2025-06-04
La sedano a tradimento: niente addio dai cari
Maria Vittoria Mastella (IStock)
A Ferrara i medici addormentano una donna, malata terminale, senza preallertare i familiari. «Non venitemi a trovare», diceva convinta di uscire. Dopo la morte, il promesso sposo querela: «Mi è stato negato l’ultimo abbraccio». Ma il pm chiede l’archiviazione.Avrebbe compiuto 42 anni mercoledì scorso. Sapeva di avere un tumore Maria Vittoria Mastella, architetto di Ferrara, ma non di essere un malato terminale. Aveva organizzato le nozze per il 31 agosto dello scorso anno, diceva agli amici di non andarla a trovare in ospedale perché dopo pochi giorni sarebbe stata dimessa, invece l’8 luglio del 2024 l’Arcispedale sant’Anna di Cona, il più grande e importante nosocomio di Ferrara, la sottopose a sedazione terminale. Esalò l’ultimo respiro quattro giorni dopo. «Nemmeno mi avvertirono, non ho potuto darle l’ultimo abbraccio mentre era ancora cosciente», si dispera il compagno, Davide Merchiori. Lo scorso dicembre ha presentato querela perché non poteva accettare che la promessa moglie avesse subito un atto terapeutico irreversibile, ma ad aprile di quest’anno il pm Ombretta Volta ha chiesto l’archiviazione del fascicolo. Nella cartella clinica non c’è traccia del consenso «libero e informato» rilasciato da Maria Vittoria per una sedazione palliativa profonda, senza il quale per la legge 219 del 2017 il trattamento non può essere avviato, però per il perito incaricato dalla Procura di Ferrara c’era un consenso implicito «in conseguenza delle continue richieste da parte della paziente di dosaggi aggiuntivi di terapia antalgica e di aumentare i flussi di ossigenoterapia in corso». Nella rossa Emilia-Romagna basta chiede più antidolorifici per essere accompagnati alla morte? «L’evento nemmeno lo si sarebbe potuto rinviare in un tempo significativamente più lungo», scrive la dottoressa Volta. Solo il Padreterno, ci risulta, può decidere quando è arrivata l’ultima ora. «Non posso accettare che malgrado l’evidente assenza di un consenso informato e senza che la mia Mary, così la chiamavo, fosse a conoscenza della sua situazione reale, dei sanitari abbiano deciso per la sedazione terminale», protesta Davide. Coetaneo di Maria Vittoria, responsabile di produzione in un’azienda metalmeccanica, non è stato sentito dal pm nel corso delle indagini contro ignoti. «Nessuno dei familiari, degli amici di Mary ha potuto dichiarare che seppur malata, non voleva morire. Come si fa a chiedere un’archiviazione?», è attonito il dirigente ferrarese. Conviventi da quindici anni, nel marzo del 2023 cominciarono a pensare di «allargare la famiglia, di avere dei figli. Ne parlammo durante una breve vacanza a Firenze», racconta Davide. Momenti di gioia, il giovane dirigente da poco si era tolto l’incubo di un tumore, rivelatosi benigno e faceva progetti di vita. «Ma proprio in quei giorni Mary finì in ospedale, in terapia intensiva. Metastasi al cervello. Un colpo improvviso, devastante». Occorrono dei mesi, prima di scoprire l’origine di quelle metastasi. A ottobre 2023 arriva la diagnosi, adenocarcinoma polmonare. Cominciano lunghi e duri cicli di chemio ma la giovane architetta resiste, fa attività sportiva, coltiva progetti. «Lo scorso marzo, un anno dopo quell’operazione al cervello, decidemmo che era arrivato il momento di sposarci. Fissammo la data per il 31 agosto, Mary si appassionava nei preparativi», ricorda Davide. La voce si incrina, l’emozione è sempre tanta. «Ai primi di giugno del 2024 entrò per dei controlli in ospedale. Le trovarono del liquido nel polmone destro, invece di pochi giorni ci rimase un mese». Il 28 giugno i medici dicono a Davide che non c’è più nulla da fare, la malattia si stava portando via l’amore della sua vita. «Non la informarono e anch’io decisi di non spegnere quella fiamma che la teneva così attiva. Mary aveva male, sì, ma continuava a lavorare al computer e scriveva alle amiche “non venitemi a trovare”, a breve esco». L’architetto acquista online anche una breve vacanza per trascorrere con il suo Davide alcuni giorni lontano da Ferrara, prima delle nozze. «La mattina dell’8 luglio ci siamo scambiati i consueti messaggi su Whatsapp, poi sono stato impegnato con il trasloco nella nostra nuova casa», è ormai un filo la voce del giovane. «Alle 11 ho visto che non rispondeva, immaginando che si fosse assopita mi sono attardato a scrivere alcune mail di lavoro e sono arrivato nel reparto di oncologia poco prima dell’1 del pomeriggio. Appena entrato, una dottoressa si è avvicinata e mi ha detto: “L’abbiamo dovuta addormentare, non si sveglierà più”». Davide non sente più le gambe, crolla su una sedia incapace di reagire. Avrebbe mille domande da porre ma l’unico pensiero è che non ha potuto parlare con Mary per l’ultima volta, stringendola a sé. Per quattro giorni le resterà accanto mentre è già lontana, scaraventata suo malgrado in un processo irreversibile. Maria Vittoria muore il 12 luglio 2024. Un paziente può essere avviato a una sedazione terminale, ma serve il consenso della persona interessata. E «non si può considerarlo implicitamente esistente perché la paziente chiedeva dosi crescenti di analgesici. È giuridicamente errato», fa notare l’avvocato Fabio Nicolicchia che assiste Davide Merchiori. «Non si può ritenere che i sanitari si siano comportati correttamente, se non è stata rispettata una procedura». Alla richiesta di archiviazione del pm, che destituisce di fondamento la querela, è stata presentata opposizione. In attesa dell’udienza e della decisione del giudice, rimane lo sgomento per la facilità con cui si è posto fine a una vita, senza consultare i familiari più stretti.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.