2019-10-31
La Santarelli e il cancro del figlio. «Un pugno che ti toglie il respiro»
La modella racconta in un libro gli anni drammatici della malattia del suo bambino. «Ora tutte le sere prego ancora perché venga a me piuttosto che a un altro piccolo». Il viaggio di una mamma all'inferno e ritorno.Giacomo Corradi si è portato una manina alla fronte. «Mi sento proprio un peso alla testa, qui», ha detto al dottor Savastano, pediatra di Roma, guardandolo con occhi che mamma Elena, due anni più tardi, avrebbe ricordato stanchi e spenti. Il bambino, allora, aveva otto anni e mezzo. Lamentava mal di testa, era spossato. Vomitava, a volte. Ma i medici sostenevano stesse bene: un piccoletto in salute, provato, di tanto in tanto, dalla miriade di virus che i compagni di scuola si scambiano tra i banchi. Giacomo Corradi non pareva avere niente fuori posto. Eppure mamma Elena, allo stomaco, sentiva un nodo: «Qualcosa, come una pinzata nella pancia, un pizzico, un toc toc», avrebbe scritto nel proprio memoriale, ricordando la tenacia di quell'istinto che, poi, avrebbe dato titolo al suo libro.Mamma Elena, come s'è fatta chiamare, non è una qualunque. Di cognome, fa Santarelli e il piccolo Giacomo, cui il 29 novembre 2017 è stato diagnosticato un tumore cerebrale, è il figlio, il primo, che ha avuto con il marito, l'ex calciatore Bernardo Corradi. La modella, della malattia del suo bambino, in un primo momento ha voluto parlare da sé, su Instagram. «Ero spesso fuori dal Bambin Gesù che piangevo, per non farmi vedere da mio figlio, e qualche giornalista romano aveva cominciato a chiamarmi», ha raccontato mercoledì sera, ospite su Real Time di Seconda vita. L'esigenza di dare un nome a quel che stava vivendo è nata dalla paura che altri avrebbero potuto incaricarsi di un tale compito. Senza usarle alcuna delicatezza, senza ricordare che prima di essere «la Santarelli», è solo Elena, ed è mamma. La showgirl, dunque, ha preso in mano il proprio telefonino e scritto di getto, sui social network, il proprio dolore. «È come se io e mio marito avessimo ricevuto un pugno nello stomaco senza preavviso, un pugno così forte che ti toglie il respiro e ti gela il sangue», si è potuto leggere su Instagram il 20 dicembre 2017, giorno in cui Elena Santarelli, per la prima volta, ha affrontato pubblicamente la malattia del figlio.Cosa, però, fosse stato diagnosticato al piccolo Giacomo lo ha taciuto fino al marzo 2018, quando ha sposato la causa della Heal Onlus, un'associazione fondata da famiglie di bambini colpite da tumori cerebrali e da medici, biologici, infermieri con lo scopo di sostenere la ricerca nell'ambito della neuroncologia pediatrica. «Per curare e prevenire», ha scritto allora, rinnovando nei mesi a venire un impegno poi culminato nella pubblicazione di un libro. Una mamma lo sa (Piemme Edizioni, 2019, 176 pagine, 16,90 euro), nelle librerie d'Italia dal 22 ottobre, è il racconto dell'inferno che Giacomo, insieme alla propria famiglia, ha dovuto attraversare. Prima la ricerca di una diagnosi: un malessere sottile, il vomito, il sospetto di un'influenza e le cure per una sinusite. Poi, l'esito di una risonanza magnetica e l'irruzione, nella quotidianità, di una parola che nessun genitore vorrebbe mai sentir pronunciare: «tumore».Elena Santarelli e Bernardo Corradi hanno ricevuto il responso dei medici un mercoledì di novembre, a tarda ora. L'indomani, hanno portato il piccolo a scuola, come se nulla fosse successo e, insieme, genitori colti da quella che la showgirl avrebbe chiamato «interrogazione a sorpresa», sono corsi al Bambin Gesù. Ad accoglierli, dopo un'ora e mezza stretti in sala d'attesa, è stata la dottoressa Angela Mastronuzzi: un tipino con i capelli colorati di celeste e una felpa pelosa, con due grandi orecchie d'orso. «Giacomo ha una brutta massa tumorale in testa, non sappiamo ancora di che grado e di che entità sia, ma secondo me si può operare», ricorda nel libro, la showgirl, che tra le pagine pubblicate da Piemme ha annotato ogni pensiero, ogni paura. Ogni tappa di un percorso doloroso e travagliato che il 10 maggio 2019 è arrivato ad una svolta. La Santarelli, nel libro, l'ha chiamata «Follow up», mutuando il termine dal dizionario medico. Il suo piccolo Giacomo era libero dal tumore. Niente più chemio, niente più radio. Niente più estati passate all'ombra, con la testa fasciata da una bandana e il divieto di scottarsi.Giacomo avrebbe potuto tornare ad essere solo un bambino, e la modella, che con Corradi, nel 2016, ha avuto anche la piccola Greta, il proprio libro l'ha finito lì. Un solo capitolo è seguito al racconto della guarigione, «Il dono», dove per «dono» si intende il «poter dare la buonanotte a tuo figlio, continuare a ridere con lui».Elena Santarelli, che su Real Time ha spiegato come non ci sia un manuale di istruzioni da seguire con un bambino oncologico, «perché nessuno vorrebbe farti leggere questo manuale», ha scritto dei medici, delle mamme, delle lacrime versate e delle anime volate in cielo. E ha scritto della fortuna che si ha nello stare bene, una fortuna che, spesso, è data per scontata. «Tutte le sere prego ancora perché (il tumore, ndr) venga a me piuttosto che a un altro bambino, non solo a mio figlio», ha scritto. «Ho chiesto scusa a Dio e alla Madonna, perché mi inginocchiavo per chiedere aiuto ma pensavo che non è corretto, perché non puoi chiedere aiuto solo quando si ha bisogno».Così, alla felicità, la Santarelli ha lasciato seguisse la volontà di condividerla, di essere di supporto alle famiglie che al Bambin Gesù, luogo di miracoli e di condivisione, arrivano con fatica. «Alcuni si indebitano, chiedono mutui, io e Bernardo siamo forse lo 0,5% della popolazione», ha detto, spiegando che l'aiuto migliore che possa dare, oggi, sta nel supporto al progetto Heal. «Se non avessi potuto cedere i miei diritti, per intero, al progetto, non avrei mai fatto questo libro», ha concluso l'attrice, ospite di Seconda vita.