2020-06-01
La trappola verde che colpisce i più poveri
Il futuro sarà «green» e sostenibile: è il nuovo mantra della politica chic, da Bernie Sanders a Ursula von der Leyen. Ma dietro la svolta ecologista si celano forti interessi commerciali a scapito dei deboli. E cominciano ad accorgersi dell'inganno anche a sinistra.Il messaggio è chiarissimo, e per farcelo entrare in testa ce lo ripetono ogni giorno in mille modi diversi: il futuro dovrà essere verde. Il martellamento mediatico è costante, basta sfogliare una copia di Io Donna per trovarsi in copertina la modella Gisele Bundchen pronta a spiegare quanto sia importante «connettersi con la natura per ritrovare sé stessi». Tutto splendido, se solo fosse vero. L'attuale ossessione per il «verde», infatti, è una moda molto chic dietro cui si nascondono poderosi interessi commerciali. Non è un caso che Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, abbia voluto inserire fra le «priorità europee» il cosiddetto «green new deal», cioè il massiccio piano di investimenti che dovrebbe orientare da qui a pochi anni le scelte dei vari Stati membri, spingendoli alla riduzione delle emissioni e alla riconversione in chiave «ecologica». Il termine ecologia affonda le radici nella parola greca oikos, che indica la casa, il focolare domestico. Essere ecologisti significa dunque prendersi cura della propria casa, conservare la natura che ci è stata affidata. La nuova rivoluzione verde, però, non ha nulla a che fare con tutto questo: è semplicemente il nuovo travestimento con cui si presenta il capitalismo più selvaggio. Il quale, per non farsi notare, ama nascondersi dietro le intemerate degli attivisti in stile Greta Thunberg. Qualcuno, tuttavia, comincia ad accorgersi dell'inganno. Finora solo alcuni sostenitori della «ecologia profonda» e vari intellettuali conservatori avevano provato a svelare la trappolona green. Adesso arrivano perfino alcune robuste attiviste di sinistra. È il caso di Elvia Wilk, autrice tedesco-americana pubblicata da riviste autorevoli e molto «cool» come Granta. In Italia è appena uscito il suo Oval (edito da Zona42), che si potrebbe definire un romanzo filosofico sulla rivoluzione ambientale. La vicenda è ambientata in un futuro non troppo lontano, a Berlino, e vede all'opera una «corporation tentacolare», ovvero una multinazionale chiamata Finster. Questa gigantesca azienda ha approfittato della green economy per acquisire un potere micidiale. Essa è «tristemente nota per le sue azioni di greenwashing in aree urbane come Berlino, dove ristruttura edifici perché incontrino gli standard di sostenibilità e allo stesso tempo ne sfratta gli abitanti». Pensate che sia fantascienza? Beh, qualche mese fa l'Economist ha dedicato un lungo servizio proprio a questo tema, spiegando che bisogna disincentivare l'acquisto di case (preferendo l'affitto) così da consentire l'abbattimento degli edifici vecchi e la costruzione di nuove strutture «sostenibili». Ovviamente a spese dei poveri che non possono permettersi una nuova abitazione in linea con la tendenza ecologista dominante. La Finster Corporation, nel libro della Wilk, progetta e costruisce un villaggio «verde» chiamato Berg, che si vanta di essere a «emissioni zero». Non staremo a svelare il resto della trama, ci limitiamo a notare che la Wilk - da una posizione di sinistra radicale - ha colto perfettamente il punto, mostrando quali interessi si possano celare dietro le belle parole sulla «difesa della natura». Un altro pesantissimo colpo alla vulgata green arriva da un'altra intellettuale di sinistra, Meehan Crist, che lavora alla Columbia University ed è l'autrice di un poderoso articolo uscito sulla London Review of Books, una delle riviste più influenti sul pensiero progressista a livello mondiale. Il suo scritto esamina una delle questioni più scottanti con cui, da un po' di anni, si misurano gli ecologisti alla moda, ovvero il fatto che - per salvare il pianeta - sarebbe meglio smettere di fare figli. Lo sostengono politici come la democratica americana Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders, scrittori come il celebratissimo Jonathan Safran Foer, filosofe come la «cyberfemminista» Donna Haraway. Nel novembre 2019 addirittura 11.000 scienziati aderirono a una sorta di manifesto uscito sulla rivista BioScience riguardante il cambiamento climatico. Costoro sostenevano che, per evitare il peggio, si dovesse porre un freno alla «crescita demografica incontrollata». Ebbene, Meehan Crist in Avere figli nell'epoca del disastro (tradotto in italiano da Internazionale) smonta una per una le argomentazioni dei fanatici green che vogliono spingerci a non avere più figli. A suo dire, il loro approccio sposta la responsabilità dei danni all'ambiente «dagli attori sistemici, come i produttori di combustibili e i governi, agli individui. Così facendo, scarica la responsabilità morale su persone che vivono in contesti dove non sono libere di condurre un'esistenza a zero emissioni». A pagare, di nuovo, sono i più deboli. Ecco perché «il controllo della popolazione globale» è per la Crist una cosa «razzista e antiumana», un modo per «portarci alla decimazione». Ecco perché un approccio realmente ecologista non può non prevedere «lo sviluppo umano» e la nascita di bambini. Sia la Crist sia la Wink, dunque, infilano le mani nel lato più oscuro della rivoluzione green, mostrando il «futuro crudele» che ci sta preparando. Un futuro in cui chi non ha i mezzi per adattarsi agli standard verdi perde il diritto alla casa o, addirittura, la possibilità di riprodursi. Quel futuro si sta costruendo adesso, sotto i nostri occhi, anche attraverso enormi truffe come il «green new deal»: forse siamo ancora in tempo per cambiarlo.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
Continua a leggereRiduci