresi i bovini da latte. Proprio ieri, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dato notizia di una morte per influenza aviaria, avvenuta in Messico.Il deceduto, 59 anni, con nessuna esposizione a polli o altri animali ma con una storia di malattia renale cronica, diabete di tipo 2 e ipertensione arteriosa sistemica di lunga durata, è morto nello stesso giorno in cui era stato ricoverato in ospedale. Risultava positivo all’influenza aviaria A a bassa patogenicità (H5N2), quindi a un sottotipo influenzale diverso dal ceppo H5N1 del virus dell’influenza aviaria che ha causato un’epidemia tra il bestiame negli Stati Uniti e ha infettato tre lavoratori delle aziende lattiero-casearie.L’Oms evidenzia che questo è il primo caso umano confermato in laboratorio di infezione da virus influenzale A (H5N2), valuta «basso il rischio attuale per la popolazione generale rappresentato da questo virus» e ricorda che non esistono vaccini specifici per prevenire l’infezione da virus dell’influenza A(H5) nell’uomo». Però Moderna e Pfizer sono già al lavoro. Nelle prossime ore qualche timore si intensificherà.La vera notizia, in ogni caso, è che l’attenzione andrebbe rivolta agli esperimenti in laboratorio che avrebbero prodotto il gain of function (Gof), il guadagno di funzione anche per il virus dell’influenza aviaria. Il risultato delle ricerche condotte, secondo gli studiosi, sono maggiore trasmissibilità che porta a una diffusione intercontinentale notevolmente più rapida; aumento della persistenza, causando epidemie insolite durante le stagioni estive; aumento della virulenza sia per gli uccelli domestici sia per quelli selvatici; aumento della gamma di ospiti, inclusa una varietà di specie di mammiferi.Una caratteristica particolarmente sorprendente del nuovo clade H5N1 2.3.4.4b è la rapidità con cui si è diffuso dagli uccelli in Europa agli uccelli del Nord America. «Mentre ci sono voluti nove anni perché le varianti precedenti si diffondessero dall’Europa agli Stati Uniti, questo clade è stato rilevato per la prima volta nei Paesi Bassi nell’ottobre 2020 e poi negli Stati Uniti alla fine del 2021», segnala il preprint.E lanciano la bomba: può essere che il virus non si sia evoluto, ma rappresenti «il risultato di altre ricerche sul guadagno di funzione in un laboratorio»? Spiegano che nei laboratori statunitensi del Southeast Poultry Research Laboratory’s (Seprl) di Athens, in Georgia, che si occupa di sicurezza alimentare e salute aviaria, dalla primavera del 2021 sono in corso esperimenti di guadagno di funzione del virus H5Nx su anatre domestiche.Modifiche genetiche, «che hanno portato alcuni virus mutanti a mostrare una maggiore patogenicità». Segnalano che il nuovo genotipo H5N1 del clade 2.3.4.4b (B1) era stato rilevato per la prima volta in Georgia nel gennaio 2022, con riassortimenti genici e che «ha provocato un’epidemia prolungata di uccelli selvatici in Florida e negli Stati del Midwest settentrionale, provocando una seconda grande epidemia di uccelli nel Michigan».Citano alcuni studi, dai quali emerge che le mutazioni hanno provocato una maggiore replicazione e virulenza e che «la sostituzione dell’amminoacido PB2-M631L è emersa come il principale contributore alla virulenza del virus». Ricordano che in un’intervista televisiva, l’ex direttore del Cdc, Robert Redfield, ha dichiarato: «In laboratorio, potrei rendere (l’H5N1, ndr) più infettivo per gli esseri umani in pochi mesi […] sono stati pubblicati i quattro amminoacidi che devo cambiare […] Questa è la vera minaccia alla biosicurezza, che questi laboratori universitari stiano facendo questi esperimenti biologici [...] L’influenza aviaria, penso, sarà la causa della grande pandemia, dal momento che stanno insegnando a questi virus come risultare più contagiosi per l’uomo».Altre mutazioni sono state registrate dopo esperimenti condotti nel 2022, e il genotipo B1.2 è stato trovato in un delfino tursiope in Florida «indicando nuovi improvvisi adattamenti a diverse specie animali. Il delfino presentava necrosi neuronale, infiammazione del cervello che trasportava la carica virale più alta».È possibile che queste mutazioni si siano verificate naturalmente, «tuttavia il salto dagli uccelli al delfino con genotipo B1.2, rilevato per la prima volta in Georgia, è motivo di grave preoccupazione», scrivono gli studiosi ipotizzando «una fuga da laboratorio del genotipo B1 del ceppo H5N1 clade 2.3.4.4b». Dopo numerose altre mutazioni del virus, lo stesso clade testato per la patogenicità «è stato rilevato per la prima volta nei bovini da latte del Texas».Ma c’è un precedente. Il primo rilevamento mondiale del clade H5N1 2.3.4.4b è nel 2020, nei Paesi Bassi. E Il virologo olandese Ron Fouchier, uno dei massimi esperti dell’H5N1 «nel 2012 assieme a colleghi aveva modificato l’H5N1 affinché diventi trasmissibile per via aerea», con alterazioni inoculate nei furetti presso l’Erasmus Medical Center di Rotterdam. Centro che in precedenza ha collaborato strettamente con il Seprl negli States per sviluppare vaccini contro i virus dell’influenza aviaria H9, e «i due i laboratori probabilmente condividono campioni di virus».Fouchier aveva pubblicato i suoi metodi di laboratorio per manipolare geneticamente l’H5N1 e renderlo trasmissibile tra i furetti, «fornendo così un progetto a laboratori che potrebbero non operare in condizioni di sicurezza e per finalità positive», segnalano gli autori del preprint, augurandosi «ulteriori indagini da parte di specialisti nei campi della virologia, biologia molecolare e aviaria».
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