2019-01-25
L’accusa: «Sapeva dei bambini». Lui: «Rivendico i porti bloccati»
Il leghista Matteo Salvini: «Ci riprovano ma io ho zero paura». E sui social piovono consensi. «Ci riprovano». I giudici. Ma anche l'opposizione, la sinistra e le lobby dell'accoglienza a tutti i costi.Matteo Salvini, camicia bianca e cravatta scura, ha appena ricevuto il plico dal Tribunale di Catania quando con il suo telefono cellulare avvia la diretta Facebook per spiegare ai suoi contatti perché il Tribunale dei ministri ha chiesto al Senato l'autorizzazione a procedere per il caso Diciotti. L'accusa: sequestro aggravato di persona. «È vero», dice, «non è uno scherzo. Non siamo su Scherzi a parte o su Lercio. Io sono wanted». Ricercato. E aggiunge: «Rischio da tre a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia». Il tono è ironico. Ma le parole sono ferme e decise. Cita la Costituzione. Parla di difesa della patria, «sacro dovere del cittadino».«Io faccio il ministro e applico la legge», dice Salvini. Rivolgendosi «al fior fior di intellettualoni», il leader del Carroccio ricorda che «la Costituzione richiede la difesa dei confini, delle regole, del vivere civile, della democrazia. Ma per qualcuno no». Per qualcuno «un ministro che blocca gli sbarchi e che vuole far rispettare le regole», dice fuori dai denti, «deve finire in galera». Per un attimo, però, perde il sorriso. E dedica qualche parola ai suoi detrattori, a chi lo insulta e lo calunnia: «Trovano dei coglioni» che scrivono sul muro «non sparare a salve, spara a Salvini». E mentre legge, il ministro mostra la foto del murales. E se nel post che accompagna il video scrive di avere «paura zero» e annuncia che continuerà a lavorare per difendere i confini del Paese e la sicurezza degli Italiani, nel video rende ancora più esplicito il concetto: «Mi dichiaro colpevole di aver bloccato lo sbarco». Non solo: fa sapere che rimarrà sulla posizione e che, quindi, è pronto all'ergastolo.Anche perché, stando all'accusa, bisognerebbe calcolare anche le aggravanti: aver commesso il reato rivestendo il ruolo di pubblico ufficiale, con abuso dei poteri per le funzioni esercitate, nonché per aver commesso il reato anche in danno di soggetti minori di età. La Procura di Catania aveva chiesto l'archiviazione ritenendo che fosse prerogativa politica la linea dura, ma il presidente del Tribunale Nicola La Mantia e giudici Sandra Levanti e Paolo Corda, a sorpresa, hanno inviato gli atti al Senato. E si tratta degli stessi atti di qualche mese fa. Salvini legge le accuse: «Avrei abusato dei miei poteri e privato della libertà personale 177 migranti giunti nel porto di Catania». Il ministro, insomma, avrebbe violato norme nazionali e convenzioni internazionali non consentendo, senza giustificato motivo, di esitare la richiesta di un porto sicuro, bloccando così la procedura di sbarco dei migranti. «Sì, sì, sì», ripete, «lo rivendico, lo ammetto. Se questa è una colpa e se questo è un reato mi dichiaro colpevole. Qui barche, barchini e barconi non attraccano. Giudici, preparatevi a compilare altri atti. Ho bloccato e ribloccherò la procedura di sbarco». Anche alla tempistica Salvini dedica qualche secondo: «I giudici si sono riuniti il 7 dicembre e la comunicazione è arrivata il 24 gennaio. Rapidi. In un'azienda privata qualcuno avrebbe dovuto dare delle risposte». Tempi della giustizia a parte, il ministro precisa più volte: «Rispetto il lavoro dei giudici, ma ora la parola passa al Senato». Lì, spiega Salvini, ci saranno i parlamentari che dovranno dire «sì o no, colpevole o innocente, libero o a processo». Palla al Senato, che è così composto: la Lega può contare su 58 senatori, Forza Italia su 61, Fratelli d'Italia 18, il Movimento 5 stelle 107, il Pd 52, i movimenti per le autonomie ne hanno otto, e il gruppo misto conta 14 senatori. In caso di verdetto positivo, comincerebbe il processo con rito ordinario, come un comune cittadino. Prima, però, il passaggio in giunta per l'Immunità, che dovrà votare sull'ammissibilità del procedimento, presieduta da Maurizio Gasparri, ma nella quale siedono alcuni ex 5 stelle dissidenti, in primis l'espulso Gregorio De Falco. Lo scherzetto, con lo zampino Pd, potrebbe verificarsi. Il ministro conclude: «Chiedo al popolo italiano se ritenga che debba continuare a fare il ministro oppure se dobbiamo demandare a questo o a quel Tribunale le politiche sull'immigrazione». Sui social la risposta è chiara: #salvininonmollare è trend topic su Twitter in Italia.
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