2023-03-01
L’allarme migranti si sposta a Est. Porte aperte da Turchia e Balcani
Crollano i controlli dopo il sisma. Ankara verso la guida della missione Nato in Kosovo.Che i flussi migratori rappresentino una delle principali fonti di destabilizzazione geopolitica, non è una novità. E, sotto questo aspetto, l’Italia deve fare seriamente attenzione a quanto sta accadendo nei Balcani. A lanciare l’allarme in tal senso è stato il Dis, che ieri ha presentato la sua relazione annuale. Il documento indica innanzitutto allarmanti attività migratorie dalla Turchia. «Sulla rotta del Mediterraneo orientale, seconda opzione migratoria via mare per consistenza dei flussi dopo la rotta del Mediterraneo centrale, le partenze avvengono principalmente dalla Turchia – crocevia anche per i transiti verso l’Europa lungo la rotta balcanica e, insieme alla Libia, uno dei più grandi bacini di migranti e rifugiati – nonché, nell’ultimo anno, dal Libano», recita il documento. «Sulla rotta marittima del Mediterraneo orientale, in cui è confermato il trend in aumento del flusso verso le coste di Calabria, Puglia e Sicilia, vengono utilizzati vari tipi di imbarcazioni, prevalentemente barche a vela e da diporto, che alimentano i cosiddetti “sbarchi occulti”», si legge ancora. Secondo il documento «il fenomeno migratorio trova una sponda importante nell’attivismo di organizzazioni criminali dedite al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, principalmente curde e pakistane, con basi di supporto logistico nei principali Paesi di origine e transito dei migranti». «Sulla rotta balcanica terrestre, caratterizzata da un elevato numero dei rintracci di migranti irregolari, specie sul confine italo-sloveno, transitano, oltre a pakistani, bangladesi, afghani, indiani e nepalesi, anche soggetti di origine nordafricana», prosegue la relazione. Si tratta di una situazione preoccupante. L’Italia ha una naturale proiezione verso i Balcani, mentre su quest’area sta crescendo l’influenza economico-politica di Turchia e Russia. Ebbene, Turchia e Russia intrattengono delle relazioni tutt’altro che fredde. A partire dal 2016, Ankara e Mosca si sono notevolmente avvicinate in vari settori (dalla Difesa all’energia) e hanno trovato meccanismi di cooperazione anche laddove i loro interessi risultano divergenti (pensiamo alla Siria). Inoltre, al momento Russia e Turchia si sono de facto spartite l’influenza sulla Libia: se la longa manus della prima si è espansa a Est del Paese nordafricano, quella della seconda ha fatto altrettanto a Ovest. Questo vuol dire che, tra Libia e Balcani, Mosca e Ankara vantano oggi un’influenza considerevole su ampie parti del Mediterraneo.Ora, l’aspetto più allarmante è che entrambi questi Paesi utilizzano i flussi migratori come strumento di pressione politica. Mosca lo fece nell’autunno 2021 contro la frontiera polacca. E, visto il suo rafforzamento nel Sahel a scapito di Parigi, potrebbe presto farlo anche nei confronti delle coste dell’Europa meridionale. Dall’altra parte, è senz’altro vero che a causa del violentissimo terremoto del 6 febbraio le autorità turche hanno ora maggiore difficoltà a controllare i flussi. Tuttavia va anche ricordato che Ankara strinse un patto con Bruxelles nel marzo 2016, ottenendo sei miliardi di euro per impedire che i flussi raggiungessero l’Ue. Tuttavia nel novembre 2019 Tayyip Erdogan minacciò di «aprire i cancelli» per mettere sotto pressione la stessa Ue: minaccia a cui diede seguito nel febbraio 2020. Va quindi da sé come questa serie di fattori rappresenti un problema per l’Italia. Soprattutto in vista di una crescente competizione politica ed economica con Ankara nel Mediterraneo. Quella stessa Ankara che presto dovrebbe ulteriormente aumentare la propria influenza sui Balcani: secondo quanto risulta alla Verità, la forza di peacekeeping della Nato in Kosovo passerà infatti a breve sotto comando turco. È per far fronte a questo quadro complessivo che il governo Meloni ha sin da subito concentrato la propria attenzione su Nord Africa e Balcani occidentali. Non a caso, a novembre, i ministri della Difesa e degli Esteri, Guido Crosetto e Antonio Tajani, si sono recati in Serbia e Kosovo per affrontare il tema della stabilizzazione dell’area.