2022-08-08
La Russa: «Non escludo bombe giudiziarie. Ce lo insegna la storia del voto»
Il senatore di Fdi: «L’attacco infame dell’Espresso contro di me dimostra che a sinistra sono davvero molto disperati. L’atlantismo? Sono loro ad averlo scoperto da poco...».Senatore Ignazio La Russa, Fratelli d’Italia: il premier ha detto che l’Agenda Draghi, in buona sostanza, è fatta semplicemente di «risposte pronte» e «credibilità interna e internazionale». Secondo lei?«Secondo me l’Agenda Draghi oggi non esiste. E infatti ognuno la vede a modo suo. Tant’è che anche nel centrodestra abbiamo i draghiani: Toti, Lupi, Brugnaro. Anche loro dichiarano che la loro candidata premier è Giorgia Meloni, anche perché Draghi non è candidato. Ed è il popolo, secondo noi, che finalmente deve scegliere».Quindi?«Più che un’Agenda, esiste al massimo un “metodo Draghi”, fatto di ragionevolezza, moderazione e buone relazioni, un metodo che noi non abbiamo mai contestato. Anzi, con le dovute differenze, mi viene da dire che Giorgia Meloni, da questo punto di vista, non è da meno».Addirittura?«Certo. Semmai potrei pensare che esista una sorta di Agenda Draghi sui temi internazionali, questo sì. Ma preferirei chiamarla più semplicemente “posizione italiana”: atlantista, pro Nato, vicina all’Ucraina di fronte all’invasione russa. Una posizione che condividiamo al cento per cento e che abbiamo approvato più volte dai banchi dell’opposizione, molto di più dei 5 stelle o degli ambienti della sinistra».Continua la narrazione in base alla quale un governo Meloni spaventerebbe la comunità internazionale. Quali saranno i rapporti con l’Europa? Che fine faranno i fondi del Pnrr?«Io questa paura all’estero proprio non la vedo. Leggo l’agenzia di stampa britannica Reuters di una settimana fa: “Le dichiarazioni di Meloni sul rispetto delle regole europee rassicurano i mercati e fanno crollare lo spread”. Stranamente, oggi nessuno parla la più dello spread».Dunque da dove nasce la paura del «pericolo fascista»?«Non c’è bisogno di varcare il confine e andare all’estero. È la sinistra italiana ad essere terrorizzata, perché ha capito che i cittadini potranno finalmente scegliere chi governa. Siccome sono spaventatissimi, perché non potranno più concedersi il lusso di governare senza passare dal voto, stanno attivando la loro rete di relazioni italiane ed estere: giornali, politologi, eccetera».Teme bombe giudiziarie da qui al giorno del voto?«Non ho alcuna paura, ma purtroppo non possiamo escludere questa eventualità guardando le campagne elettorali del passato, e le tempeste scatenate contro Berlusconi e Salvini. Ma ho, per deformazione professionale, fiducia nella magistratura». Il settimanale L’Espresso ha appena messo il suo volto in copertina. Il titolo è «Mazzetta nera», e si parla di presunte tangenti lombarde che coinvolgerebbero persone a lei vicine. Come risponde?«Risponderanno i magistrati, perché ciò che ho visto pubblicato porterà a un’azione giudiziaria da parte mia. Non saprei neanche cosa smentire, visto che nei miei confronti non vedo altro che una foto con la Meloni sopra un titolo infame, e una asserita parentela con un affine, che peraltro non è minimamente toccato dall’inchiesta. Se sperano di lanciare il sasso - la foto - e nascondere la mano - scrivendo: “non è indagato” - hanno fatto male i loro calcoli. Devono essere veramente disperati per arrivare a tanto».Il segretario del Pd Enrico Letta dice che gli accordi elettorali nel centrosinistra sono necessari per evitare «un parlamento a trazione delle destre». E ha aggiunto: «Noi non vogliamo questo. Noi vogliamo difendere la Costituzione repubblicana». Temono che un governo ostile cambi la Carta a colpi di maggioranza. «Magari fosse vero, significherebbe che abbiamo avuto più del 66% dei voti. Sarebbe un miracolo, purtroppo impossibile: noi, comunque, la Costituzione andremmo solo a migliorarla. Ma Letta mente sapendo di mentire, perché non avremo mai una maggioranza così larga. In ogni caso, col necessario concorso di tutti, proveremmo a cambiare alcune parti della Costituzione, per avere per esempio finalmente un’Italia presidenzialista».Elezione diretta del capo dello Stato? Una riforma da approvare già nel primo anno di governo?«Mi piacerebbe. Ma visti i numeri in parlamento, bisognerà sicuramente passare da un referendum confermativo. L’ultima parola spetterà ai cittadini».Fratelli d’Italia ha lanciato un messaggio agli alleati: attenzione alle promesse irrealizzabili. Vi riferite alle pensioni a mille euro e alla flat tax di Salvini?