
La pensionata: «Al Bullo dico: serve senso di responsabilità. Il Pd vuole ricucire con gli sbancati, ma la politica ci deve risarcire per chiudere lo strappo con la società. Troppe cose restano ancora coperte dal segreto»«La smettano di giocare con le parole, le querele e gli aspetti collaterali. C’è bisogno di responsabilità». Giovanna Mazzoni, ex dipendente pubblica ferrarese ora in pensione, aveva bond e azioni Carife, ora gestisce un piccolo negozio che rischia di dover chiudere per pagare gli avvocati. Ha perso un botto di soldi con le azioni della Cassa di risparmio, una delle quattro banche risolte con il contestato decreto del governo nel novembre 2015. Il rimborso automatico senza arbitrato è stato definito dal governo Renzi nell’aprile 2016 e riguarda tutti gli obbligazionisti che hanno acquistato i titoli entro il 12 giugno 2014 che devono avere due requisiti: un reddito lordo a fini Irpef fino a 35.000 euro annui o un patrimonio immobiliare fino a 100.000 euro. E la signora Mazzoni, che l’altro giorno ha scoperto pure di essere ancora nei pensieri di Matteo Renzi per le richieste di risarcimento danni, è rimasta fuori. Buggerata dalla banca, dal governo e ora anche beffata dal Rottamatore che ha annunciato di aver chiesto soldi a chiunque l’abbia attaccato in tv e sui giornali.Ha qualcosa da dire all’ex premier? «La parola giusta è senso di responsabilità. Vorrei che lui, Maria Elena Boschi e il Pd ora cercassero di rimediare».L’altro giorno, però, il nuovo segretario Nicola Zingaretti vi ha mostrato un’apertura.«Formalmente dalla politica e non solo dal Pd registriamo un atteggiamento diverso, ma il sospetto che sia solo di facciata resta».D’altra parte con lei il Pd qualcosa che è rimasto solo di facciata l’ha già fatto. Ci fu una querela.«Il rappresentante legale del partito, Francesco Bonifazi, depositò una querela per diffamazione che poi è stata ritirata».Ora, invece, gli esponenti del Pd, alcuni peraltro con la memoria davvero corta, vengono ai sit in.«Sono venuti a stringerci la mano Luigi Marattin e Debora Serracchiani». Infatti: il primo era il consigliere economico di Palazzo Chigi con il Rottamatore premier e lei una delle sue accolite. «Ci ha pensato Renzi a metterli in imbarazzo con l’annuncio delle richieste di risarcimento danni. Il Pd chiaramente ora vuole recuperare in credibilità e in sostegno. Ognuno fa il suo gioco».Possono fare ancora qualcosa per salvare il rapporto con voi sbancati?«Io auspico che tutti i partiti, non solo il Pd, lavorino per salvare il sistema in termini di ricucitura delle fratture. Ora che le partite occulte che si stavano giocando dietro le quinte in quel periodo sono venute alla luce, si può arrivare a risarcire i danni, in modo equo, con i rimborsi programmati e chiudere finalmente questa storia».I soldi ci sono.«Ci sono quelli fermi sui cosiddetti conti dormienti. Non è finanza pubblica, non sono fondi delle imposte, sono fondi dimenticati che provengono da tutti quei rapporti bancari non mobilitati da almeno dieci anni, ma questo ad alcuni politici forse ancora non è chiaro. Noi non vogliamo rubare ad altre categorie. Abbiamo subito un danno esorbitante e siamo incolpevoli. Un danno che è stato attuato senza che si potessero negoziare prima degli interventi che attenuassero le conseguenze».In quel momento avete trovato porte chiuse e nessun interlocutore.«Porte chiuse? Ci sono dei capitoli che sono ancora coperti da segreto. La commissione d’inchiesta guidata da Pier Ferdinando Casini ha raccolto tantissimo materiale che non è stato reso pubblico. Lo ha ribadito anche il premier Giuseppe Conte che su alcuni capitoli legati a Bankitalia e Consob ci sono motivi di riservatezza. Ovviamente questo non mi fa piacere. Vogliamo tenere le cose riservate? Operiamo con termini di equità. Noi sbancati in questa storia siamo la parte debole ma nota. Chi ha abusato, invece, è tutelato dalla segretezza. È uno Stato di diritto questo?». Tornando all’equità, lei ha dei suggerimenti?«Cassa di risparmio di Ferrara ha un grosso patrimonio di azioni di Banca d’Italia, che erano nel proprio patrimonio e che non si sa che fine abbiano fatto. Noi invochiamo che vengano trovati i meccanismi tecnici e operativi a livello di gestione di questi patrimoni detenuti dalle banche in modo che ci sia un recupero per tutti i danneggiati da questi eventi, la cui genesi è assolutamente ancora nebulosa e per quello che si viene a sapere, appare sempre più discutibile».Servirebbe una nuova commissione d’inchiesta.«Non nego che molti aspetti tecnici possano aver indotto alla prudenza anche il Movimento 5 stelle e la Lega ma siccome le questioni erano note già nel 2015, ovvero, ha detto Pier Carlo Padoan alla commissione d’inchiesta, già da marzo 2015, anche se non diffusi alla pubblica opinione, gli addetti ai lavori avrebbero dovuto prendere una posizione. Tutti i parlamentari dovrebbero essere già perfettamente edotti. I problemi tecnici dovrebbero, quindi, essere già stati appianati da tempo».E ora dal Pd se ne escono con un «volemose bene»?«Io non sono una persona che infierisce, a me importa che si ricompongano queste opposizioni che sono diventate anche capziose. Non si può speculare su banali battute. Smettiamola di giocare con le parole. Voglio ricordare a questi signori che il mio rimborso non è determinante per l’interesse nazionale, ma lo è per il sistema. Noi risparmiatori sbancati dobbiamo poter tirare un sospiro di sollievo. Sono emersi fatti imputabili ai vari soggetti, ma è giunta l’ora di rimediare e trovare una soluzione. I politici devono ripensare al danno che è stato fatto e partecipare al risanamento».
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






