2018-09-28
Landini, Colla o Sorrentino Lotta per la nuova Cgil ma la base è con i gialloblù
La corsa per la segreteria entra nella fase finale, i vecchi schemi non reggono più. L'ex capo della Fiom, appoggiato dalla Susanna Camusso, può far cadere il tabù sul governo.La partita sta entrando nella fase finale in queste ore, ma si svolge tutta sottotraccia. Ci sono tre candidati in campo ma fino a oggi non ci sono stati confronti televisivi, duelli (e non ce ne saranno domani). I tre protagonisti della sfida presto diventeranno due. Eppure, la Cgil, il più forte sindacato italiano, si avvicina al suo congresso. A Bari, a gennaio, si decide l'erede di Susanna Camusso. Sarà allora che uno tra Maurizio Landini, Vincenzo Colla e Serena Sorrentino salirà sullo scranno più alto di Corso Italia per diventare nuovo segretario confederale. Tuttavia, in oltre cento anni di storia, mai come in questo congresso i giochi sono aperti fino all'ultimo: nulla è scritto, il filo della cooptazione che portò nella stanza della bottoni gli ultimi tre segretari (Cofferati, Epifani e Camusso) si è spezzato. La nascita del governo gialloblù ha fatto impazzire le bussole della collocazione sindacale, stravolto le vecchie categorie. La crisi del Pd ha fatto il resto, minando la leggendaria «cinghia di trasmissione». Tutto lascia intendere che il ballottaggio sarà tra una posizione più tradizionale (quella di Colla) e una più innovativa (Landini) soprattutto rispetto al governo. Cosa ha prodotto questo terremoto? Intanto in casa Cgil l'elezione diretta non esiste. In queste ore finiscono i congressi di base che votano a stragrande maggioranza un documento unitario: solo una piccola parte di iscritti ha scelto il documento di minoranza della sinistra radicale (che guarda a Potere al popolo e non solo). I delegati di maggioranza determineranno la nuova leadership, ma senza votare in modo diretto. Prima tappa importante: entro ottobre Susanna Camusso (che non si può ricandidare) deve decidere se fare una sua proposta di successione. Da anni la segretaria puntava su un salto generazionale e aveva messo gli occhi su una dirigente giovanissima, all'epoca ancora trentenne. Serena Sorrentino era il successore perfetto per mettersi alle spalle destra e sinistra sindacale, le vecchie categorie del Novecento. Ma quando il passaggio del testimone sembra a un passo, inizia il fuoco di sbarramento delle categorie più «conservatrici», a partire da una pesantissima (la più forte per numero di tessere): i pensionati dello Spi. Nelle consultazioni informali questi grandi elettori dicono che la Sorrentino è «troppo giovane» (oggi ha quarant'anni), troppo poco ortodossa e troppo poco organica al Pd. Allo Spi si aggiungono categorie come i chimici (storicamente più «a destra») e gli edili. Da questa opposizione prende corpo una candidatura «di fronda»: quella di Colla. Uomo di apparato, serio e taciturno, emiliano, ex operaio, per una lunga stagione vicino a Renzi (oggi ai suoi eredi), Colla guadagna posizioni con una proposta rassicurante: fare il braccio sindacale del partito, conservare la collocazione all'opposizione del governo: Colla è l'uomo di industria 4.0 (di concerto con Calenda), si pone come garante di un ritorno all'ordine dopo le eterodossie della Camusso (tra cui il nulla osta all'impegno della Cgil contro il referendum di Renzi). Ma il pezzo di sindacato più a contatto con il cambiamento entra in fibrillazione. È un segreto di Pulcinella - a Corso Italia - che un pezzo della Cgil è ibridato nella nuova stagione politica. I metalmeccanici da cui proviene Landini, oggi guidati con piglio da Francesca Re David hanno tra i loro iscritti un 20% che da anni vota stabilmente Lega. I quadri intermedi della Fiom guardano con interesse al M5s, sopratutto dopo il decreto dignità. La Funzione pubblica, poi, è una categoria dove il voto grillino ha sfondato il cuore della resistenza al renzismo. Così il nucleo di consenso raccolto dalla Sorrentino - se dovesse fare un passo indietro - convergerebbe su Landini. Mentre la faccia di Colla è nota solo agli addetti ai lavori, quella di Landini è familiare al grande pubblico televisivo. Landini ha stabilito un feeling con Di Maio sull'Ilva: copre la sinistra, ma è l'unico che può riposizionare un sindacato che in alcune categorie vive il paradosso di essere per la prima volta nella sua storia l'unico «filogovernativo» dei tre grandi confederali. Chi l'avrebbe mai detto? La Cisl bentivoglina spara sul governo delle destre, Landini ci si siede al tavolo. Lasciata la Fiom, Landini ha assunto un profilo più istituzionale. Così l'outsider di un anno fa rischia di diventare il prediletto della segretaria uscente. A ottobre iniziano i congressi di categoria, seguono le Camere del lavoro, i congressi Regionali fino al congresso di Bari dal 22 al 25 gennaio. I sostenitori di Colla sostengono che la Camusso non dovrebbe dare nessuna indicazione, lasciando libero il direttivo della Cgil (l'equivalente del vecchio comitato centrale, di oltre 100 persone) di scegliere il nuovo segretario, mentre Landini si vuole giocare la partita nel prossimo mese. E a chi che lo accusa di voler «spostare la Cgil» risponde con la sua massima preferita: «L'unico luogo dove può stare un sindacato è dalla parte dei lavoratori». Colla ribatte a distanza: «Abbiamo avuto sempre autonomia dai governi, dobbiamo mantenerla anche oggi». La partita è interessante proprio perché è aperta.