2020-02-20
La nuova alleanza Intesa-Mediobanca mette a nudo l’outsider Del Vecchio
Leonardo Del Vecchio (Ansa)
Le convergenze dietro al blitz sulla banca bergamasca anestetizzano le mire anti Alberto Nagel del patron di Luxottica.Si riunisce il consiglio: a Victor Massiah la delega per trovare un advisor in cerca di alternative. Ma sembra una mossa obbligata.Lo speciale contiene due articoli.L'inedito asse tra Intesa Sanpaolo e Mediobanca che si è formato per preparare l'offerta pubblica su Ubi è destinato a cambiare gli equilibri della finanza. A cominciare da quelli nel salottino dei soci di Piazzetta Cuccia dove negli ultimi mesi ha creato scompiglio l'ingresso rumoroso del patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio. Che ora potrebbe essere messo più agilmente in un angolo dall'ad Alberto Nagel, con il placet di altri azionisti come la Mediolanum di Ennio Doris che non a caso ha già «benedetto» con entusiasmo l'operazione.I rapporti tra Del Vecchio e il capitano di Intesa, Carlo Messina non sono ottimi. Anzi, c'è un episodio che risale alla fine di aprile 2017. Dopo la notizia del tentato blitz di Intesa sulle Generali che fece alzare le barricate anche al primo azionista Mediobanca, Del Vecchio (tuttora socio del Leone) ebbe un violento scontro con Messina. Dai toni inaspettati: si comporta «come un ragazzino al bar, come si fa con due società in Borsa a dichiarare “Noi vorremmo comperare….", come se io dicessi “Vorrei comperare la Microsoft"», aveva attaccato il fondatore di Luxottica. Immediata la replica di Messina che fece diramare un comunicato stampa di fuoco («Non sa di cosa parla e neanche sa come sono andate le cose») dichiarandosi anche pronto «a reagire nelle sedi opportune a tutela mia e della banca» per le «affermazioni diffamatorie».Due anni dopo, a fine 2019, la Delfin di Del Vecchio ha rastrellato il 9,88% di Piazzetta Cuccia diventandone primo azionista e aspirando a cambiarne la governance in vista dell'assemblea di ottobre chiamata a rinnovare il cda. Nel mirino è così finito l'ad di Mediobanca, Alberto Nagel che però ha giocato d'anticipo e lo scorso 6 febbraio si è dichiarato pronto a cambiare l'articolo dello statuto che oggi impone di scegliere l'amministratore delegato fra i dirigenti della banca. Cosa farà l'imprenditore ora che Messina e Nagel sono alleati? Desisterà dall'idea di salire ancora e superare il 10% del capitale? Si concentrerà sul business del mattone e sull'operazione appena lanciata da Covivio (la società francese nata dalla fusione di Beni Stabili in Fonciére des Regions, di cui è primo socio) sul gruppo immobiliare tedesco Godewind? Vedremo. Ieri si è intanto riunito il patto «light» (che ora controlla solo il 12,5%) di Mediobanca ma l'appuntamento è servito per esaminare la semestrale e fare anche il punto sul matrimonio lungo l'asse Milano-Bergamo-Brescia cui Piazzetta Cuccia fa da advisor. Non sarebbe stato, invece, toccato il tema del recente tentativo di «scalata» da parte di Del Vecchio: «nessuno ne ha parlato» ma l'imprenditore «è benvenuto, questo è l'unico discorso che è stato fatto», hanno detto fonti vicine al patto tra soci al termine dell'incontro. Ieri, non si è neppure parlato delle modifiche allo statuto né si è fatto accenno alle recenti novità nell'azionariato, a partire dalla decisione di Mediolanum di tenersi le mani libere sulla propria quota dopo il blitz di Del Vecchio. Di certo, l'operazione Intesa-Ubi spariglia le carte su più tavoli. E soprattutto accelera i tempi del consolidamento bancario, più volte invocato dalla Bce. Cosa faranno gli istituti ancora senza marito? Si chiedono nelle sale operative dove i riflettori sono accesi sul Monte dei Paschi e il Banco Bpm. Il titolo dell'istituto senese ieri in Borsa ha messo a segno un balzo dell'11,4 per cento. La presidente Stefania Bariatti ieri si è limitata a dire che l'offerta di Intesa «ha sorpreso tutti». I vertici del Monte attendono novità dal Tesoro e dall'Ue sulle modalità di cessione dei crediti deteriorati ad Amco (la ex Sga). In mattinata il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha dichiarato che nei tempi previsti arriverà la soluzione. E c'è anche chi vede nella mossa di Intesa un rafforzamento preventivo anche in vista di possibili incursioni straniere (la sorvegliata speciale resta Crédit Agricole) sul Monte. Più cauto, in Piazza Affari il rialzo del Banco Bpm (+1,91%) con l'ad Giuseppe Castagna che ieri ha ribadito la volontà di procedere con un piano «stand alone» che verrà presentato il 3 marzo: «Siamo reduci da una fusione importante e andremo avanti per la nostra strada», ha detto Castagna. Anche Unicredit si tira fuori dalla mischia, mentre la stessa Intesa potrebbe riservare nuove sorprese. Ci saranno altre mosse nel risiko? «Siamo una banca ambiziosa», ha risposto ieri sibillino il presidente Gian Maria Gros-Pietro a margine dell'esecutivo Abi. Resta da capire se lo scacchiere sarà sempre quello italiano o se, invece, i carrarmatini di Messina verranno posizionati oltreconfine. