
La comandante querela il vicepremier e chiede che gli vengano chiusi i profili Twitter e Facebook. Lui ironizza: «Quindi posso usare solo Instagram?». A Borgo Mezzanone i clandestini tirano pietre ai poliziotti, mentre Mediterranea denuncia attacchi hacker russi. La giornata di ieri sul fronte della lotta all'immigrazione selvaggia rende plasticamente l'idea di quanto la propaganda della sinistra sia lontana anni luce dalla realtà. Mentre i paladini delle Ong solidarizzavano con Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, che ha querelato Matteo Salvini chiedendone la chiusura dei profili Facebook e Twitter, a Borgo Mezzanone - pochi chilometri da Foggia - andava in scena una protesta a colpi di pietre contro gli agenti di polizia, motivata dall'abbattimento di alcune baracche abusive all'interno del (tristemente) famigerato ghetto popolato da extracomunitari.Partiamo da qui, dalla vita vera: sono le 9 del mattino quando su ordine della Procura di Foggia le ruspe tornano all'interno del ghetto, un agglomerato abusivo che sorge accanto al centro richiedenti asilo. È la quarta operazione di ripristino della legalità in questo insediamento nel quale vivono circa 1.500 immigrati, per la maggior parte africani, costruito su 165 ettari di proprietà dell'Aeronautica Militare. Poliziotti, carabinieri, finanzieri e militari dell'Esercito, 150 divise in totale, hanno il compito di scortare gli operai che, con le ruspe, devono demolire circa 40 manufatti, tra i quali ci sono case a luci rosse, ristoranti, abitazioni in tufo e anche la bottega di un gommista. È l'ultimo di una serie di interventi programmati da Procura e Prefettura foggiane: il 20 febbraio e il 26 marzo erano state abbattute 21 baracche ad uso commerciale, altre case a luci rosse, una discoteca e un «negozio» di parrucchiere. Poi le ruspe sono tornate il 17 aprile, per abbattere altre 19 baracche, 17 delle quali destinate ad abitazioni in cui vivevano 56 immigrati; due strutture, comunicanti tra loro, erano utilizzati come centri per la prostituzione. Le ruspe iniziano a buttar giù i primi manufatti, l'operazione prevede lo smantellamento di 35 baracche. Dei 64 immigrati che le abitano, uno solo ha accettato la proposta della Regione Puglia e della Prefettura di Foggia di trasferirsi in un alloggio dignitoso: è un ragazzo afghano di circa 25 anni, richiedente asilo politico, che ha ottenuto un alloggio nel cento richiedenti asilo. Gli altri sono quasi tutti irregolari, nel pomeriggio scatta la ribellione: un manipolo 200 immigrati protesta con veemenza contro le forze dell'ordine, in 50 si barricano all'interno di alcune baracche per cercare di impedire la demolizione di tre manufatti in lamiera adibiti a ristorante. Inizia un fitto lancio di pietre contro le forze dell'ordine, che usano i lacrimogeni per sedare i tumulti. Alla fine, alcuni agenti risultano feriti leggermente e lo smantellamento può andare avanti, mentre la solita rete di associazioni protesta contro la demolizione. «Avanti con le ruspe», commenta il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, «per il definitivo smantellamento dell'insediamento abusivo, come abbiamo già fatto a San Ferdinando. Nessuna tolleranza per l'illegalità. Siamo orgogliosi di passare dalle parole ai fatti».Ovviamente, la sinistra è totalmente afona su quanto avviene a Borgo Mezzanone, perché troppo impegnata a venerare la sua nuova eroina: Carola Rackete. La pulzella tedesca, lo ricordiamo, è sotto inchiesta ad Agrigento per resistenza o violenza contro nave da guerra e resistenza a pubblico ufficiale e per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, in relazione allo sbarco di extracomunitari operato dalla nave che comandava. Eppure, con una manovra spericolata, ha deciso di querelare lei Salvini, chiedendo pure il sequestro preventivo dei profili sociali riconducibili al leader del Carroccio, perché, si legge nell'esposto che la capitana presenterà oggi alla Procura di Roma, «le pagine Facebook e Twitter, che hanno pubblicato e condiviso i post e le riprese video» dal contenuto ritenuto lesivo della propria reputazione, «possono contare su numerosissimi utenti». Bisogna chiudere i profili social di Salvini, secondo Carola Rackete, perché «istigano a delinquere» e «le esternazioni che qui si denunciano non vengono fatte all'interno delle funzioni svolte da Matteo Salvini nella sua qualità di ministro, ma costui si fa forte di quella qualità per potenziare in modo dirompente il messaggio d'odio». Salvini riesce a prenderla con ironia: «La comunista tedesca», commenta il vicepremier, «quella che ha speronato la motovedetta della Guardia di Finanza, ha chiesto alla Procura di chiudere le mie pagine Facebook e Twitter. Non c'è limite al ridicolo. Quindi posso usare solo Instagram?».Infine, frigna anche la Ong Mediterranea Saving Humans, le cui imbarcazioni Alex e Mare Jonio sono sotto sequestro. La Ong denuncia che il proprio sito Web, utilizzato per raccogliere fondi per l'acquisto di nuove navi, sia sotto attacco di hacker russi. «Il sito», comunica la Ong, «ha subìto innumerevoli attacchi informatici da server russi che l'hanno momentaneamente compromesso e che denunceremo alle autorità competenti». Manco a dirlo Matteo Orfini, deputato Pd, invita a donare soldi a Mediterranea.
