2020-10-13
Le nuove strette faranno sballare il bilancio
La nota di aggiornamento al Def non fa i conti con l'incertezza di fine anno. L'Istat parla di aggravamento del quadro economico. E le strette governative rischiano di produrre gli stessi effetti del lockdown. Mancano anche i numeri per l'approvazione in Aula.L'ottimismo di Roberto Gualtieri non è condiviso da Palazzo Koch: «Prospettive molto incerte».Lo speciale contiene due articoli.Entro giovedì a mezzanotte il governo è tenuto a inviare a Bruxelles la nota di aggiornamento al Def e in allegato l'elenco dei progetti finanziati attraverso i soldi del Recovery fund. Al momento la Nadef, come ieri hanno ricordato sia l'Istat che il Parlamento, è appesa a un filo sottilissimo pronto a spezzarsi. Per prima cosa, i progetti del Recovery plan sono ancora lontani dall'essere approvati e senza l'ok dell'Unione europea non ci saranno i prestiti o le elargizioni collegate al Recovery plan. La Nadef (la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza) spiega chiaramente che nel 2021 almeno 14 miliardi dovranno provenire dal rubinetto Ue. E questa è una incognita tanto politica quanto rischiosa. Basti pensare che lo scorso marzo i giallorossi davano l'opzione soldi Ue come qualcosa di fattibile appena dopo l'estate. Siamo a metà ottobre e gli ultimi incontri a Bruxelles sono andati tutt'altro che bene. Che i soldi arrivino prima del secondo semestre del 2021 è al limite della presa in giro politica. E purtroppo non è l'unica brutta notizia.A penzolare come una spada di Damocle sulle previsioni inserite dal governo nella Nadef è l'incertezza economica che caratterizza l'ultima parte dell'anno e l'avvio del 2021. L'ottimismo eccessivo del ministro Roberto Gualtieri cozza non solo con le dichiarazioni dei rappresentanti delle categorie produttive ma anche con le parole con cui ieri l'Istat ha certificato la Nadef stessa. «Le evidenze disponibili confermano l'ipotesi contenuta nella Nadef di un deciso rimbalzo dell'economia italiana nel terzo trimestre», scrive l'Istat nella memoria consegnata alle Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato. Se la premessa è una mera cortesia istituzionale il seguito del comunicato è quello che accende gli alert. «Rimane invece un ampio margine di incertezza sull'evoluzione dell'economia nell'ultima parte dell'anno, anche a seguito del recente aumento dei contagi in Europa», prosegue l'Istituto. «Uno scenario di aggravamento delle condizioni sanitarie potrebbe quindi comportare una evoluzione più negativa degli aggregati macroeconomici rispetto a quanto riportato nel quadro programmatico». E questo è lo scenario esterno e a situazione corrente. A spezzare il filo di sussistenza delle previsione economiche del governo c'è pure un'incognita tutta interna. Cioè il Dpcm in via di approvazione che minaccia una serie di strette che a loro volta rischiano di produrre i medesimi effetti (soltanto un po' più blandi) del lockdown. A dirlo è l'Ufficio parlamentare di bilancio anch'esso audito in Aula sulle proiezioni della Nadef. «Al momento non si prefigurano nuovi lockdown generalizzati, ma se si rendessero necessarie restrizioni mirate alle attività produttive e agli spostamenti ne deriverebbero comunque conseguenze non trascurabili sia sul ciclo economico sia sulla struttura produttiva, già colpita dalla passata recessione», ha spiegato ieri il presidente dell'Upb, Giuseppe Pisauro, ricordando che «in Italia nelle ultime settimane si è registrata una crescente diffusione dei casi». Nel corso dell'audizione Pisauro ha annunciato che, dopo aver validato il quadro macroeconomico tendenziale indicato dalla Nadef per il biennio 2020-2021, l'Upb ha deciso anche di validare lo scenario programmatico sul 2021, «in quanto appare all'interno di un accettabile intervallo di valutazione». Pisauro ha tenuto però a precisare che «appaiono ottimistiche» le stime della Nota per il biennio 2022-2023, che non è oggetto di validazione. Un modo gentile ed edulcorato per dire che se fosse servito il timbro dell'Upb su quel biennio probabilmente non sarebbe stato apposto. Le critiche seppur velate sono sostanziali e cadono proprio nel giorno in cui il governo litiga sull'estensione delle misure di isolamento. Istituire il coprifuoco, limitare le attività, le feste o semplicemente le partite a calcetto causerà un immediato crollo del Pil. Le restrizioni causano anche un effetto psicologico che riduce la propensione alla spesa. Meno consumi significano meno lavoro. E meno lavoro significa un numero inferiore di buste paga e quindi ancor meno consumi. In pratica, più il governo insiste con la linea dura più è facile che dovrà mettere mano alla Nadef e preparare un legge Finanziaria diversa da quella promessa da Gualtieri la scorsa settimana. Non potrà essere espansiva a meno che si bussi di nuovo alla porta del deficit. Sempre che al momento del voto il governo non subisca un tracollo. E non ci riferiamo