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-nuova-alleanza-intesa-mediobanca-mette-a-nudo-loutsider-del-vecchio-2645193714.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ubi-prende-tempo-sullofferta-messina-ma-non-ce-altro" data-post-id="2645193714" data-published-at="1757604145" data-use-pagination="False"> Ubi prende tempo sull’offerta Messina, ma non c’è altro Il consiglio di amministrazione di Ubi ha conferito la delega all'ad, Victor Massiah, per la nomina degli advisor finanziari e legali «che assisteranno il gruppo nella valutazione delle informazioni finora rese pubbliche, del documento di offerta di Intesa Sanpaolo una volta disponibile, con le alternative possibili». La reazione ufficiale del board dell'istituto brescianobergamasco al blitz di Intesa sta in queste poche righe del comunicato diffuse ieri poco dopo l'ora di pranzo. Ubi quindi prende tempo anche perché i termini della proposta, con il deposito del prospetto informativo in Consob, sono attesi entro il prossimo 7 marzo. Ma al netto delle formalità, la banca non ha molti margini di manovra per riaprire la partita. Un'offerta alternativa, come quella paventata nel comunicato, pare al momento improbabile. E la passivity rule, la regola che mira a salvaguardare la contendibilità delle società quotate prevista dal Tuf, impone al cda di astenersi da manovre di contrasto come aumenti di capitale, fusioni o trasformazioni societarie tese a ostacolare l'esito dell'Ops. Senza dimenticare che l'offerta di scambio messa sul piatto da Intesa - come conferma la reazione positiva della Borsa - crea valore per gli azionisti. E si presenta ghiotta soprattutto per i soci di maggioranza, ovvero i due grandi fondi istituzionali Silchester e Hsbc che possiedono rispettivamente il 5,1% e il 4,9% del capitale. Più difficile sarà far digerire l'operazione ai soci italiani riuniti nei patti di consultazione. Come il Car (Comitato azionisti di riferimento) che ha in mano complessivamente il 18,7% e di cui fanno parte anche la Fondazione Cr Cuneo e imprenditori di Bergamo e Brescia. Il Comitato si riunirà stamattina a Bergamo per analizzare l'offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa Sanpaolo. Di certo, l'operazione non ostile ma di certo non concordata ha messo in imbarazzo Massiah, che mentre a Cà de Sass si decideva l'offensiva era già in partenza per Londra per presentare il suo nuovo piano industriale «stand alone». Così, ieri, ha inviato una lettera ai dipendenti del gruppo sottolineando che l'operazione rappresenta «per il momento, solo una proposta che, prima di diventare progetto, dovrà passare attraverso un complesso, e per nulla scontato, iter autorizzativo delle autorità vigilanti e di approvazione da parte delle assemblee». Nella missiva Massiah ricorda anche che prima dell'inizio del periodo di adesione, previsto entro fine giugno, il cda di Ubi dovrà esprimersi al riguardo, «a valle di una adeguata istruttoria». I piccoli soci accetteranno di essere più ricchi, seppur meno influenti? I vertici di Intesa scommettono di sì, anche se dopo la telefonata con cui il ceo di Intesa, Carlo Messina, ha comunicato a quello di Ubi, il lancio dell'Ops, a ridosso della pubblicazione del comunicato stampa, non ci sono stati più contatti tra le parti. «Io dagli azionisti mi aspetto sì una risposta positiva. Se io fossi un azionista darei una risposta positiva, visto la valutazione che il mercato ha dato. Se fossi un azionista sarei contento di come è cambiato il valore del mio titolo dalla mattina alla sera», ha commentato ieri il presidente di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro, al termine dell'esecutivo dell'Abi. Aggiungendo che «il legame con il territorio rimane e verrà rafforzato. Noi siamo una banca ambiziosa e la nostra ambizione è di far crescere l'economia dei Paese in cui operiamo ed essenzialmente l'Italia». Nel frattempo, in Piazza Affari, il titolo Ubi ieri ha preso fiato dopo il +23,5% di martedì e ha archiviato la seduta con un +0,23% a 4,32 euro. Le azioni Intesa Sanpaolo hanno invece segnato un +0,13% a 2,60 euro. Il mercato ritiene comunque conveniente per gli azionisti di Ubi aderire all'Ops, in quanto il controvalore delle 17 azioni Intesa è superiore a quello delle 10 di Ubi, previste dall'offerta. Le prime valgono complessivamente 44,2 euro, mentre le seconde 43,2 euro.