2025-06-19
Aumenti da 170 euro per la sanità. Altra sberla ai «no» politici di Landini
Maurizio Landini (Imagoeconomica)
Firmato il contratto di 580.000 statali. Paolo Zangrillo: «La Cgil usa il tavolo per fare politica».Formalmente è stato decisivo il via libera del Nursing Up. Dopo il clamoroso voltafaccia di pochi mesi fa, infatti, il sindacato autonomo degli infermieri ha firmato il rinnovo del contratto dei lavoratori della Sanità (paramedici, tecnici e personale non dirigente) per il triennio 2022-2024. Che vuol dire, aumenti vicini al 7% all’anno: in soldoni 172 euro lordi in più in busta paga per 13 mensilità che per gli infermieri del pronto soccorso diventano circa 520 euro. Vuol dire anche aprire la strada a tutta una serie di istituti accessori, come i buoni pasto in smart working e le nuove tutele, tra cui il patrocinio legale gratuito e il supporto psicologico per il personale sanitario. E ancora, spalancare le porte al successivo rinnovo, quello 2025-2027, per il quale il governo ha già stanziato le risorse. Nella sostanza si tratta della vittoria dell’esecutivo e della Cisl, che in questi mesi hanno continuato a spingere per un’intesa, e di un altro schiaffo alla politica dei «no» ad oltranza di Cgil e Uil, dopo la sonante sconfitta referendaria. Da mesi, e il tavolo con l’Aran di ieri non ha fatto certo eccezione, i sindacati di Landini e Bombardieri non si sono mossi di un millimetro. Pretendevano aumenti in busta paga del 17% per recuperare tutta l’inflazione del periodo. E poco importa che si trattasse di richieste oggettivamente irrealistiche: il governo avrebbe dovuto sborsare 30 miliardi e passa, quanto una robusta finanziaria. Così le trattative e di conseguenze i salari dei dipendenti statali della sanità sono rimaste bloccate per mesi. Almeno fino a ieri quando c’è stata la svolta. «Il rinnovo del contratto della Sanità», spiega alla Verità il ministro della Pa Paolo Zangrillo, «riconosce e sottolinea l’impegno straordinario di questo governo verso i dipendenti pubblici. Un traguardo raggiunto ascoltando le richieste dei lavoratori italiani e nonostante l’opposizione di Cgil e Uil che hanno usato il tavolo negoziale per fare politica non spostandosi mai dalla posizione della contrarietà con la quale avevano iniziato le trattative». Non è un mistero per nessuno, il ministro l’ha detto più volte, che stesse diventando sempre più concreta la possibilità di applicare questi aumenti per lege (ma in questo modo si sarebbero persi tutti gli istituti accessori), così come non non è mai stata nascosta la possibilità che queste risorse (complessivamente più di 20 miliardi per tutti i rinnovi) fossero dirottate su altri obiettivi, come per esempio il taglio delle tasse per il ceto medio. Poi per fortuna è arrivata la fumata bianca. «La Cisl accoglie con grande soddisfazione la firma», ha evidenziato il segretario della generale della Cisl Daniela Fumarola, «si conclude così un percorso negoziale lungo e impegnativo, durato 16 mesi, durante i quali la nostra organizzazione ha partecipato con spirito costruttivo e propositivo, sempre orientata alla ricerca di soluzioni normative ed economiche coerenti con le legittime aspettative dei circa 600.000 lavoratori e lavoratrici del settore». Firmato un contratto, però, adesso tocca arrivare a dama anche sulle altre intese degli statali che sono rimaste bloccate per l’opposizione dei soliti noti, Cgil e Uil. In stallo restano due partite: i dipendenti della scuola e quelli degli egli enti locali (Regioni, Comuni ecc). Parliamo di circa 1 milione e 700.000 lavoratori (più di 1 milione 200.000 dipendenti solo per il comparto dell’istruzione). Anche in questo caso bisognerà continuare la negoziazione e puntare sulla volontà dei sindacati autonomi di sostituirsi a Cgil e Uil che sono inamovibili. «Il prossimo obiettivo», continua il ministro, «è quello di firmare il contratto dei dipendenti degli enti locali. Per favorire un’intesa abbiamo rotto il tetto sulla parte accessoria dando la possibilità ai Comuni virtuosi di alzare l’asticella degli aumenti. Cercheremo di coinvolgere il più possibile anche l’Anci (l’associazione dei Comuni) che può avere un ruolo decisivo nell’accordo». E gli sconfitti? «L’obiettivo che ci eravamo posti non lo abbiamo raggiunto, ammettendo con chiarezza la nostra insoddisfazione per l’esito della vertenza, non possiamo non sottolineare gli elementi positivi e fondamentali della campagna...». Sono stralci del documento approvato dall’assemblea generale della Cgil delle scorse ore. Il riferimento è all’esito dei referendum dello scorso 8 e 9 giugno. Dal quale Landini deve ancora riprendersi. Quando lo farà, probabilmente si renderà conto di aver perso un altro pezzo della battaglia sul rinnovo dei contratti pubblici. Il dramma è che tutto questo non farà cambiare di una virgola le sue posizioni.