2021-05-13
La verità sul report: «Chi incolpa la Cina tenta il depistaggio»
L'autore del rapporto censurato sui ritardi dell'Italia: «Non si può fingere che le chat di Ranieri Guerra e di Silvio Brusaferro non esistano».Arriva oggi in libreria Il pesce piccolo (Feltrinelli), «una storia di virus e segreti» firmata da Francesco Zambon. Il suo nome è ormai piuttosto noto ai lettori della Verità, e non soltanto a loro. Stiamo parlando del preparatissimo ricercatore dell'Oms che ha coordinato il famoso report sulla risposta italiana al Covid, e che ha dovuto dimettersi a marzo dopo che il suo lavoro è stato censurato. In questi giorni, casualmente poco prima che il volume arrivi fisicamente nei negozi, alcuni degli attori principali della censura ai danni di Zambon - in particolare Ranieri Guerra - hanno preso a fare dichiarazioni ai giornali. Sembra quasi che si tratti di una strategia per oscurare il messaggio, importantissimo, del coraggioso studioso italiano. Stando alla «versione di Guerra» riportata da alcuni quotidiani sembrerebbe che il suo famoso report sia stato ritirato a causa di qualche interferenza cinese... «Il tempismo di queste uscite è veramente incredibile. Vorrei far presente che nel mio libro c'è un capitolo intitolato Non fu la Cina. Quello della Cina è esclusivamente un pretesto per spostare l'attenzione, è un tentativo di depistaggio». Ricostruiamo. Fu lei a ritirare il rapporto, inizialmente, per correggere proprio un box sulla Cina. «Sì, mi era stato chiesto di fare una correzione sulla cronologia politicizzata dello sviluppo della pandemia in Cina». Le fu chiesto dal governo cinese? «No. Fu l'ufficio Oms di Pechino a chiamarmi per chiedermi di correggere quel box. Ma quella correzione non è affatto il motivo per cui il rapporto è scomparso». Ovvero?«Le cose da “sistemare" erano altre. Io ritirai il rapporto per fare correzioni sulla Cina che mi avrebbero richiesto un paio d'ore. Ma dopo 24 minuti ricevetti una mail dall'Oms in cui mi si diceva che non avevo più il potere di rimetterlo online. Mi dissero che il potere di ripubblicarlo lo aveva il mio superiore Hans Kluge e mi dissero che a parte la cronologia cinese c'erano “un paio di altre cose da sistemare". All'epoca non sapevo quali». Poi lo abbiamo scoperto leggendo le email di Ranieri Guerra e Silvio Brusaferro: il suo rapporto era scomodo per il governo italiano. Ma restiamo sulla Cina. Che cosa le chiesero esattamente? «L'ufficio dell'Oms di Pechino era molto allarmato. La cronologia dello sviluppo della pandemia che avevamo fatto su fonti Oms spostava la data della trasmissione del virus da uomo a uomo in un momento antecedente a quello che poi è stato ufficialmente comunicato. Attualmente la trasmissione uomo a uomo viene datata 21 gennaio 2020 mentre noi dicevamo che poteva esserci già da prima» Fu una richiesta politica. «Sì, ma non è corretto dire che è la Cina che abbia chiesto la correzione. È stata l'Oms in Cina. Il governo di Pechino non poteva aver visto la pubblicazione». Però queste «azioni politiche» dell'Oms inquietano. «Beh, potremmo anche citare il caso di Taiwan. Aveva suggerito che la trasmissione uomo-uomo fosse datata 31 dicembre 2019. Ma l'Oms non ne ha tenuto conto». Perché?«Taiwan non fa parte dell'Oms. E qui bisognerebbe aprire una parentesi sui rapporti fra Cina e Taiwan...». Ma perché l'Oms avrebbe dovuto tenere conto della segnalazione di Taiwan?«A oggi Taiwan ha avuto 12 morti per Covid su 24 milioni di abitanti. La mortalità di Taiwan è 4.000 volte inferiore alla nostra. Bisognerebbe andare a studiare che cosa hanno fatto. Taiwan non è membro dell'Oms, ma ha avuto una risposta eccellente, perché ha imparato dalla Sars del 2003. Ha da subito attuato politiche molto aggressive ma non ha mai fatto lockdown. In ogni caso, l'Oms deve salvaguardare tutti i cittadini del mondo, non solo quelli dei Paesi che ne fanno parte. Se viene notificata una possibile trasmissione uomo o uomo deve tenerne conto anche se la segnalazione viene dalla Luna». Torniamo ai problemi politici dell'Oms. «L'Oms non è un organo indipendente. Lo dice anche il rapporto dell'Independent Panel appena uscito. Quel rapporto prende molti spunti dal caso italiano, dice che i senior officers dell'Oms devono essere depoliticizzati e la selezione deve avvenire più per merito». Viene da pensare: hanno avuto paura di irritare l'Italia, figuriamoci la Cina...«È proprio questo il punto. Se l'Oms si fa influenzare da dinamiche di potere come avvenuto nel mio caso, che cosa ci possiamo aspettare nel rapporto con la Cina, in relazione ad esempio all'origine del virus?».C'è stata un'indagine Oms su quello. «Sì, che ha prodotto un report inconcludente. E infatti l'Idependent Panel dice che l'Oms dovrebbe avere più potere investigativo e non deve avere l'avallo di uno Stato per le pubblicazioni sulla pandemia. Il contrario di ciò che hanno sempre detto a me: mi dicevano che il report andava condiviso con il governo italiano...». Quindi l'ipotesi dell'origine in laboratorio del virus rimane aperta. «Sì certo. Nel report Oms ci sono 4 ipotesi, e quella dell'origine di laboratorio viene presentata come altamente improbabile. Ma è tutto da mettere in discussione perché chi ha fatto il report non ha avuto a accesso a informazioni sufficienti. È lo stesso report Oms a citare il trasloco di uno dei laboratori di massima sicurezza di Wuhan: dice esplicitamente che non si sono verificati incidenti, ma il solo fatto che lo citi è interessante e meriterebbe approfondimenti. Non mi riferisco alla natura artificiale o a un possibile uso bellico del virus, questo no. Ma che il virus sia uscito per sbaglio da un laboratorio rimane certamente possibile». Sapremo mai come è andata?«No, nella maniera più assoluta. E di sicuro non dall'Oms». Anche sul suo caso manca chiarezza. Speranza, in Parlamento, di certo non l'ha fatta. «Mi ha molto colpito che i fatti emersi dal lavoro della Procura di Bergamo siano stati definiti “speculazioni" dal ministro. Non si può fare finta che le email di Guerra o le chat con Brusaferro non esistano. Qualcuno deve spiegare perché il capo di gabinetto di Speranza disse che il report sull'Italia andava fatto morire». Il ministro dice che fu l'Oms a ritirare il report. «A suo dire, tutti gli “attori" della vicenda confermerebbero che fu una decisione spontanea dell'Oms. Si vede che gli “attori" citati da Speranza non comprendono gli autori del report. È un tentativo di sminuirci: tutti gli autori della pubblicazione sanno che non è stata ritirata per decisione spontanea dell'Oms». Di sicuro, c'è che il libro di Zambon (a differenza di altri) non sarà ritirato. E speriamo che siano in tanti a leggerlo.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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