«È un avviso a tutti. Siccome Giorgia Meloni aspira ad avere dagli italiani la possibilità di essere incaricata presidente del consiglio, è la prima a non voler trovarsi invischiata in promesse non realizzabili. E credo che i nostri Fazzolari e Fitto, che stanno curando il programma di coalizione, siano guidati da questo principio. Pensioni da migliorare o un avvio di fat tax non sono però un’eresia».Però la vostra proposta del blocco navale per arginare l’immigrazione irregolare è effettivamente irrealizzabile. Almeno così lasciano filtrare da Bruxelles.«Non è vero. Si può fare, purché vi sia l’accordo dei Paesi interessati, cioè Tunisia e Libia. Tra l’altro sono cose che abbiamo già fatto con Gheddafi, durante il governo Berlusconi. Io ero ministro della Difesa, e ho fornito ai libici, con un soldato italiano che ne controllava l’utilizzo, le motovedette con il compito di riaccompagnare ai porti di partenza i migranti che uscivano dalle acque libiche. Cos’era quella, se non una forma di blocco navale?».Quindi, conoscendo il fascicolo, tornerebbe a fare il ministro della Difesa?«Non credo. Non ho avanzato pretese. Preferisco peccare di modestia, perché sto bene dove sto. Ma anche di immodestia, perché se c’è bisogno di me, sono sempre disponibile e credo di avere competenze necessarie per diversi ruoli».Ma la lista dei ministri non sarebbe meglio definirla prima del voto, come chiede Salvini?«La lista dei ministri prima del voto non l’abbiamo mai fatta in passato: perché mai dovremmo farla oggi? È un atto che restringerebbe i consensi, perché crea inutile conflittualità. Non possiamo mica metterci a discutere su questa o quella poltrona in campagna elettorale. Questi ragionamenti si fanno dopo le elezioni, anche in virtù del risultato ottenuto. Per carità, non facciamo come la sinistra, che si accapiglia su tutto».Alcuni alleati del Pd, come Bonelli e Fratoianni, sono molto meno atlantisti di voi…«Ma per me non è una novità. La destra è stata sempre filoccidentale, in tutte le sue accezioni. Fin dal quando nel 1949 il comitato centrale del Msi - c’era dentro mio padre - votava per l’ingresso nella Nato. Sui principi e sulla collocazione internamente non ci sono mai stati tentennamenti».E a sinistra?«Al contrario, la sinistra storicamente non è mai stata atlantista. La sua vicinanza all’occidente è di conio relativamente recente. Fino alla caduta del Muro di Berlino erano più a Oriente che a Occidente. Dopo Berlino, quanti sono quelli che hanno dovuto fare finta di essere atlantisti a sinistra, continuando però ad avere pregiudizi sull’America? E Fratoianni e soci, sono atlantisti?».Però, venendo all’oggi, sul tavolo ci sono i contatti ravvicinati tra la Lega e Putin. Come si conciliano con le vostre posizioni?«Ho qua una collezione di foto di Putin con Enrico Letta, Prodi e numerosi altri politici italiani. Detto questo, controllate pure: non ci sono posizioni ufficiali di Lega e Forza Italia su questo punto che non siano compatibili con le nostre. E se non le basta, su questo voglio parlare chiaro».Prego.«Così come abbiamo detto che non saremmo mai entrati in un governo con i 5 stelle e con il Pd, allo stesso modo, e con la stessa coerenza, oggi dichiariamo che non staremmo mai in un governo con chi non è collocato su posizioni occidentali e atlantiste. Chiaro? Garantisce Giorgia Meloni».Giulio Tremonti sarà candidato in Lombardia?«Decideranno lui e Giorgia. Ma io lo vedo bene in un bel duello nel maggioritario, magari nel collegio Milano centro, contro i “campioni” della sinistra».Come finirà la partita delle regionali in Sicilia, dopo le dimissioni del governatore Musumeci? E perché siete contrari alla candidatura di Stefania Prestigiacomo?« Mi chiedo piuttosto perché non sono tutti d’accordo su Musumeci, che è bravo ed è il presidente uscente, in testa in tutti i sondaggi. Sui nomi che proporranno in alternativa, Prestigiacomo o altri, ci esprimeremo nelle sedi giuste. E ovviamente sarà necessario il nostro accordo». Ci assicura che, con il centrodestra al governo, mai più green pass?«Non è questione di green pass sì o no. Non ci saranno più le restrizioni cervellotiche degli anni scorsi. Quelle che, anziché migliorare la situazione dei contagi, rispondevano perlopiù a logiche di natura politica e di raccolta del consenso, senza che il tragico conto dei decessi per Covid fosse alla fine meno grave di quello dei Paesi europei che hanno scelto metodi meno invasivi. Ma l’attenzione sull’epidemia non va comunque trascurata».
La sede della Corta penale internazionale dell’Aia (Ansa)