2025-10-07
La Salis premia chi vuol appendere i nemici
I dem genovesi mandano all’Ente metropolitano il consigliere che evocò piazzale Loreto rivolgendosi alla capogruppo di Fdi. Nelle chat i metodi squadristi del vicesindaco Terrile: «Fuori dal partito chi non l’ha votato». Iscritti delusi: «Doppia morale».Il Pd «moderato» che governa Genova ordina purghe contro «chi vota secondo coscienza».Sono le esatte parole che il vicesindaco del capoluogo ligure, Alessandro Terrile, già segretario provinciale del partito, ha messo nero su bianco in una chat che riunisce gli eletti dem della Provincia. Il casus belli è stata l’indicazione di voto non rispettata per Claudio Chiarotti, il consigliere comunale finito nella bufera a metà settembre per avere urlato in aula alla capogruppo di Fratelli d’Italia Alessandra Bianchi: «Non dite ca…ate, vi abbiamo già appeso per i piedi una volta». Quella frase, registrata nell’audio ufficiale del Consiglio comunale, evocava Piazzale Loreto e suscitò un’ondata di indignazione: la sindaca Silvia Salis e lo stesso Chiarotti si scusarono, ma le opposizioni giudicarono il dietrofront troppo timido e chiesero le dimissioni dell’uomo. Il quale, in un’intervista, mise una pezza peggiore del buco, sostenendo che a fargli perdere il controllo («Mi si è chiusa la vena») era stata la richiesta di un minuto di silenzio per la morte di Charlie Kirk («Mi ha dato fastidio») e il fatto che dall’opposizione avessero ricordato che su uno dei proiettili fosse citata «Bella ciao», l’inno resistenziale intonato dalla Salis e dai suoi per entrare a Palazzo Tursi il giorno dell’elezione.Alla fine Chiarotti non ha ritenuto di doversi dimettere, anche se il suo è diventato un caso nazionale, citato persino dal premier Giorgia Meloni.È, quindi, comprensibile che alcuni eletti si siano trovati in imbarazzo a votare un consigliere che aveva ringhiato parole d’odio.La cornice dell’incidente tutto interno al Pd sono state le elezioni di secondo livello per il rinnovo del Consiglio della Città Metropolitana di Genova del 5 e 6 ottobre. Sono stati chiamati a votare i sindaci e i consiglieri comunali dei 67 Comuni che compongono l’ente che ha competenze su temi come gestione dei rifiuti, trasporto pubblico, pianificazione urbanistica e infrastrutture. Il voto era «ponderato», il che significa che uno non vale uno, ma il peso del suffragio di sindaci e consiglieri è legato alla popolazione del Comune di appartenenza, tanto più alto quanto maggiore è la popolazione. Alla fine, come prevedeva più di un osservatore, lo spoglio si è concluso con un pareggio: nove consiglieri per il centrosinistra e nove per il centrodestra.Nella lista Coalizione progressista per Genova metropolitana il «partigiano» fuori tempo massimo Chiarotti è stato il sesto più votato e ha incassato 4.440 voti ponderati, risultando elettoLa maggioranza per la coalizione progressista sarà assicurata dalla Salis, la quale, eletta a maggio, siede di diritto nel Consiglio e il suo voto varrà da ago della bilancia.Ma la nascita di una maggioranza barcollante non ha scoraggiato il regolamento di conti interno. Subito dopo lo scrutinio, come detto, nella chat WhatsApp del gruppo Pd legato al tavolo metropolitano, iniziano a circolare due messaggi che destano scalpore. A inviarli è Terrile. L’obiettivo dei suoi strali sarebbe Fabio Gregorio, un consigliere dem considerato vicino all’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti. La sua colpa? Non avrebbe sostenuto Chiarotti, il candidato indicato dal partito, guidato in Provincia da Simone D’Angelo (oggi consigliere regionale).«Basta essere chiari sulle conseguenze per chi decide in coscienza», ha digitato Terrile alle 12:12 di domenica. E due ore dopo ha aggiunto: «Va convocata una riunione del gruppo lunedì pomeriggio/sera per procedere alle espulsioni di chi ha votato secondo coscienza».Parole che evocano pratiche d’altri tempi, non le procedure di un partito che si definisce democratico. Un dissidente, che si professa organico alla maggioranza Pd che fa riferimento a Elly Schlein, sottolinea l’ipocrisia di chi manifesta contro le atrocità perpetrate a Gaza e poi, nel proprio piccolo, calpesta la democrazia interna.Il suo messaggio, ieri pomeriggio, è circolato tra eletti ed elettori dem: «Non si può tacere davanti a questo clima squadrista. Ci definiamo “partito democratico” e solo perché uno dei nostri consiglieri non ha votato allineato alle indicazioni di votare Chiarotti impartite dalla maggioranza (di cui tra l’altro faccio anche parte), il nostro vicesindaco in una chat con i nostri eletti parla di purghe, di espulsioni per chi ha votato “secondo coscienza”… il problema è se un eletto esercita democraticamente il proprio voto di coscienza…. E poi ci indigniamo per la Palestina e per le azioni fasciste degli israeliani… ma se anche nel nostro piccolo pratichiamo questa violenza e calpestiamo le libere espressioni democratiche dei nostri compagni di partito con che coraggio andiamo in piazza a manifestare?». Uno sfogo che non potrà non far discutere.Alla fine, il soldato Chiarotti è stato salvato. Un altro esponente dem, che preferisce rimanere anonimo vista l’aria che tira, rincara: «Purtroppo anche in questo caso ci siamo distinti per la doppia morale. Da un lato la sindaca Salis si è costruita un profilo mediatico da paladina dei diritti, dall’altro ha affidato la gestione concreta del potere a figure come Terrile, finito al centro di polemiche per i rapporti con il discusso imprenditore Mauro Vianello, il quale ha patteggiato una pena a 1 anno e 4 mesi per le regalie garantite all’ex presidente del porto di Genova Paolo Emilio Signorini».Un legame ingombrante che, forse, ha convinto la Salis, ufficialmente una candidata civica, a non rendere pubblico il ticket con l’esponente dem durante la campagna elettorale. Ma una volta arrivato al potere Terrile pare deciso a non fare prigionieri. Però non tra gli avversari, come minacciava Chiarotti, bensì tra i suoi compagni di partito. Nelle prossime ore sapremo se sarà caduta qualche testa.
Francesca Albanese (Ansa)