2019-05-18
Il filosofo comunista condanna il sesso senza amore
Slavoj Zizek è il più famoso pensatore radicale del mondo e si definisce «leninista». Ma celebra in libri e interviste la sessualità unita al sentimento: «Questo è il vero miracolo, la Chiesa lo aveva già capito». «La Chiesa sa molto bene che la sessualità è l'esperienza metafisica originale». O, per dirla in modo leggermente più comprensibile ai comuni mortali: «Il vero miracolo avviene quando queste due parti (amore e sessualità, ndr) coincidono, quando il sesso cioè è “transustanziato" in un atto d'amore». Ora, la cosa sorprendente non è che un filosofo celebri la comunione di sesso e amore. A stupire, piuttosto, è che a farlo sia Slavoj Zizek, ovvero il più celebre pensatore comunista (anzi, leninista, come si definisce) di tutto il mondo. Zizek è la rockstar della filosofia: ospite nelle emittenti televisive di tutto l'Occidente, sforna libri a raffica e ama apparire in video infilato in improbabili t-shirt, come un vero rocker, appunto. Soprattutto, però, come le rockstar di un tempo egli ama provocare, inerpicandosi in stravaganti «difese dell'indifendibile», socialismo reale compreso. Eppure, qua e là, il nostro è capace di far esplodere lampi di pura genialità, e di esprimere posizioni che più scorrette non si potrebbe, non fosse altro per il gusto di mandare in cortocircuito i suoi affezionati fan di sinistra. Le sue affermazioni su sesso e amore sono solo l'ultimo esempio. In Italia è da poco uscito il nuovo libro di Zizek, Come un ladro in pieno giorno. Il potere all'epoca della postumanità (Ponte alle Grazie). Per l'occasione, il celebre filosofo ha rilasciato un'intervista a Sette, allegato del Corriere della Sera. E ha tessuto l'elogio della monogamia. «Tutti i miei amici cercano di vendermi il poliamore», ha detto. «La promiscuità e spiritualizzata, non devi essere attaccato a una sola persona, hai aspetti diversi che diverse persone soddisfano, bla bla. Io dico, invece, che ormai l'appassionato amore vecchio stile sta diventando sovversivo». Qualche tempo fa, parlando con Repubblica, il pensatore sloveno aveva ribadito il concetto: «Sono un insospettabile uomo demodé», ghignava. E aggiungeva: «In realtà l'amore è molto più radicale del sesso. Il sesso può essere brutale, pragmatico, una risposta ai nostri bisogni immediati. L'amore ha invece un aspetto sublime, totale. Per questo quando amiamo accettiamo tutto, anche i difetti del partner. Perché non è una semplice prestazione». Non si tratta semplicemente di sparate utili ad aggiungere pepe alle conversazioni con i giornalisti. Zizek ha ampiamente trattato l'argomento in un libro intitolato Evento, pubblicato qualche tempo fa da Utet. Ai nostri giorni, spiegava, «la riproduzione è lasciata alle procedure biogenetiche che stanno rendendo superfluo il rapporto sessuale; il sesso stesso è trasformato in divertimento ricreativo; mentre l'amore è ridotto all'ambito della “soddisfazione emotiva". In questa situazione, è quanto mai prezioso ricordarsi di quei miracolosi momenti nei quali due di queste tre dimensioni possono ancora sovrapporsi». Di nuovo, l'elogio del sesso con amore, della monogamia, del matrimonio persino, anche se il nostro filosofo stravagante si è sposato ben quattro volte («Nessuno è perfetto», confessò a Repubblica. «Ma posso giurare che non ho mai avuto relazioni sessuali del tipo “una volta e via". Mai rimorchiato in un bar. Ogni volta sono disposto a illudermi, a credere che possa durare. Continuo a pensare che il sesso unito all'amore sia un'esperienza molto più intensa di quando è fine a sé stesso». Questo aspetto quasi «tradizionalista» stupisce, tanto più se si considera che le moderne teorie sulla promiscuità sessuale a tutti i costi e la moda del poliamore nascono proprio in ambito leninista, cioè nell'universo culturale a cui Zizek si dice più legato. Una delle prime teoriche di questo «libertinismo controllato» di matrice comunista fu Aleksandra M. Kollontaj, i cui scritti sono stati raccolti in un libro intitolato Amore e rivoluzione. Idee di una comunista sessualmente emancipata (Red Star Press). Nata a San Pietroburgo nel 1872, la Kollontaj fu un'esponente di punta del bolscevismo. Dopo la rivoluzione d'ottobre fu nominata Commissario del popolo, e fino al 1952, anno della morte, non smise di sostenere la fede comunista. Il suo pensiero sull'eros è sintetizzato in una «lettera alla gioventù lavoratrice» del 1923, in cui la signora spiega quale sia «l'ideale dei rapporti tra i sessi dal punto di vista dell'ideologia proletaria». «L'essere esclusivi in amore», scrive la bolscevica, «deriva naturalmente dalla forma di unione coniugale stabilita dall'ideale borghese». Un ideale che, ovviamente, merita di essere distrutto. Quasi cento anni dopo abbiamo visto quale sia stato l'approdo di tali idee sulla promiscuità. Da «strumento di liberazione della classe operaia» si sono trasformate nel grimaldello utilizzato dal neoliberismo per sfasciare tutte le istituzioni tradizionali, a partire dalla famiglia. Oggi il libertinaggio e la promiscuità sono propagandati allo scopo di indebolire i legami fra gli esseri umani e trasformarli così in soggetti fragili e facilmente manipolabili. Del resto il desiderio sfrenato è la cifra del sistema politico-economico dominante. Ecco perché autori come Zizek (ma pure il raffinato Byung-CHul Han e Diego Fusaro) tornano ad avventurarsi in territori più tradizionali. Mentre i progressisti di casa nostra continuano a battagliare contro i presunti «medievali», ecco che un comunista indica la via per la vera rivoluzione: l'amore.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)