La sinistra che odia la libertà va all’assalto del governo per presunto proibizionismo

Sosteneva Marco Pannella - assai acutamente - che certe persone, quando insultano o quando accusano gli altri, sono tendenzialmente autobiografiche, nel senso che in realtà proiettano sul nemico quelli che sono i propri vizi, i propri difetti, le proprie cattive abitudini. Naturalmente, la sinistra italiana - nelle sue propaggini politiche, culturali e mediatiche - è un favoloso esempio di questa pessima attitudine: rimproverare la pagliuzza nell’occhio altrui per meglio dimenticare e far dimenticare la trave nel proprio.
Ad esempio, in questi giorni, è di gran moda (tra i comici progressisti, gli opinionisti liberal, i twittatori dei salottini giusti, e naturalmente gli esponenti del Pd e dei suoi derivati) prendersela contro il «proibizionismo» della destra al potere. E, mescolando cose diverse (un po’ di vero, un po’ di verosimile, un po’ di falso, un po’ di finto), si accusa l’attuale maggioranza di voler vietare l’utero in affitto (che però è già vietato dalle leggi vigenti), le parole straniere (si tratta in realtà dell’iniziativa personale di un parlamentare), le farine di insetti (non c’è divieto, ma solo scaffali distinti e dedicati), ChatGpt (non ci sono provvedimenti normativi o scelte politiche, ma solo una decisione del Garante per la protezione dei dati personali, a cui sta già facendo seguito un’interlocuzione con l’azienda interessata e magari - presumo io, e mi pare un’ipotesi realistica - la proposta di un’informativa sulla privacy a cui l’utente dovrà dare il proprio consenso). L’unico divieto frutto di una scelta politica (e naturalmente se ne può discutere) è dunque quello relativo alla carne sintetica: peraltro, si tratta al momento solo di un disegno di legge (non ancora di una norma vigente: la norma dovrà essere esaminata dalle Camere).
Non intendo entrare nel merito di ognuno di questi temi. Anche perché chi scrive è notoriamente favorevole alla libertà di scelta come principio, in ogni ambito. Ribadisco: mi limito a constatare che, di tutto ciò che si vorrebbe mettere sulle spalle dell’attuale maggioranza, solo l’ultima questione (carne) è oggetto di una proposta ufficiale governativa che deve iniziare il suo iter parlamentare.
Se però - televisivamente parlando - spostiamo la telecamera, e puntiamo l’obiettivo sulla sinistra, beh, allora c’è da divertirsi. Altro che pagliuzza e trave: a sinistra c’è stato (in termini di decisioni prese) e c’è tuttora (in termini di proposte e auspici) un autentico festival del divieto e della proibizione.
Proviamo a fare una piccola antologia del «forbidden» o del «verboten» progressista. Volevano vietare l’uso del contante, e fino alla vigilia dello scorso Natale hanno trattato come amici degli evasori (o come mentecatti) gli italiani che osavano pagare al bar il caffè senza carta di credito. Dopo di che, l’improvvisa apparizione a Bruxelles di trolley carichi di contanti ha improvvisamente chiuso il dibattito…
Poi - in prospettiva - vorrebbero vietare tutto il vietabile in materia di energia. No al carbone, no al gas, no ai rigassificatori, no al nucleare, no al petrolio. Resterebbero solo il solare e l’eolico. Ma suggeriremmo cautela pure nell’ultimo caso: abbiamo infatti scoperto che l’ultimo arresto di Greta Thunberg è avvenuto in Norvegia contro la creazione di un parco eolico perché - udite, udite - le pale avrebbero disturbato nientemeno che il pascolo delle renne. L’ultimo delirio è perfino la proibizione (rischio di multa di 200 euro in diversi Comuni green) dei barbecue, considerati altamente inquinanti.
Poi ci hanno vietato di tutto e di più durante la pandemia. Non c’è bisogno di ricordare ai lettori della Verità le imprese di Roberto Speranza (con relativo plauso dei media e pure di molti sedicenti «liberali»). Ai non vaccinati era vietato perfino di lavorare e di portare il pane a casa. Sempre a chi non dava il braccio alla patria è stato proibito di tutto, dai mezzi di trasporto a qualunque minima opportunità di vita sociale. E pure a tutti gli altri - attraverso restrizioni pazzesche e lockdown ultralunghi - si è impedito, di volta in volta, di uscire di casa, di frequentare i familiari, di passare insieme le feste di Natale o di Pasqua. Si è perfino vietato di toccare per l’ultima volta la mano o la guancia di un genitore morto, toccando vette letteralmente non dimenticabili di disumanità.
Ancora, transitando dal tragico al comico: si vorrebbe vietare l’uso di alcune parole (se dici questo, sei misogino; se dici quell’altro, sei omofobo; se dici quell’altro ancora, sei razzista). Il famigerato articolo 4 della legge Zan avrebbe finito per vietare (o almeno per sottoporre tutto allo scrutinio dei magistrati) anche l’espressione di idee e opinioni (consentite, bontà del proponente, «purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti», scelta quindi rimessa a un giudice!).
In qualche caso (chi scrive ne sa qualcosa) si è perfino cercato di vietare fisicamente l’ingresso di qualche soggetti «sgradito» in un’università per una pubblica e libera conferenza.
E - ciò che è più grave - ogni divieto cavalcato dalla sinistra è stato regolarmente accompagnato da una sorta di lettera scarlatta, di segno visibile di vergogna e infamia, per i renitenti, i contrari, i trasgressori, descritti di volta in volta come selvaggi o come fascisti. E con questo pedigree vorrebbero pure fare i libertari? È un po’ troppo, dai…





