
Arriva Catch-22, sei puntate basate sul libro di culto Comma 22 di Joseph Heller, romanzo sulle follie della vita militare. Ma l'attore hollywoodiano, che è produttore, regista e interprete, non si fa tirare per la giacca: «Non entrerò mai in politica».Joseph Heller non ha mai avuto nulla a che spartire con l'archetipo dell'attivista di professione, Di mestiere, era un pubblicitario e con quei ragazzotti con le brache larghe che, negli anni Sessanta, se ne andavano a zonzo vagheggiando di «fiori nei cannoni» non condivideva nulla. Heller amava il buon cibo e le belle donne. Venerava il brasato di sua suocera e con Mel Brooks e Mario Puzo batteva Chinatown, a New York, in cerca dei ristoranti migliori. Aveva regole tutte sue: bizzarri riti da tavola che ha imposto a quella sua pattuglia della fame poi ribattezzata Chinese gourmet club. Joseph Heller non aspettava che tutti fossero seduti per iniziare a mangiare, né si concedeva di piluccare l'aragosta prima di aver finito il riso scelto per contorno. Era un uomo eccentrico, Joseph Heller, che, nel 1961, ha messo su carta quel che da soldato aveva vissuto negli anni della seconda guerra mondiale, firmando così la pietra miliare della letteratura anti militarista: Catch-22.Il romanzo, poi edito in Italia con il titolo di Comma 22, contiene una satira feroce sulla guerra e le sue regole perverse. Ma non solo. Catch-22 «è sì una storia sull'assurdità della guerra, ma è altresì capace di mettere in luce la difficoltà di combattere il sistema», ha spiegato George Clooney che, dal capolavoro di Heller, ha tratto una miniserie televisiva, al debutto su Sky Atlantic alle 21.15 di martedì 21 maggio. Le puntate sono sei, la storia è quella narrata dallo scrittore nel 1961, quando la brutalità del conflitto ha deciso di combatterla usando l'arma dell'ironia. Catch-22 non è la solita solfa sugli orrori cui porta la violenza umana, sulle derive orripilanti imputabili alla sete di potere. È una commistione, perfettamente bilanciata, di tragedia e commedia, dove nessuno è vincitore e tutti sono vinti.La serie, della quale George Clooney ha voluto essere produttore, regista e interprete, racconta l'assurda vicenda di John Yossarian, un giovane bombardiere dell'aviazione americana estraneo a quella retorica patriottica di cui è intrisa la storia degli Stati Uniti. Yossarian, interpretato da uno straordinario Christopher Abbott, si era arruolato nell'Usa air force convinto che la seconda guerra mondiale sarebbe durata meno del suo addestramento. Si sarebbe prestato alla leva obbligatoria e non avrebbe visto un solo compagno cadere in battaglia. Questo credeva Yossarian, per gli amici Yo-Yo, prima che il conflitto lo risucchiasse in Italia, costringendolo ad un ruolo da protagonista dal quale nulla, nemmeno i suoi superiori, sembrano volerlo liberare. Il ragazzo, imparato così ad identificare come «nemici» anche i propri compagni di battaglia, decide di impiegare ogni residuo di energia per cercare di essere rispedito a casa, in America. Il piano è di essere dichiarato pazzo e congedato in nome del comma 22 cui lo scritto di Heller deve il proprio titolo.Il comma prevede, infatti, che chiunque sia dichiarato matto possa lasciare il fronte e fare ritorno a casa. Ma il comma, che nella versione originale, quella inglese, è diventato espressione di uso comune per indicare una situazione senza alcuna via d'uscita, altro non è se non un paradosso. Solo un pazzo vero vorrebbe continuare a combattere, perciò chiunque si autoproclami pazzo, pazzo non può essere. Yossarian, dunque, vive l'equivoco e sull'equivoco si gioca Catch-22, una serie che, come il libro, è capace di elevare il particolare ad universale.Benché la storia sia ambientata sul fronte italiano, nel mezzo della seconda guerra mondiale, gli schemi di cui racconta Heller sono applicabili a qualsiasi conflitto. A qualsiasi tempo, a qualsiasi luogo. «Penso che i temi di Heller siano importanti ancora oggi: non è mai il momento sbagliato per raccontare questa storia, specie in un periodo politico come quello che stiamo vivendo», ha ammesso Gary Haslov, che con Clooney ha prodotto la serie e in Clooney ha trovato un'eco. «Non penso entrerò mai in politica», ha risposto l'attore a domanda precisa, «ma questo è un momento in cui bisogna prestare attenzione a quello che succede attorno a noi. Questo libro, incentrato sulla seconda guerra mondiale, è stato scritto durante negli anni della guerra in Corea ed è uscito negli anni della guerra in Vietnam. È senza tempo», ha proseguito Clooney, che per sé ha ritagliato una parte piccina. L'attore, nella serie Sky, è il tenente Scheisskopf, il sadico militare il cui nome, in tedesco, significa «tenente testa-di-caz**» chiamato ad addestrare Yossarian. «Gridare alle persone è stato terapeutico», ha riso Clooney che, con sé, ha voluto Hugh Laurie, nei panni del fiero maggiore de Coverley, e Kylie Chandler, scelto come volto del colonnello Catchart, uno stupidotto affascinato dal potere. Nel cast, compare anche Giancarlo Giannini, interprete di Marcello, un rivoluzionario che a Roma possiede un bordello. «Clooney è un bravo regista, perché dice poco. Mi ha spedito un cd con le battute recitate da lui e io ho solo copiato», ha scherzato Giannini, punta di diamante di una serie girata interamente in Italia, tra la Sardegna e il Lazio.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






