2019-01-10
La polizia francese accusa l’Eliseo: «Mente sui gilet e ci mette a rischio»
Uno dei maggiori sindacati di categoria: «Sabato 300.000 manifestanti, non 50.000 come dice il ministero». Le violenze contro le forze dell'ordine? «L'aggressività verbale di Macron & C. porta alla radicalizzazione».«Il governo Philippe ha preso una deriva autoritaria». Il rappresentante degli agenti Michel Thooris: «Sgombriamo chi protesta, mentre gli spacciatori controllano le banlieue indisturbati».Lo speciale comprende due articoli. I gilet gialli che scendono in piazza ogni sabato da due mesi a questa parte sono più numerosi di quanto voglia far credere il governo francese. Come afferma il sindacato indipendente di polizia France police - Policiers en colère lo scorso sabato, in occasione dell'ottavo atto della protesta i cittadini in piazza erano almeno 300.000 invece che 50.000, come annunciato dal ministero dell'Interno a fine giornata. Lo stesso ministero che aveva schierato 56.500 agenti delle forze dell'ordine.Già da solo il rapporto tra manifestanti e agenti genera qualche interrogativo. La matematica non è un'opinione: o a ogni gilet giallo era incollato un poliziotto o gendarme, cosa alquanto improbabile, oppure il numero dei manifestanti era più elevato di quello recensito dalle autorità. Fin dalle prime settimane della protesta in giallo, Emmanuel Macron ed Édouard Philippe, hanno fatto di tutto per cercare di sminuire la portata del movimento di contestazione. Quando si contavano i presidi sulle rotonde, i media mainstream diffondevano come pappagalli le cifre fornite dalle autorità. Peccato che bastasse collegarsi con i siti dei gestori autostradali per constatare che il numero di interruzioni alla circolazione era più alto di quello ufficiale.In un comunicato il sindacato ha anche commentato le aggressioni agli agenti, come il pestaggio per cui è stato arrestato il campione di pugilato Christophe Dettinger, dicendo: «Ci congratuliamo con la stragrande maggioranza dei gilet gialli che manifesta pacificamente, ma condanniamo gli agitatori e i picchiatori infiltrati nel movimento sociale. Deploriamo l'estrema aggressività verbale e le dichiarazioni infiammatorie dei macroniani che oggi portano alla radicalizzazione e alla violenza contro i nostri colleghi. È intollerabile». Secondo il sindacato, insomma, la linea dura imposta dal governo aizzerebbe gli animi e metterebbe a rischio gli agenti in prima linea.La strategia volta alla demonizzazione dei gilet gialli comunque non dà frutti anche perché l'élite presidenziale francese non perde occasione per fare passi falsi. Ad esempio ieri il progetto di «gran dibattito nazionale» voluto da Macron per riallacciare con i francesi ha già perso il presidente. Chantal Jouanno ha gettato la spugna dopo che il quotidiano La Lettre A ha reso pubblico il suo compenso: 14.700 euro lordi al mese, ovvero 176.000 all'anno. Roba da «vecchio mondo», quello che l'attuale inquilino dell'Eliseo aveva promesso di smantellare. E invece l'abitudine delle poltrone d'oro non si è persa. Com'era facile immaginare, in molti si sono scatenati sui social mentre le opposizioni sono partite all'attacco. Non è stato facile per Philippe - apparso in conferenza stampa - cercare di nascondere il nervosismo e l'imbarazzo provocati dall'uscita di scena: «Ho preso atto delle delle dimissioni di Chantal Jouanno, me ne rammarico [...] prima di tutto perché arrivano tardi nel processo. È una complicazione supplementare nell'organizzazione del dibattito». Le parole del primo ministro non sono state sufficienti a rispondere ai numerosi interrogativi che rimangono sull'iniziativa. Ad esempio, in molti si chiedono quali argomenti potranno essere trattati. Come ha confermato il portavoce del governo, Benjamin Griveaux: «L'aborto, la pena di morte e il matrimonio per tutti non saranno sul tavolo».Gli argomenti che interessano i francesi però sono proprio quelli vietati. Tra il 15 dicembre e il 4 gennaio i cittadini hanno potuto partecipare a una consultazione online lanciata dal Consiglio economico sociale e ambientale. Ebbene, tra i 9.000 contributi registrati alla fine dell'iniziativa, 5.900 richiedevano l'abrogazione della legge Taubira che ha introdotto il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso.Che la Francia reale sia diversa da quella osservata con un binocolo dalle finestre dell'Eliseo? Non sembra che il presidente transalpino si ponga questa domanda. Forse è anche per questo che non appena esce dal suo palazzo Emmanuel Macron viene contestato. È successo anche ieri all'inaugurazione della nuova struttura di allenamento della federazione francese di pallamano. Alcuni gilet gialli e rappresentanti dei sindacati lo hanno accolto a suon di fischi. Ma il leader francese ha preferito fare ancora lo sbruffone. Le telecamere dei media hanno intercettato una rapida risposta di Macron a una delle personalità presenti alla cerimonia che accogliendolo gli ha chiesto: «È dura eh?». «È in questi momenti che si fa interessante…» ha risposto il presidente. Come dire: non ho paura di nessuno. Me ne frego.