2021-06-21
La pianta milleusi che cura la tosse, fa bene ai capelli ed eccita il desiderio. Incredibile rucola
La sue proprietà sono note sin dai tempi antichi: aiuta l'intestino e il fegato, favorisce la digestione e, si dice, ha effetti afrodisiaci.La variante regionale laziale è «rughetta», tanto che Vincenzo Cardarelli definì Roma «la città dei giardini pensili, dei vasi di rughetta sui davanzali». Forse oggi, col caos rifiuti dell'amministrazione Raggi, avrebbe trasformato altri oggetti del panorama romano in icone, come i monti di sacchetti dell'immondizia fuori dai bidoni stradali che nessuno svuota. Rughetta è però lemma che gli extralaziali, giustamente, conoscono soltanto come diminutivo di ruga, ossia il solco epidermico dovuto all'età, e non come versione regionale di ruchetta. Ma la questione dei nomi non finisce qui. Diciamolo subito, perché è l'unico aspetto complesso: da un punto di vista botanico, rucola e ruchetta non sono la stessa cosa. I due lemmi vengono spesso considerati sinonimi e usati per indicare quella che si crede sia un'unica pianta e che si chiama indifferentemente ruchetta o rucola (e naturalmente nel Lazio sia la rucola, sia la ruchetta vengono assimilate sotto l'unico nome di rughetta), ma no, lo ripetiamo: rucola e ruchetta non sono la stessa cosa. La rucola è la specie botanica Eruca vesicaria (L.) Cav., pianta erbacea annuale della famiglia delle Brassicaceae anche dette Crucifere, genere Eruca. La troverete indicata anche come Eruca sativa, Eruca vesicaria subsp. sativa, Brassica eruca, Eruca eruca, Raphanus eruca e troverete sinonimi come ruca, aruca, erba ruga, guritta. Originaria dell'area del bacino del Mediterraneo e del centro nord asiatico, oggi è coltivata in molte altre zone del mondo, e ormai da noi si trova nei supermercati, coltivata in serra, tutto l'anno. Cresce anche spontanea cioè selvatica nei prati e a bordo strada, all'incirca fino ai 200 metri di altitudine, da gennaio a giugno (questa sarebbe la sua stagionalità da coltivata in campo aperto), tuttavia sconsigliamo di coglierla in prossimità di luoghi molto trafficati che con molta probabilità sono troppo inquinati per fare raccolta di erbe spontanee.Coltivare la rucola, anche in vaso, è molto facile e vi consigliamo di provare. Le foglie non vanno raccolte né troppo giovani, perché darebbero poco in termini di quantità, né troppo vecchie: il momento giusto è quando sono alte circa 10 cm, va bene anche a 6, ma non oltre i 15. Dopo la raccolta la pianta ricaccia le sue foglie qualche altra volta e si può raccogliere ancora, anche dopo la fioritura, ma di solito si raccoglie solo ante fioritura perché la qualità delle foglie di una rucola fiorita è più bassa. Con la fioritura, infatti, il ciclo della pianta si avvia al suo termine: a quel punto, si lasciano dunque maturare le silique cioè i baccelli che contengono la semente con la quale si ripianterà la rucola. Osserviamo il caratteristico fiore: ha sei stami, quattro sepali e quattro petali disposti a croce come tutte le Crucifere (da questo tipico fiore a croce deriva il nome della famiglia botanica) di un colore giallo così pallido da trascolorare nel bianco perla, con delicate striature violacee e verdognole. Googlate, come dicono i giovani, cioè cercate in Internet «fiore di Eruca sativa» e resterete incantati. Sappiate che quello di rucola (e di ruchetta) sono fiori eduli e se avete la fortuna di coltivare la vostra rucola o raccoglierla selvatica potete anche usarli in cucina.Le foglie della rucola, di un verde molto vivo, sono sostenute da piccoli fusti glabri uniti alla base e sono disposte a rosetta, hanno forma lunga che ricorda una lancia e margini