2020-03-02
Attilio Fontana: «La sanità è sotto pressione. Pronti ad assumere medici»
Il governatore lombardo: «Rischio collasso? Ci sono stati episodi di forte tensione, ma stiamo reagendo. La mascherina? Non fossi stato leghista, mi avrebbero detto “bravo"».Il difficile equilibrio tra la volontà di ripartire, di non danneggiare un'economia già colpita al cuore in questo inizio di 2020, e la necessaria prudenza, perché l'emergenza coronavirus è tutt'altro che finita. Di questo delicatissimo bilanciamento il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ha parlato con La Verità, in un'intervista a tutto campo. La situazione nelle scuole e negli ospedali, la pressione fortissima sui reparti rianimazione, le iniziative della Regione Lombardia per nuove e rapide assunzioni di medici, infermieri, personale sanitario. Il rimpianto per non essere stato ascoltato a inizio febbraio, insieme agli altri governatori leghisti, quando suggeriva misure prudenziali tempestive («Non è che non siamo stati ascoltati: siamo stati offesi, insultati e dichiarati razzisti»). Fino all'ultima campagna mediatica ostile per il video con la mascherina («Se l'avesse fatto un governatore non leghista, avrebbero detto: “Che bravo! Ecco il presidente che non si ferma neanche davanti al coronavirus"…»).Innanzitutto come sta, presidente? «Bene, direi. Complessivamente bene, vista la situazione. E soprattutto sta meglio la mia collaboratrice».Ecco, può aggiornarci sulla salute della sua collaboratrice e su quella degli altri membri del suo staff? «Gli altri stanno tutti bene. Lei stessa sta sicuramente meglio. L'ho sentita sabato ed era già sfebbrata. Ancora qualche giorno in ospedale e poi sarà tutto a posto anche per lei».Lei tornerà a dormire a casa sua o è ancora blindato in ufficio? «Da un punto di vista tecnico, potrei certamente già farlo. I miei soli obblighi sono la mascherina, misurare la febbre due volte al giorno, stare in contatto con il medico. Ma siccome spostarmi comporta, tra andata e ritorno, tre ore di viaggio, preferisco lavorare qui tre ore in più». L'hanno ferita le polemiche sul video con la mascherina? Chi la attacca dice: ha trasmesso un senso di panico eccessivo. Chi la difende dice: voleva essere rispettoso di ciò che viene suggerito, anzi imposto dai protocolli, in casi simili. Ma non le è parso che qualcuno sui giornali e in tv abbia veramente esagerato verso di lei? «Per carità, liberissimi di farlo. Però si è abbandonato il nocciolo del problema per sviare l'attenzione. Tra l'altro, tra le persone con cui parlo, nessuno si è sentito spaventato dalla mascherina, che è solo un presidio sanitario, non è mica una cosa drammatica. Il mio messaggio era doppio: rispettate le regole e i protocolli, e soprattutto guardate che si può continuare a lavorare, a operare, a vivere, seguendo le accortezze dovute».Da questo punto di vista, intuisco, il messaggio di normalità è forte a maggior ragione se viene da un presidente di Regione in giornate di enorme lavoro e stress intensissimo…«Ah, se l'avesse fatto un governatore non leghista, avrebbero detto: “Che bravo! Ecco il presidente che non si ferma neanche davanti al coronavirus"…».Veniamo al cuore della questione. C'è un rischio di collasso del sistema sanitario? «Lo dicono le cronache: onestamente nei giorni scorsi ci sono stati momenti di forte tensione a Cremona e a Lodi, dove le due strutture hanno vissuto momenti delicatissimi e sono state sottoposte a una pressione estrema. Il fatto è che il virus richiede una percentuale alta di ricoveri in rianimazione… Molti di quelli che erano a Lodi sono stati prontamente dirottati a Brescia e Milano Niguarda».Qual è la situazione dei medici e del personale sanitario? Sono molti quelli costretti a casa o al ricovero?