2020-12-01
Anche a chi non crede conviene
vivere come se Dio ci fosse
Il cardinale Camillo Ruini riprende la riflessione di papa Benedetto XVI sulla pedofilia, un delitto che nasce dalla mancanza di fede e da un uso ridotto della ragione. E propone ai laici di ribaltare l'assunto illuminista. Per essere fedele agli Appunti di Benedetto XVI il presente commento non può non cominciare dal primato di Dio nella nostra vita: non solo dunque nella realtà oggettiva e nemmeno soltanto nel nostro pensiero, per quanto, ovviamente, entrambi questi aspetti siano fondamentali, ma nel concreto della nostra vita: il primato di Dio è infatti il tema decisivo la chiave che permette di cogliere il senso complessivo degli Appunti.In particolare il titolo di questo contributo, ricavato da un biglietto di Hans Urs von Balthasar riportato negli Appunti, «Non presupporre, ma anteporre Dio», mette in guardia dal rischio che il credente, e specialmente il teologo, non accolga concretamente questo primato. Infatti, a parere di Benedetto XVI, anche nella teologia accade spesso che Dio venga presupposto come un'ovvietà, ma in realtà di Dio non ci si occupi: il tema «Dio» appare irreale, privo di utilità pratica. «E tuttavia cambia tutto se Dio non lo si presuppone, ma lo si antepone. Se […] lo si riconosce come centro del nostro pensare, parlare e agire».Negli Appunti sono indicati anche i motivi per i quali, nell'affrontare il problema della pedofilia dei chierici, occorre partire dal primato di Dio: un delitto di tale gravità può raggiungere una così vasta diffusione solo dove Dio è assente e la fede in lui «non determina più l'agire degli uomini». Senza Dio, infatti, il mondo «sarebbe privo di qualsiasi fine e di qualsiasi senso. Non vi sarebbero più criteri del bene e del male». Solo se le cose hanno un fondamento spirituale, se sono volute e pensate da un Dio creatore buono che vuole il bene, la vita dell'uomo può avere un senso. [...]Affinché Dio possa essere tutto questo per noi, osserva ancora Benedetto XVI nei suoi Appunti, bisogna che egli si faccia riconoscere, si manifesti in qualche modo. In caso diverso Dio «resterebbe un'ipotesi e perciò non potrebbe determinare la forma della nostra vita». […] Nell'epoca dell'illuminismo si è ritenuto che le norme morali essenziali potessero conservare la loro validità anche nel caso che Dio non esistesse, etsi Deus non daretur. In realtà quelle norme continuavano a poggiare sulle convinzioni di fede create dal cristianesimo, che in qualche modo continuavano a sussistere. Ma ora non è più così e per conseguenza le norme morali essenziali stanno crollando. Il tentativo di plasmare le cose umane a prescindere da Dio è dunque fallito. Ratzinger ritiene pertanto di dover capovolgere l'assioma degli illuministi e propone ai non credenti di cercare comunque di vivere veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse, riprendendo il consiglio che Pascal dava agli amici non credenti del suo tempo. [...] Così, in forma indiretta e negativa, è posto il primato di Dio, dato che solo con Dio, e non senza di lui, l'uomo e il mondo possono trovare la loro consistenza e il loro significato. […] La sintesi tra ragione, fede e vita che ha decretato la vittoria del cristianesimo è rimasta a lungo viva ed efficace, nel mutare delle situazioni storiche. Negli ultimi secoli però questa sintesi si è progressivamente indebolita e ormai non convince più. Nell'Europa di oggi la razionalità e il cristianesimo sono spesso considerati come contraddittori e reciprocamente escludenti. Così il cristianesimo è venuto a trovarsi in una crisi profonda, basata sulla crisi della sua pretesa di verità. Ratzinger si chiede perché ciò sia avvenuto e in concreto cosa sia cambiato, sia nel cristianesimo sia nella razionalità. Per quel che riguarda il cristianesimo la risposta è che esso, contro la sua natura, era diventato tradizione e religione di Stato, mentre la voce della ragione era stata troppo addomesticata.È merito dell'illuminismo moderno aver riproposto alcuni valori originari del cristianesimo e aver ridato alla ragione la sua propria voce. Il Concilio Vaticano II ha nuovamente evidenziato la profonda corrispondenza tra cristianesimo e illuminismo, cercando di arrivare a una vera conciliazione tra Chiesa e modernità, che è il grande patrimonio da tutelare da entrambe le parti.Il cambiamento principale e decisivo è intervenuto però dalla parte della razionalità. L'unità relazionale tra ragione e fede, alla quale Tommaso d'Aquino aveva dato una forma sistematica, è stata sempre più lacerata attraverso le grandi tappe del pensiero moderno, fino alla situazione culturale di oggi, caratterizzata dal primato della scienza e della tecnica: è diffusa la pretesa che l'unica conoscenza realmente valida sia quella scientifica. In questo quadro la teoria dell'evoluzione ha finito per assumere il ruolo di una specie di visione del mondo o «filosofia prima», che da una parte sarebbe rigorosamente scientifica e dall'altra costituirebbe, almeno potenzialmente, una spiegazione o teoria universale di tutta la realtà, al di là della quale ulteriori domande sull'origine e la natura delle cose non sarebbero più necessarie e nemmeno lecite. L'affermazione «In principio era il Logos» viene pertanto capovolta, ponendo all'origine di tutto la materia-energia, il caso e la necessità. L'esito finale è quindi l'ateismo. [...]Per Joseph Ratzinger il vero obiettivo di questa analisi è naturalmente cercare le vie di un nuovo accordo della ragione e della libertà con il cristianesimo, ossia proporre la verità salvifica del Dio di Gesù Cristo alla ragione del nostro tempo. A tal fine occorre anzitutto «allargare gli spazi della razionalità». La limitazione della ragione a ciò che è sperimentabile e calcolabile è giusta e necessaria nell'ambito delle scienze della natura e costituisce la chiave dei loro incessanti sviluppi, ma se viene universalizzata e assolutizzata diventa insostenibile, disumana e alla fine contraddittoria. [...] I tentativi di fare a meno di Dio sono pertanto destinati al fallimento, a livello sia teoretico che pratico: solo riconoscendo a Dio il primo posto la nostra ragione può ritrovare la sua ampiezza. […]
Donald Trump (Getty Images)
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)