dentellati. Ricordano anche - fateci caso - le foglie del ravanello e del cavolo rapa, entrambi appartenenti come la nostra rucola alla famiglia delle Brassicaceae. Lasciata crescere, la rucola arriva anche a 50 centimetri di altezza. Il suo sapore subisce l'influenza del terreno e del momento di raccolta: più il terreno è arido e più è tardiva la raccolta, più il sapore è intenso. L'altra pianta così simile alla rucola da essere diventata interscambiabile con essa è la ruchetta selvatica anche chiamata semplicemente ruchetta: è la specie botanica Diplotaxis tenuifolia (L.) DC, pianta perenne della famiglia delle Brassicaceae genere Diplotaxis. Le Diplotaxis hanno circa trenta specie diverse, le più note nostrane sono la Diplotaxis muralis e la Diplotaxis tenuifolia. È una Diplotaxis tenuifolia anche la nostra Rucola della Piana del Sele IGP: giusto a novembre scorso la Commissione europea ha approvato la domanda di ammissione di questa rinomata rucola salernitana. Come vedete, è una Diplotaxis ma si chiama rucola e non ruchetta, proprio perché la sinonimia dei due nomi italiani, nell'uso comune, è ormai diventata assoluta.Le differenze della Diplotaxis con l'Eruca sativa sono presto dette. Uno. La Diplotaxis ha foglie basali molto più piccole, carnose, oblunghe e dentellate, infatti si chiama tenuifolia dal latino tenuis cioè «esile», «sottile» e folium, cioè «foglia»: vuol dire «con foglie sottili rispetto ad altre specie congeneri». Due. I fiori, con le stesse caratteristiche quantitative dei fiori di Eruca, sei stami, quattro sepali e quattro petali, sono di colore giallo zolfo detto giallo solfino, un colore preciso e molto bello, particolare sfumatura di giallo-verde il cui codice esadecimale è #edff21 e quello RAL è 1016. Qualcuno che cerca la ruchetta per la raccolta spontanea la confonde con la Ruta, anch'essa coi fiori gialli, ma si tratta di piante diversissime (la specie Ruta gaveolens, che cresce spontanea nei prati fino a 800 m, appartiene al genere Ruta, famiglia Rutaceae). Tre. Cresce fino a 1.000 metri di altitudine. Quattro. Presenta un sapore più concentrato e leggermente più piccante (anche se in entrambi i casi si parla di punta di piccante, la rucola e la ruchetta non sono di certo peperoncino). Per questo motivo gustativo, ci sono veri e propri cultori della ruchetta che la preferiscono alla rucola. Elementi in comune sono invece che la Diplotaxis tenuifolia appartiene anch'essa alla famiglia delle Brassicaceae, genere appunto Diplotaxis, e cresce anch'essa spontanea a bordo strada. I frutti di entrambe sono silique che contengono i semi, che sono edibili. Nel nome botanico della Diplotaxis i semi sono centrali: infatti diplotaxis viene dal greco diplòos cioè «doppio» e tàxis cioè «ordine» e indica la disposizione dei semi in doppia serie nella siliqua. I semi si possono anche usare in cucina al posto dei semi di senape e ci si prepara anche un olio, l'olio di semi di rucola. Ma, soprattutto, come abbiamo detto nella cultura della maggior parte delle persone rucola e ruchetta sono la stessa cosa. Ora sappiamo che non è così, anche se da un punto di vista nutrizionale come pratico, in cucina, alla fine sono più o meno la stessa cosa.Gli impieghi della rucola sono due: quello culinario e quello medico/erboristico. Pensate che già dall'antichità si attribuiva alla rucola una funzione afrodisiaca, tanto che in epoca greco-romana a volte si erigevano statue di Priapo nei campi che ne ospitavano la coltivazione. Il medico e botanico greco Dioscoride nel De materia medica affermava che «la rucola cruda mangiata in abbondanza stimola il coito», l'agronomo romano autore del De re rustica Columella scriveva di «quella