«Iniziano a esserci casi. Abbiamo la capacità di reggere. Ma in ogni caso stiamo percorrendo ogni strada per avere in tempi rapidi nuove assunzioni, anche temporanee, di medici, infermieri, personale sanitario. Naturalmente dobbiamo compiere ogni verifica legale per evitare contestazioni successive».C'è il rischio che ci sia un riflesso pesante sulla possibilità di curare presto e bene i portatori di altre patologie, visto l'intasamento degli ospedali per gli ammalati di coronavirus? «Il punto è questo, non c'è dubbio. Le rianimazioni servirebbero per chi ha avuto un infarto, un ictus, o un intervento importante. Per ora gli spazi ci sono. Stiamo comunque adottando ogni iniziativa utile. Stiamo approntando nuove camere, e stiamo anche acquistando respiratori artificiali che, pur essendo un'altra cosa, possono comunque aiutare in molte situazioni».Scuole. Avete chiesto e ottenuto un'altra settimana di chiusura. Mi pare di capire che in lei prevalga un elemento di prudenza…«Il principio di precauzione ci viene sollecitato da tecnici, immunologi, virologi, che ci ribadiscono un punto essenziale. In assenza di un vaccino, la cosa fondamentale è interrompere il proliferare dell'infezione e bloccare il contagio. E le scuole sono naturalmente tra i luoghi più esposti a questo tipo di rischi».Ha un rimpianto per il fatto che lei e i suoi colleghi governatori leghisti non siate stati ascoltati quando, il 3 febbraio, con una lettera dai toni assolutamente istituzionali, avevate già suggerito misure in quel senso?«Non è che non siamo stati ascoltati: siamo stati offesi, insultati e dichiarati razzisti. Da quel momento, non mi stupisce più nulla, nemmeno il trattamento riservato alla storia della mascherina…».Ci aiuta a capire come vanno bilanciati - non in astratto, ma in concreto - la voglia di ripartire, la necessità di non fare altro danno all'economia, e la necessaria precauzione rispetto a un'emergenza tutt'altro che conclusa?«Bisogna trovare un equilibrio. Se si privilegia solo uno dei due aspetti, il danno rischia di essere irrimediabile. Se non interrompiamo il contagio, il danno per l'economia sarà ancora maggiore. Per questo penso che misure forti ora per bloccare la proliferazione del virus siano opportune».Ci dica la sua con franchezza sui criteri di computo dei contagiati. La convince questa sorta di doppio conteggio tra Protezione civile e Istituto superiore di sanità? «Personalmente, seguo il computo complessivo dei contagiati, senza distinzioni». Tra l'altro, nonostante queste accortezze contabili, i numeri crescono in modo importante. E il fatto che la cifra salga moltissimo anche negli altri Paesi fa pensare che siamo ancora dentro la crisi. «Penso che alcuni osservatori non abbiano letto con la dovuta attenzione le ripetute uscite dell'Organizzazione mondiale della sanità, dove non credo siano leghisti, che ribadisce una preoccupazione fortissima e il rischio di una diffusione mondiale».Nei giorni scorsi La Verità ha esaminato con attenzione il caso tedesco: curare ma senza drammatizzare il linguaggio. È una strada? «Senza entrare nelle scelte dei singoli Paesi, io sono da sempre per la verità. Non si può nascondere nulla alla gente. Se nascondi qualcosa e poi le cose vanno male, la gente ha ragione a infuriarsi. Altra cosa, giusta e ragionevole, è suggerire che politici e media, tutti i comunicatori, non drammatizzino in modo esagerato».Lei è uomo gentile ma noto per la sua onestà intellettuale. La gestione romana della comunicazione, tra sottovalutazioni, drammatizzazioni, e poi di nuovo attenuazioni, le è sembrata convincente? «Guardi, ho promesso al presidente del Consiglio che non avrei fatto polemiche pubbliche, e mi attengo a questa linea».Quindi neanche provo a chiederle se lei nei giorni scorsi avrebbe spostato mezzo governo nella sede della Protezione civile… Che immagine si è data agli italiani? Cosa doveva pensare un telespettatore?«Per la ragione che le ho detto, sorvolo…».Dopo i colloqui in cui il capo dello Stato le ha espresso vicinanza e ringraziamento, è tutto ok anche con l'uomo del maglioncino che sta a Palazzo Chigi? «Ho finito di parlargli mezz'ora fa. Guardi, che lui mi creda o no, ribadisco pubblicamente ciò che gli ho detto in privato. A me le polemiche politiche non interessano, né il suo successo politico o meno. Penso soltanto a uscire da questa situazione e a fare il mio dovere. Sia pensando al lato sanitario, sia alla ripartenza dell'economia».Si aspetta una visita in Lombardia e in Veneto del presidente della Repubblica?«Non appena anche la situazione sanitaria lo consentirà, penso che il presidente non mancherà. Sono convinto di questo. Ci aiuterà a ripartire».