2020-04-23
Nonni agli arresti, mafiosi liberi
Mentre fa uscire gli stragisti, il governo tiene segregati in casa i meno giovani. «È per il vostro bene», dicono da Palazzo Chigi. Ma la scusa sa di presa in giro. Un piano inquietante che fa a cazzotti con la Costituzione.Siccome due mesi sembrano pochi, il governo progetta di rinchiudere in casa gli anziani per altre settimane. «Lo facciamo per il loro bene», fanno capire gli scienziati della maggioranza, «perché le persone di una certa età sono le più colpite dall'epidemia di Covid-19». Per loro il fine pena verrebbe rinviato a data da destinarsi, cioè a quando il coronavirus sarà sotto controllo, e questo vorrebbe dire che i domiciliari potrebbero prolungarsi per giorni o per mesi. Ovviamente dai 60 anni in su (questa l'ipotesi al vaglio) gli italiani sentitamente ringraziano, rassicurati dalle amorevoli attenzioni di chi, in nome della salute, vuole sottrarre loro anche il diritto di fare ciò che vogliono della propria vita. Che la reclusione in casa non possa essere comminata per fasce di età, perché la Costituzione stabilisce che non vi possano essere discriminazioni fra i cittadini, né per sesso né per religione e dunque tantomeno in base all'anagrafe, non pare impensierire le varie task force ministeriali, quella di Vittorio Colao in testa, le quali insistono a parlare di riaperture scaglionate. Di certo tutto ciò dovrebbe preoccupare e non poco gli italiani, i quali però, da ieri, hanno un motivo in più per infuriarsi. Infatti, mentre grazie al Covid-19 molti rischiano di veder prolungati gli arresti, altri se li vedono revocare per gli stessi motivi. Il nome del beneficiato dal coronavirus probabilmente non vi dirà nulla, tuttavia Francesco Bonura è un capomafia da tempo in prigione in regime di 41 bis, cioè senza poter godere di benefici e pressoché in condizioni di isolamento per motivi di sicurezza. Il boss a capo della famiglia di Uditore, da pericoloso criminale si è però all'improvviso trasformato in un pensionato da accudire a casa, lontano dai rigori del carcere.Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria il 21 marzo ha infatti invitato i direttori dei reclusori a segnalare all'autorità giudiziaria i detenuti affetti da malattie croniche con età superiore ai 70 anni. Vi risparmiamo l'elenco delle patologie che rendono abili alla scarcerazione, perché si fa prima a dire che dal diabete all'insufficienza renale, dal mal di cuore all'apparato respiratorio, c'è praticamente di tutto. Dunque, in base alla direttiva del Dap, a Bonura, affiliato alla sanguinosa mafia corleonese, quella, per intenderci, guidata da Bernardo Provenzano, è stato concesso di tornarsene a casa. A firmare il provvedimento e a far aprire i cancelli della prigione di Opera, dove il boss era detenuto, secondo quanto ha ricostruito L'Espresso sarebbe stato il tribunale di Milano, il cui dispositivo però ora rischia di fare scuola. Già infatti si parla di un effetto domino che potrebbe provocare un liberi tutti, perlomeno per quei condannati per reati gravi che abbiano compiuto i fatidici 70 anni. Tra costoro ci sarebbe perfino il temuto Leoluca Bagarella, altro capo dei capi in regime di 41 bis, che con la scusa del rischio di contrarre il Covid-19 potrebbe vedersi schiudere la porta della cella. Come Bonura, Bagarella potrebbe vantare un'età che gli dà diritto alla scarcerazione per epidemia. E insieme con lui ci sarebbero altri pezzi da novanta del calibro di Nitto Santapaola (81 anni) e Pippo Calò (88), ritenuto il cassiere della mafia e condannato a diversi ergastoli. Perfino il boss della camorra, il celebre Raffaele Cutolo potrebbe ottenere ciò che finora gli è sempre stato negato, mentre altri nomi di minor spicco pare che abbiano già ottenuto i domiciliari sempre grazie all'epidemia. Le rivolte in carcere delle scorse settimane avrebbero insomma ottenuto ciò che si prefiggevano, ovvero l'allentamento dei cordoni, non solo per quei detenuti per reati ritenuti non particolarmente gravi, ma anche per chi ha sulle spalle condanne pesantissime, tali da escludere sconti di pena. Nei giorni di rivolta, all'interno della maggioranza qualcuno aveva invocato l'indulto, suscitando le reazioni dell'opposizione. Ma non c'è stato neppure bisogno di un provvedimento parlamentare di clemenza, perché, grazie alla sospensione di fatto della democrazia, con Camera e Senato ridotte a lavorare a mezzo servizio e un Paese governato per decreto del presidente del Consiglio, è stata sufficiente una circolare del Dap, cioè di un dipartimento che dipende dal ministero della Giustizia. Così, mentre si scarcerano gli ergastolani, ai nonni con la fedina penale pulita l'ergastolo lo si vuole infliggere. Tutto ovviamente in nome della salute, ma non si sa bene di chi. Di certo non quella degli italiani in regola con la legge.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)