2024-09-11
La nuova Affittopoli con vista sul Quirinale
Torna «Fuori dal coro» e scopre case del Demanio in locazione a 100 euro al mese letteralmente a fianco degli uffici del presidente della Repubblica. Tutte le cifre del danno allo Stato sotto gli occhi di Sergio Mattarella.Prosegue la saga dell’Affittopoli romana. I colleghi del programma di Rete 4 condotto da Mario Giordano, Fuori dal Coro (stasera parte la nuova stagione), hanno scoperto un nuovo giro di inquilini abusivi. Questa volta si tratta di appartamenti super esclusivi in via del Quirinale 28 a due passi dalla presidenza della Repubblica. Le locazioni costano poco più di 100 euro al mese, per case che costerebbero in normale regime di mercato, e secondo le stime delle agenzie immobiliari, circa 4.000 euro al mese. A perdere questi soldi di affitto da decine di anni è lo Stato italiano. Si, perché gli immobili sono di proprietà dell’Agenzia del Demanio. Sono otto appartamenti, abitati da otto famiglie diverse e ciascuna di queste paga un affitto irrisorio, due di questi affittuari nell’anno 2023 hanno versato 0 euro. Il risultato è che dal 2005 al 2023 le casse dello Stato avrebbero perso un incasso pari a tre milioni di euro. In pochi rispondono alla giornalista che prova ad interpellare uno ad uno i residenti del palazzo. Perlopiù porte in faccia, d’altra parte difficile rispondere. Una signora anziana alla fine rivela di abitare in quella casa da quando è nata, e di aver ricevuto lo sfratto più di trent’anni fa, quando le figlie piccole ancora abitavano con lei. Eppure, la donna abita ancora lì, serenamente e aggiunge: «Ci hanno fatto molte cause, ma non sono mai riusciti a mandarci via». Il direttore del Demanio a domanda risponde che l’agenzia ha fatto tutto quello che doveva fare. I residenti, infatti, sono figli, nipoti, eredi di dipendenti di allora, rimasti ad abitare in quelle case con i canoni vantaggiosi di quel tempo offerti a chi prestava servizio allo Stato. Un benefit cui però oggi non avrebbero più diritto di ricevere. «Vedevo il presidente Pertini passeggiare tranquillamente dalla mia finestra» rivela candidamente la donna. Donna che negli anni dopo il presidente della Repubblica Sandro Pertini, deve aver visto passeggiare nell’ordine: Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e adesso anche Sergio Mattarella. Quarantasei anni da vicina del capo dello Stato, a canone zero. Case mozzafiato, molte con terrazza panoramica e parcheggio auto nel vialetto con ghiaia compreso, mentre gli studenti manifestano davanti al ministero dell’Istruzione per lamentare canoni di affitto da 700-800 euro per delle stanze, non appartamenti, a Roma e Milano in quartieri non centrali. «Non si riesce con i mezzi ordinari a mandarli fuori» rispondono al Demanio, che nel frattempo non ha abbastanza strutture per dare una casa ai propri dipendenti. Sono sette gli immobili che affitta il Demanio per una spesa totale di 12.000 euro. Insomma, oltre al danno la beffa. Beffa che non finisce qui se si pensa che gli uffici dell’agenzia del Demanio sono proprio lì a fianco. Il direttore Dario Di Girolamo, alla domanda della collega risponde: «L’agenzia ha cercato di regolarizzare l’uso di questi alloggi da parte degli utilizzatori. Noi abbiamo fatto tutto ciò che l’agenzia doveva fare fondamentalmente. Dopodiché la situazione è totalmente sotto controllo...». Insomma, neanche il direttore sa spiegare perché queste persone abitano ancora lì pagando quelle cifre. Non è la prima Affittopoli questa. È una storia lunga. Le prime risalgono agli anni Novanta: era il 1995 quando venne alla luce un numero indecifrabile di appartamenti degli enti previdenziali dati in affitto a potenti politici (e non solo) di destra e sinistra. Massimo D’Alema fu tra i personaggi di spicco a goderne: andò ad occupare un immobile dell’Inpdap, a Trastevere, al prezzo di 633.000 lire al mese per 146 metri quadri. Era appena finita Tangentopoli e cominciava Affittopoli. Poi fu la volta di Svendopoli. Gli enti a quel punto dovevano fare cassa, non si poteva più affittare, bisognava vendere. Vendita a prezzi calmierati naturalmente. A trarne vantaggio sempre gli stessi, politici e amici. Milano 2011, si apre lo scandalo del Pio Albergo Trivulzio. Tra i coinvolti anche la compagna dell’ex sindaco Giuliano Pisapia. Nello stesso anno anche il presidente della Regione Lazio Renata Polverini finisce nell’occhio del ciclone per vivere in un alloggio popolare a 380 euro al mese. Anche in quel caso, l’appartamento era abitato dalla famiglia del marito da cento anni. Poi a Roma, prima con Gianni Alemanno sindaco, poi con Ignazio Marino. «Case a 20 euro con vista sul cupolone» titolavano i giornali. Si apriva il vaso di pandora: in Italia nel 2011 si contarono 1 milione di alloggi pubblici di Comuni, Regioni o enti previdenziali. 800.000 gli alloggi popolari: canone medio 62 euro al Sud, 122 euro al Nord. Punte di occupazioni abusive fino al 27% secondo i dati del Censis. Una saga, quella della casa in Italia, che continua e che, si può stare certi, difficilmente finirà così.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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