2025-03-17
La piazza elitaria spacciata per realtà
Anche a prendere per buona la cifra dei 30.000 manifestanti, all’evento pro Europa c’era l’equivalente della popolazione di Abbiategrasso e meno di quella di Canicattì. Ma basta una sfilata di vip a dare rilevanza politica a questo ritrovo intimo? Chi organizza una manifestazione sostiene sempre che sia riuscitissima e per poterlo dire quasi sempre spara numeri che sono lontani dalla realtà. Ma mettiamo anche che sabato a piazza del Popolo in favore dell’Europa si siano radunate 30.000 persone, come dicono gli organizzatori, tra i quali l’editorialista di Repubblica Michele Serra. I manifestanti erano tanti, come sostengono politici e giornalisti, o erano pochi? Innanzitutto cominciamo con il dire che 30.000 persone equivalgono più o meno agli abitanti di Abbiategrasso e Buccinasco, due comuni dell’hinterland milanese. Ma 30.000 sono meno dei cittadini di Canicattì, in Sicilia, e di Vibo Valentia, in Calabria. Secondo voi, nel caso in cui domani gli abitanti di Abbiategrasso o di Canicattì si radunassero in piazza, non per protestare ma per sostenere l’unità di qualche cosa e fra l’altro senza neppure essere d’accordo fra loro su che cosa spalleggiare, otterrebbero la prima pagina dei giornali e l’apertura dei telegiornali? La domanda è retorica: ovvio che no. A nessun giornalista sano di mente verrebbe in testa di dedicare il titolo più importante dell’edizione a un fatto che riguarda un duemillesimo della popolazione italiana. Sì, è vero, in piazza del Popolo erano radunati nomi illustri, tra i quali Roberto Vecchioni e Claudio Bisio, Maria Elena Boschi ed Elly Schlein, Corrado Augias ed Ezio Mauro, Paolo Gentiloni e Nicola Fratoianni. Ma basta un’adunata di vip a giustificare l’attenzione dedicata da giornali e telegiornali? E allora, quando Sergio Cofferati e la sua Cgil dissero che al Circo Massimo c’erano tre milioni di persone, che si doveva fare oltre all’edizione straordinaria? Cambiare il palinsesto di Rai e Mediaset per fare una diretta lunga una settimana oppure un mese? Riconvertire tutti i giornali, compreso Famiglia Cristiana, rinominandola Famiglia Cofferati e compagni? Io credo che in nessun altro Paese al mondo la stampa, intesa come quotidiani e tv, dedicherebbe tale attenzione a un evento di nessuna rilevanza politica, per di più partecipato da una minoranza e senza un obiettivo chiaro. Che cosa volevano i manifestanti, oltre a indossare la bandiera europea come un abito (la Boschi avvolta dal drappo blu elettrico con le stelline sembrava una diva pronta per la notte degli Oscar)? Nessuno lo ha capito. Volevano la Ue e anche la pace, anche se la prima per il momento vuole solo le armi. Più che contro la Russia erano contro Trump, anche se ad aver dichiarato guerra è stato il primo. Vorrebbero che l’Ucraina combattesse fino alla fine, però senza che nessuno di loro sia disponibile a finire in trincea. Insomma, la loro presenza era la dimostrazione dell’inconcludenza di una parte politica, utile solo a sottolineare che non sono d’accordo neanche fra di loro.Però mi ha molto colpito, nel giorno in cui tutti hanno dedicato spazio alla manifestazione in piazza del Popolo, un articolo apparso sul Corriere della Sera. Mentre da un lato si celebrava l’adunata della sinistra e degli intellettuali per la pace, dall’altro Federico Rampini descriveva le cene delle élite americane ai tempi di Donald Trump. Il racconto metteva in evidenza lo psicodramma di giornalisti e personalità, tutti affranti, da San Francisco a New York, per l’avvento del magnate. Alcuni sono pronti a espatriare, chi per ritirarsi in esilio in Costa Azzurra o in Provenza, altri decisi a migrare in Toscana o in Umbria, dove ognuno di loro possiede un buen retiro. A parte che questa idea dell’esilio l’ho già sentita (quando vinse Berlusconi, fior di intellettuali come Umberto Eco e Vincenzo Consolo si dichiararono pronti a far le valigie senza però mai fissare la data della partenza), Rampini giustamente osserva che nessun operaio del Michigan avrebbe la possibilità di autoesiliarsi in Francia o Italia e conclude che gran parte delle cose che si leggono a proposito di Trump sono la reazione di un’élite, angosciata per l’ascesa di un signore che ritengono fascista.Così, ripensando alla manifestazione pro Europa, mi sono convinto che anche noi, nel nostro piccolo (30.000 persone) abbiamo le nostre élite giornalistiche che parlano alle élite politiche. Ma purtroppo al momento nessuno degli appartenenti a questo circolo ristretto «minaccia» di esiliarsi all’estero. Potrebbero però auto convocarsi a Canicattì o a Buccinasco e lasciarci in pace.