2025-07-25
Landini fa opposizione contro la legge che assicura più poteri ai lavoratori
Cgil e Uil si tirano fuori dalla commissione che controllerà l’attuazione della norma sulla partecipazione dei dipendenti alla gestione dell’impresa. Una scelta politica a vantaggio di sigle con scarsa rappresentanza.A maggio il Senato ha approvato in via definitiva la legge, frutto di una proposta di iniziativa popolare promossa dalla Cisl, che dà la possibilità ai lavoratori di partecipare attivamente alla vita delle imprese. Introduce il coinvolgimento dei dipendenti nella gestione aziendale, nella partecipazione agli utili e al capitale, nelle scelte strategiche relative all’organizzazione assicurando anche la possibilità di esprimere pareri e suggerimenti sulle questioni che li riguardano. Insomma, con alcuni limiti, le forme di partecipazione non sono obbligatorie ma discrezionali per le aziende, si tratta di un testo che imprime una svolta per certi versi epocale nel rapporto tra lavoratori e datore di lavoro. Quella stessa legge prevede la creazione di una commissione che monitori la corretta applicazione della norma. Una commissione nominata ieri dal Cnel che tiene dentro tutte le anime del mondo del lavoro. Oltre al rappresentante del ministero del Lavoro, la commissione è composta dal rappresentante del Cnel (Emmanuele Massagli), da 6 esperti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori (Gianluca Bianco, Fiovo Bitti, Valentina Margiotta, Nicoletta Merlo, Francesco Riva, Massimo Visconti) oltre a 6 sindacalisti in rappresentanza dei datori di lavoro e 3 esperti di diritto del lavoro e organizzazione aziendale. La ratio è semplice da leggere: il testo prevede alcune novità dirompenti nel rapporto tra lavoratore e azienda e non essendo previsto alcun obbligo per i datori di lavoro il compito della commissione sarà quello di monitorare gli accordi che verranno sottoscritti. Sei critico, come nel caso del Pd, perché ritieni che la legge sia stata annacquata rispetto alle intenzioni originarie? A maggior ragione dovresti rivendicare la possibilità di partecipare alla commissione che ne monitora l’applicazione. E invece no. Cgil e Uil hanno deciso di tirarsi fuori. «Oggi il Cnel ha approvato la composizione della commissione per la partecipazione dei lavoratori», sottolinea Massimo Brancato, capo delegazione presso il Cnel, «e la Cgil ha deciso di non farne parte esprimendo voto contrario. Per la Cgil la legge voluta dal governo non realizza l’articolo 46 della Costituzione, ma rappresenta, al contrario, il suo rovesciamento, perché ne subordina i principi e la lettera alle decisioni prese unilateralmente dalle aziende al di fuori di ogni criterio di rappresentatività e sottomette a previsioni di carattere statutario la contrattazione collettiva. In questo modo, saranno solo le aziende ad avere potere decisionale sugli ambiti della partecipazione e sui suoi effetti anche di natura salariale».Sfugge forse al sindacato di Landini che prima di questa norma non era prevista alcuna forma di partecipazione dei lavoratori e che l’aver istituito una commissione che vigila sull’applicazione della norma dovrebbe essere una garanzia per gli stessi lavoratori, rafforzando e non indebolendo la contrattazione. Tirarsene fuori è una decisione prettamente politica. Che va contro il governo e contro la Cisl che ha fatto della norma una sua ragion d’essere. «Molto positivo», spiega la segretaria cislina Daniela Fumarol, che il Cnel abbia individuato i componenti della nuova Commissione per la partecipazione dei lavoratori, come previsto dalla legge 76, nata dall’iniziativa legislativa popolare promossa dalla Cisl. Buon lavoro a tutti i componenti, tra cui due nostri rappresentanti: Gianluca Bianco e Nicoletta Merlo». Quindi la stoccata alla Cgil senza però citarla: «Come Cisl», continua, «non ci tiriamo indietro di fronte alla responsabilità che questa legge ci affida: crediamo con convinzione che nell’epoca della quarta rivoluzione industriale solo il coraggio della partecipazione e la forza della contrattazione possano offrire soluzioni ai nodi del nostro mercato del lavoro e del nostro sistema produttivo».E d’altronde la scelta di Landini e Bombardieri sorprende fino a un certo punto. Se si parte dal referendum contro il Jobs Act (in questo caso il ruolo della Uil è stato marginale) e si arriva fino alla mancata firma del rinnovo del contratto del pubblico impiego o alla posizione assunta sui tavoli di trattativa con il governo o con aziende come Poste Italiane, è palese che Cgil e Uil abbiano preso delle posizioni politiche a prescindere dagli interessi dei lavoratori. Scelte che spesso portano le due sigle a isolarsi e a ritirarsi sull’Aventino. Un modo per dimostrare alla base elettorale che non si indietreggia e che si sta sposando la linea dura e pura. E se questa linea blocca il rinnovo di contratti che assicurerebbero aumenti da 150 euro lori nelle buste paga dei lavoratori poco importa. Con degli effetti spesso paradossali. Non entrando nella commissione sulla legge per la partecipazione, Landini e Bombardieri hanno lasciato spazio alle sigle minori, quelle che loro stessi criticano perché conterebbero troppo rispetto al numero di lavoratori che rappresentano. Complimenti.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)