2020-09-02
La rete unica Tim-Cdp fa infuriare Grillo. Dall’amico della Cina attacchi agli Usa
Il comico chiede un'infrastruttura pubblica e accusa l'America, coinvolta attraverso il fondo Kkr, di rubare dati a tutto il mondo.Uno che non sa perdere e si lagna. Un sore loser, come lo chiamerebbero gli americani. È il caso di Beppe Grillo che, dopo settimane di quella che molti hanno interpretato come una campagna sia riservata sia palese contro l'ingresso del fondo Usa Kkr nell'intesa Tim-Cdp per la rete, ha diffuso ieri sui suoi canali social un video per metà di recriminazione e per l'altra metà quasi di scarico di responsabilità, come per far capire a qualcuno (a Pechino?) che l'esito della partita non è stato colpa sua.«Eravamo proprio lì, a un passo per unificare tutta la rete in un'autostrada pubblica, eravamo a un passo per farlo e siamo rimasti in bilico…». Poi una lunga geremiade sui dati e su chi li gestirà, numerosi ammiccamenti alla logica del «tutto pubblico» («Perché devo essere solo una risorsa e non un cittadino?»), come se soltanto una proprietà integralmente pubblica potesse essere garanzia di buona gestione e conservazione dei dati, fino allo sfogo finale rivelatore: «I cinesi sono dei dittatori perché non permettono agli americani di prendere i dati dei cinesi? Ma allora non è una dittatura quella degli americani che “ciucciano" i dati di tutto il mondo?». Per carità, non è mai facile interpretare Grillo in modo univoco quando gioca a fare il fool, quando oscilla con indubbio talento tra scherzo, visione futurizzante e messaggio politico concretissimo ai suoi deputati e ministri. Certezze non ce ne sono, però ci sono più indizi che possono condurci nella direzione forse più probabile. Primo indizio: ieri, questo sfogo con finale esplicitamente anti Usa. Secondo indizio: sei giorni fa, sempre sul «sacro blog», un fiammeggiante intervento del professor Fabio Massimo Parenti, con toni antiamericani degni di pubblicazioni cinesi o iraniane, e, anche in quel caso, un'accorata difesa del 5G cinese in contrapposizione ai moniti Usa: «Le accuse contro la Cina sono fabbricate. Prendiamo il classico esempio della questione 5G e dei rapporti tra governo e aziende: le reti statunitensi e le società statunitensi hanno spiato costantemente il mondo intero. Dagli anni Settanta, almeno sette programmi di sicurezza nazionale hanno dettato una stretta collaborazione tra le società private statunitensi e le agenzie governative per scopi strategici. Ciò significa che gli operatori, le app, i cloud e le reti controllate da società degli Stati Uniti non sono sicure, sono vulnerabili e sono politicamente collegate al governo degli Stati Uniti e ai suoi interessi particolari. Partendo da questa verità storica, si può facilmente comprendere l'insensatezza delle accuse statunitensi nei confronti delle multinazionali cinesi». Terzo indizio (che invece doveva essere piaciuto a Grillo): il Dpcm del 7 agosto con cui il Consiglio dei ministri dava un primo semaforo verde a Huawei. Quarto indizio: poco prima di Ferragosto, un altro durissimo (e stavolta tecnicamente confuso) intervento del comico contro gli «investitori stranieri» da stoppare se basati su logiche finanziarie, altra bordata da molti interpretata contro Kkr. Quinto indizio: la famosa e assolutamente irrituale telefonata con cui Giuseppe Conte, il 4 agosto scorso, mentre era in corso un delicato cda, avrebbe chiamato l'ad di Tim Luigi Gubitosi, a quanto pare nel tentativo di stoppare l'offerta di Kkr.Poi però le cose hanno preso un'altra piega: si sono registrati l'intesa di Tim e Open fiber, l'accordo di Tim con Kkr e Fastweb, e la nascita di una nuova società di cui Tim avrà il 58%, Kkr il 37,5% e Fastweb il 4,5%, con relativo via libera di Cdp. E ieri proprio l'ad di Cdp, Fabrizio Palermo, in un lungo colloquio con il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, ha battezzato l'operazione. Insomma, a un certo punto qualcuno o qualcosa ha fatto saltare lo schema più gradito al comico, e Grillo dev'esserci rimasto male, forse insieme - chi può saperlo? - ad altri suoi eventuali interlocutori, magari spiazzati dal ruolo del fondo Usa, visto da molti come un argine a intese con Huawei. Nei Palazzi romani, c'è chi ricorda quelle strane giornate pre natalizie (eravamo a dicembre 2019) quando Grillo si presentò a Roma indossando una vistosa mascherina nera (oggetto che in quel momento nessuno aveva motivo di portare sul viso) e mormorando ai cronisti: «Per proteggermi da voi, mi proteggo un po' dai vostri virus». Poi, con un gioco lessicale che - interpretato a posteriori, alla luce del Covid esploso molte settimane dopo - fa pensare, accennò alle sardine come a un «movimento igienico sanitario» («Vogliono igienizzare la società», disse). Magari l'uso di quelle parole fu solo un caso, come l'aver indossato la mascherina. Qualche settimana prima, a fine novembre, sempre a Roma, ci furono due visite in 24 ore del comico all'ambasciatore cinese, circostanza che Grillo spiegò - si fa per dire - con queste parole: «Gli ho portato del pesto e gli ho detto che se gli piacerà dovrà avvisarmi in tempo perché sarei in grado di spedirne una tonnellata alla settimana, sia con aglio che senza, per incoraggiare gli scambi economici». Davvero avranno parlato solo di pesto alla genovese, basilico e aglio?