alla prossima manovra ma già alla scadenza d'Aula per l'approvazione della Nadef. I numeri non ci sono. Conte ha precettato pure i ministri perché nonostante la disponibilità di Forza Italia a fare da stampella, il numero di parlamentari quarantenati è troppo elevato. Ieri il dl Agosto è stato approvato con l'ennesima fiducia e per la Nadef il Pd ha chiesto di poter estendere a tutti il voto da remoto per ampliare la platea, ma anche su questa ipotesi la maggioranza non si è mostrata per nulla coesa. Risultato: il governo balla sui soldi della Nadef, al momento scritto sulla sabbia delle promesse e dell'ottimismo, e sui voti in Aula. Ci sono meno di tre giorni per trovare una quadra. Nel frattempo, fonti vicine a Conte annunciano riunione del Consiglio dei ministri venerdì, mentre il premier giovedì - il giorno in cui è previsto l'invio della Nadef e del Recovery plan all'Ue - sarà a Bruxelles. A pensar male si fa peccato ma non si sbaglia mai. Cercherà l'approvazione dei testi e poi li presenterà ai ministri?<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-nadef-dei-sogni-senza-soldi-e-senza-voti-2648183341.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="visco-smentisce-le-stime-di-gualtieri-per-litalia-ce-il-rischio-deflazione" data-post-id="2648183341" data-published-at="1602558720" data-use-pagination="False"> Visco smentisce le stime di Gualtieri: «Per l’Italia c’è il rischio deflazione» Le stime del ministro Roberto Gualtieri sull'economia italiana non sembrano andare molto d'accordo con quelle portate avanti da Bankitalia. Mentre il numero uno di via XX Settembre si ostina a mostrare ottimismo affermando che il terzo trimestre dell'anno sarà «molto buono», ieri l'istituto di via Nazionale ha fatto sapere che «a grandi linee resta valida la proiezione pubblicata a luglio che indicava una caduta del Pil attorno al 9,5% nella media di quest'anno». Poco più di un mese fa, al Forum Ambrosetti di Cernobbio, Gualtieri affermava che il rimbalzo del Pil «nel terzo trimestre» sarà «maggiore del previsto» anche grazie a «un ampio set di indicatori» che giustifica questa fiducia. In realtà, purtroppo, il calo del Pil, soprattutto in alcuni settori, rimarrà consistente. Secondo Eugenio Gaiotti, però, capo del dipartimento Economia e statistica della Banca d'Italia, giunto in audizione presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato per un esame della nota di aggiornamento del Def, la situazione non sarà così rosea e «le prospettive restano molto incerte». «In Italia», ha detto, «tutti gli indicatori che osserviamo, tra questi i consumi elettrici e di gas, i flussi di traffico, i pagamenti al dettaglio, segnalano un recupero dell'economia nel terzo trimestre. È un recupero significativo e più ampio di quanto avevamo stimato in precedenza, anche se non omogeneo tra i diversi settori. Secondo le nostre valutazioni sul mese di settembre, la produzione industriale potrebbe essere cresciuta attorno al 30% nel terzo trimestre con un recupero sostanziale dopo il crollo osservato durante il lockdown», spiega. «L'impatto della pandemia è più persistente nei servizi che hanno segnato un recupero solo parziale». Gaiotti ha spiegato che per Bankitalia «il programma europeo è un passo avanti di portata storica» e «rappresenta un'occasione da non perdere. L'efficacia degli interventi da finanziare con i nuovi fondi europei», ha continuato, «è decisiva per sostenere la crescita nel medio termine». Di certo, però, la situazione desta preoccupazione. Come ha affermato in una intervista al Corriere della Sera, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha affermato che l'Italia potrebbe andare incontro al rischio di deflazione. «La ragione ultima della variazione negativa è legata ai prezzi dell'energia, che sono crollati», spiega Visco. «Era del tutto previsto e non è straordinariamente rilevante. Tuttavia, anche al netto di questo le variazioni dei prezzi tendono a essere molto basse, se non negative, e si è creata una distanza, da colmare, dal nostro obiettivo di stabilità dei prezzi, con effetti che possono essere pericolosi», continua il Governatore. «La bassa inflazione può portare a mantenere basse le aspettative di variazione dei prezzi, queste a loro volta influenzano la crescita dei salari e, nuovamente, gli stessi prezzi. I tassi d'interesse nominali sono fermi ed è difficile riuscire a farli scendere ancora di più. A quel punto i tassi reali possono salire, con effetti negativi sulla domanda e un impatto anche sul debito, che salirebbe in termini reali». L'obiettivo è dunque quello di mantenere il più possibile i prezzi stabili, come sta facendo la Fed. A Washington, per mantenere l'occupazione, intendono mantenere l'inflazione anche sopra il 2%, obiettivo di Jerome Powell. In Italia, fa sapere Visco, Bankitalia potrebbe valutare un percorso simile. «Vorremmo un tasso d'inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio periodo», ha detto Visco.