rucola che è seminata vicina a Priapo portatore di frutti affinché ecciti all'amore i mariti pigi», il grande poeta romano Ovidio nei Remedia amoris dedicato ai sofferenti per amore consigliava di «evitare le afrodisiache rucole e tutto ciò che prepara i nostri corpi all'amore» e Plinio scrisse vari passi nella Naturalis historia dedicati a questa rucola-Viagra definendola anche «eccitatrice di desiderio sessuale». L'aura di afrodisiacità della rucola resta e anche in seguito, nel Medioevo, addirittura non era coltivata negli orti dei monasteri. Nel Rinascimento, il botanico fiammingo Mathias de Lobel affermava che i frati di un monastero avessero abbandonato saio, convento e voto di castità dopo aver bevuto qualche bicchiere di liquore di rucola. I Borboni avevano vietato la vendita della rucola a uomini e donne di Chiesa nei mercati delle erbe in tutto il Regno di Napoli e ancora persiste, forse per superstiziosa traslazione del presunto potenziamento genitale maschile in ambito femminile, in alcuni luoghi del Sud Italia, l'idea che mangiare rucola da adolescenti faccia diventare il seno più grande alle ragazze. L'idea della rucola come «cibo erotico» è probabilmente dovuta al fatto che essa, semplicemente, stimola la circolazione. Per questa ragione, essa si usa per preparare, in questo caso le sue radici secche insieme a quelle di bardana e ortica, una lozione stimolante della crescita dei capelli. E, in generale, la stimolazione della circolazione la fa considerare tonica e stimolante, anche in caso di debolezza da convalescenza. Cento grammi di rucola presentano 28 calorie. Abbiamo poi 91 g di acqua, che ne fanno una verdura molto idratante. Poi 2,6 g di proteine, 3,9 g di zuccheri, 0,9 g di fibra e 0,3 g di lipidi. Va consumata preferibilmente cruda perché ciò preserva il suo alto contenuto di vitamina C, ben 110 mg, oltre il 100% della razione giornaliera consigliata, infatti in passato la rucola veniva consigliata anche come antiscorbutico (lo scorbuto deriva dalla penuria di vitamina C). Abbiamo poi 742 µg di vitamina A, anch'essa termolabile come la C, quindi mangiamo rucola più cruda che cotta.Quanto ai minerali, abbiamo 468 mg di potassio, 5,2 mg di ferro, 309 mg di calcio, 41 mg di fosforo: contenendo la rucola una bassa quantità di acido ossalico, ferro e calcio risultano altamente disponibili (un alto acido ossalico si lega coi minerali, creando ossalati che ne inibiscono l'assorbimento). Alla rucola sono riconosciute varie azioni salutari meno leggendarie di quella eccitante della libido. Innanzitutto, l'azione diuretica, tanto che questa caratteristica è indicata anche nel lemma vesicaria nel nome botanico Eruca vesicaria, dal latino vesica, cioè «vescica» in allusione all'effetto benefico sulla stessa. Poi, l'azione bechica, cioè di sollievo per la tosse. Poi, l'azione detox, grazie ai suoi solforati, del fegato. L'azione benefica si estende anche agli altri organi dell'apparato digestivo: la rucola aiuta l'intestino per la sua blanda azione lassativa e anche carminativa, cioè favorisce l'espulsione dei gas intestinali; aiuta lo stomaco perché favorisce la digestione, blocca l'eccessiva produzione di succhi gastrici, tutela la mucosa gastrica e protegge dalle ulcere gastriche, infatti si preparano anche liquori digestivi a base di rucola come il Rucolino, tipico dell'isola di Ischia. Con la rucola si prepara anche una tisana calmante. Facciamo però attenzione a non esagerare, né in termini di foglie da mangiare (non superare i 2 pugni al giorno), né di tisane (non più di una tisana al giorno con 6 foglie): a dosi troppo elevate può essere irritante.
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