
La rassegna stampa omette un articolo su Giuseppe Pignatone, ex capo della Procura di Roma.La deferenza dell'Associazione nazionale magistrati per l'ex capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone ieri mattina ha innescato una polemica nella mailing list ufficiale del sindacato delle toghe. La causa scatenante è un articolo della Verità sulle amnesie dell'ex procuratore romano per alcune conoscenze all'interno di un fascicolo che aveva assegnato e coassegnato ai suoi sostituti, nonostante, insieme con suo fratello, l'avvocato Roberto Pignatone, avesse incrociato almeno cinque indagati. Le richieste di astensione con omissis erano indirizzate al procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, che all'epoca era il Pg della Corte d'appello di Roma. E che, dopo essersi bevuto quello che gli mandava Pignatone, certificando che era stato tempestivo e completo nelle sue segnalazioni, ora, con il nuovo ruolo che ricopre, dovrà ricontrollare le sue stesse decisioni. E se l'articolo della Verità, che smonta la versione di Pignatone, è finito nella rassegna stampa del Csm, c'è chi lamenta la censura sulla rassegna stampa dell'Anm.A lanciare la bomba, allegando l'articolo, è stato il pm di Roma Giancarlo Cirielli: «Oggi, leggendo la rassegna stampa Anm, ho notato che l'articolo qui allegato non è compreso nell'elenco. Non è la prima volta che ho riscontrato l'assenza di articoli di stampa assai rilevanti per il mondo della giustizia nella rassegna stampa Anm. A prescindere dalla valutazione positiva o negativa che ciascuno può dare sui contenuti o su questa o quella testata, credo che sia doveroso portare a conoscenza degli iscritti all'associazione tutti gli articoli di stampa che effettivamente trattano vicende di interesse per la giustizia e ciascuno, nel leggere quello che ho allegato, potrà apprezzarne la assoluta inerenza ai temi di nostro interesse e la sua inspiegabile omissione dal novero di quelli proposti ai lettori Anm». Il magistrato, dopo aver sottolineato che quella di ieri non è stata l'unica volta in cui ha riscontrato censure, ha chiesto l'interessamento degli organi di vertice: «Credo che sia opportuno che il Cdc (Comitato direttivo centrale, ndr) e la Gec (Giunta esecutiva centrale, ndr) svolgano una verifica sulle modalità di selezione degli articoli inseriti nella rassegna, anche stimolando l'addetto stampa dell'associazione, regolarmente stipendiato, a un controllo sulla completezza di quanto giornalmente proposto ai lettori. Sarebbe gradita anche una informazione agli iscritti dell'esito di questa verifica». Ieri nella rassegna c'era un articolo della Verità indicato nella sezione «Primo piano» e ce n'erano altri due selezionati per la sezione «Scenario giustizia». Non si tratta quindi di una preclusione per questo giornale. Probabilmente la scelta è legata a Pignatone. O, forse, a Salvi. Intanto un altro po' di pepe nel dibattito interno alla categoria lo ha assestato Antonio Sangermano, capo della Procura del tribunale per i minorenni di Firenze ed ex vicepresidente dell'Anm. L'anno scorso ha lasciato la corrente di Unicost, la stessa di Luca Palamara, in aperta polemica e ha fondato il Movimento per la Costituzione. Rivolgendosi ai 264 membri della chat di Magistratura indipendente (43 dei quali erano in linea in quel momento), ha scritto: «Tutto inizia a maggio 2019. La scelta scellerata, ipocrita, strumentale di imboccare la strada del finto giustizialismo, si è rivelata non solo una scelta sbagliata ma vieppiù stupida». Eppure i contenuti delle chat di Palamara molti magistrati li conoscevano bene, visto che il leader di Unicost raccoglieva segnalazioni da questa e da quella toga, a prescindere dalla corrente d'appartenenza. Il magistrato valuta che Magistratura indipendente «esce molto bene da questa fosca vicenda». E aggiunge: «Senza abiurare ai principi garantisti, che non possono valere a senso unico, ha saputo imboccare la via del rinnovamento autentico. E noi di Mpc anche». La stoccata finale è al fulmicotone: «Ora lorsignori piagnucolano perché Palamara si difende. Pazzesco. Lo vorrebbero “morto" (a livello giuridico-disciplinare) e silenzioso. Sciocchini. E presuntuosi».
Lars Klingbeil (Ansa)
Il cancelliere ha annunciato un autunno di riforme «lacrime e sangue». In bilico il «Reddito di cittadinanza» per i disoccupati. Ma la Corte dei conti federale boccia la manovra perché non riesce a contenere il debito.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Dopo 17 anni alla guida di Mediobanca arrivano le dimissioni dell’amministratore delegato. L’uscita segue l’opas di Mps. Nella lettera ai dipendenti cita Orazio e rivendica i risultati raggiunti. Poco prima delle dimissioni ha venduto azioni per oltre 21 milioni.
La casa distrutta a Lublino (Ansa)
La casa distrutta nell’area di Lublino è stata colpita dal missile sparato da un F-16, non dai velivoli di Vladimir Putin. Salta la pista russa pure per l’omicidio di Andriy Parubiy: l’ha ucciso un ucraino furioso per la morte del figlio al fronte.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
Il premier dalla campagna elettorale di Acquaroli ad Ancona: «Elly Schlein mi chiede di fare nomi e cognomi di chi mi odia? Ci stiamo una giornata».
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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