La caserma Tenente Francesco Lillo della Guardia di Finanza di Pavia (Ansa)
La confessione di un ex imprenditore getta altre ombre sul «Sistema Pavia»: «Il business serviva agli operatori per coprire attività illecite come il traffico di droga e armi. Mi hanno fatto fuori usando la magistratura. Il mio avversario? Forse un parente di Sempio».
Nel cuore della Lomellina, dove sono maturate le indagini sull’omicidio di Garlasco e dove sono ora concentrate quelle sul «Sistema Pavia», si sarebbe consumata anche una guerra del riso. Uno scontro tra titani europei della produzione, che da sempre viaggia sotto traccia ma che, ora che i riflettori sull’omicidio di Chiara Poggi si sono riaccesi, viene riportata alla luce. A stanare uno dei protagonisti della contesa è stato Andrea Tosatto, scrittore con due lauree (una in Psicologia e una in Filosofia) e una lunghissima serie di ironiche produzioni musicali (e non solo) sul caso Garlasco. Venerdì ha incontrato Fabio Aschei, che definisce «uno con tante cose da raccontare su ciò che succedeva nella Garlasco di Chiara Poggi».
Outlook IEA aumenta la domanda di petrolio. Dominio green cinese con il carbone. CATL porta in Spagna 2.000 lavoratori cinesi. Sanzioni USA sui chip, Pechino in difficoltà. Nord stream, scontro Polonia-Germania.
Non solo i water d’oro: dettagli choc nell’inchiesta che scuote i vertici del Paese. I media locali: la gente è senza luce e quelli se la spassano. La Corte dei Conti Ue già nel 2021 parlava di corruzione insanabile.
Con lo scandalo nel settore energetico è iniziato il momento più buio per il presidente Zelensky. I vertici di Kiev tentano di prendere le distanze dai protagonisti dell’inchiesta sulla corruzione. Ma con scarsi risultati. Il popolo è ben consapevole che chi conduceva una vita agiata faceva parte della cerchia ristretta del leader.
Toghe (Ansa)
Invece di preoccuparsi delle separazioni delle carriere, l’Associazione magistrati farebbe bene a porsi il problema dei tanti, troppi, errori giudiziari che affliggono la macchina della giustizia.
Non penso a quel pastore sardo che ha trascorso più di 30 anni dietro le sbarre prima di essere dichiarato innocente. Né alludo al giallo di Garlasco, dove a 18 anni di distanza dall’omicidio e a dieci di carcerazione del presunto colpevole, la parola fine sull’assassinio di Chiara Poggi non è ancora stata pronunciata. No, se invito l’Anm a mettere da parte la battaglia sul referendum e a pensare di più a come le decisioni di un magistrato incidono sulla vita delle persone che non hanno colpe è perché mi ha molto impressionato la vicenda di quel bambino di nove anni che la magistratura ha consegnato alla sua assassina.
Non penso a quel pastore sardo che ha trascorso più di 30 anni dietro le sbarre prima di essere dichiarato innocente. Né alludo al giallo di Garlasco, dove a 18 anni di distanza dall’omicidio e a dieci di carcerazione del presunto colpevole, la parola fine sull’assassinio di Chiara Poggi non è ancora stata pronunciata. No, se invito l’Anm a mettere da parte la battaglia sul referendum e a pensare di più a come le decisioni di un magistrato incidono sulla vita delle persone che non hanno colpe è perché mi ha molto impressionato la vicenda di quel bambino di nove anni che la magistratura ha consegnato alla sua assassina.





