2020-08-21
La riforma fiscale che fa felice solo l’Erario
Il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini (Ansa)
Presentata come una semplificazione per le partite Iva, in realtà favorisce esclusivamente le casse pubbliche. Versare le tasse ogni mese, e non più col sistema del saldo-acconto, significa assicurare allo Stato entrate costanti malgrado la crisi coronavirus.Una riforma fiscale senza semplificazioni e a vantaggio dei flussi di cassa dell'Erario. Questo l'obiettivo che il governo Conte vuole raggiungere cambiando il sistema di pagamento delle tasse per le partite Iva. Alcune settimane fa, Ernesto Maria Ruffini, direttore dell'Agenzia delle entrate, aveva infatti annunciato come si sta lavorando ad un processo di semplificazioni fiscale, che avrebbe consentito alle partite Iva di pagare mese per mese, o su base trimestrale, le tasse dovute e non in due tranche l'anno. Inoltre, se la novità fiscale dovesse andare in porto, non ci sarebbe neanche più il sistema di saldi e acconti.Questa dunque secondo il governo dovrebbe rappresentare la svolta fiscale per il 2021. E in un certo senso lo è. Ma tutta a favore dell'Erario e dei suoi flussi di cassa. «Si sono resi conto (il governo) che molte partite Iva non hanno redditi, finiranno in perdita, e altre ancora avranno redditi pari alla metà di quelli che di solito hanno (con riferimento al 2020). Durante il 2021 quando arriverà il momento degli acconti, dato che si possono versare in base al reddito dell'anno precedente, diversi anche se avranno cominciato a guadagnare pagheranno di meno», dichiara Enrico Zanetti, fondatore di Eutekene e vice ministro dell'Economia e delle finanze (2014-2016). E questo comporterà il fatto che il governo per il 2021 avrà incassi molto bassi e dovrà aspettare il 2022 per poter raccogliere qualcosa. E questo se l'anno prossimo dovesse andare economicamente bene, altrimenti il tutto è ancora rimandato. Per ovviare a questo problema si è dunque pensato di introdurre una riforma fiscale che costringerà le partite Iva a versare ogni mese un po' di tasse. Il tutto è ovviamente stato venduto come una semplificazione, ma di fatto così non sarà. Al momento, infatti, i contribuenti fanno i conti e versano le imposte dovute in 2 tranche l'anno. Con le novità fiscali, invece, si dovranno calcolare e versare le imposte ogni mese. E quindi ci saranno 12 adempimenti contro i 2 attuali. «Se fosse veramente una cosa a vantaggio dei contribuenti basterebbe introdurla in modo opzionale come facoltà. Chi non ha voglia di imbarcarsi in questa cosa continuerà a fare come adesso, chi invece è convinto che sia una meravigliosa semplificazione la potrà fare» continua Zanetti. Il nuovo meccanismo va infatti esclusivamente a vantaggio dei flussi di cassa dell'Erario. Questo nel 2021, se la riforma fiscale dovesse partire, inizierà a ricevere ogni mese tasse inerenti agli incassi dell'anno in corso, e non con riferimento al 2020. Tenendo conto poi, che l'anno che stiamo vivendo ha messo in ginocchio l'economia e molte partite Iva non hanno redditi, per le casse del governo la riforma fiscale, così come studiata, sarebbe la soluzione ad un secondo anno barcollante. Da tenere presente che le entrate tributarie e contributive nei primi sei mesi del 2020 hanno evidenziato, nel complesso, una diminuzione del 7,4% (-24.194 milioni di euro) rispetto all'analogo periodo dell'anno 2019. E a questi si dovranno aggiungere gli ultimi sei mesi dell'anno che di certo non ribalteranno la situazione finanziaria. Questa situazione è ovviamente dovuta allo slittamento di diverse scadenze fiscali, vista la pandemia globale di Covid-19 che ha colpito. E le entrate per il 2021, con il sistema fiscale non modificato, non porteranno di certo un gettito più positivo, dato che le imposte si pagano in base a quanto realizzato nel 2020. La riforma è dunque «un modo legittimo per andare in contro alle esigenze dell'Erario di avere flussi di cassa più stabili. Però, non puoi dirmi che lo fai per le partite Iva», conclude Zanetti. E infatti il governo, per far digerire la novità sta cercando di far passare la riforma fiscale, così come descritta, come una semplificazione e un'innovazione rispetto al passato. Il problema è che non è del tutto vero. In primis se un contribuente volesse pagare, ad oggi, ogni mese un po' di tasse lo potrebbe già tranquillamente fare. Inoltre, da ricordare come le partite Iva e tutti gli altri contribuenti arrivano da un anno (il 2020) che economicamente non è stato favorevole. E dunque imporgli ogni mese di pagare tasse e fare calcoli potrebbe mettergli in ulteriore difficoltà finanziaria. Inoltre, il modificare il metodo di pagamento (ogni mese al posto che due volte l'anno) non incide sulla quantità di tasse che si devono pagare. Questa la si cambia agendo sulle aliquote fiscali, le detrazioni o le deduzioni. Alla fine si paga la stessa somma con la diversità che le partite Iva dovranno fare i conti e pagare 12 volte l'anno al posto che due. E senza considerare l'incognita economica del 2021.
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