2022-11-17
La moda vale 93 miliardi
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Lucia Borgonzoni (Imagoeconomica)
93 miliardi di euro, questo il fatturato 2021 del settore del tessile, moda e accessorio prodotti da 60.000 imprese e 550.000 addetti. Il valore dell’export è di quasi 68 miliardi, di cui 40 per esportazioni extra Ue. Questi dati sono frutto di uno studio presentato da Confindustria Moda e Censis nella sede di Cattaneo Zanetto a Roma. Lucia Borgonzoni, sottosegretario al Ministero della Cultura: «La moda è cultura. Dobbiamo proseguire sulla strada della definizione di un quadro normativo che faccia sempre più leva sulla cultura come elemento distintivo del sistema produttivo italiano del tessile, dell'abbigliamento, dell'accessorio».Questi dati evidenziano il valore altamente strategico per tutto il sistema Paese della filiera del fashion, perché se il Made in Italy è oggi sinonimo di eccellenza nel mondo, questo è dovuto anche alla filiera italiana del Tessile, Moda e Accessorio. Alla conferenza stampa ha partecipato anche la senatrice Lucia Borgonzoni, sottosegretario al Ministero della Cultura, che ha sottolineato: «La moda è cultura. Se da subito come governo dobbiamo intervenire per risolvere la questione madre dell'energia e dell'emergenza innescata dal rincaro delle materie prime, sul lungo periodo ritengo che sia necessario proseguire sulla strada della definizione di un quadro normativo che faccia sempre più leva sulla cultura come elemento distintivo del sistema produttivo italiano del tessile, dell'abbigliamento, dell'accessorio». Per la moda infatti, insiste Borgonzoni, «ci vorrebbe una legge ad hoc, una legge moda, come avviene per il cinema che non ha problemi sulla legge agli aiuti di Stato. Il cinema viene ritenuta cultura, quindi il grande passaggio che dobbiamo fare è quello di far riconoscere la moda come cultura così che come tale possa essere tutelata». I vincoli europei legati all’ambiente che spesso non tengono conto delle specificità delle industrie dei territori, costituiscono un altro ostacolo per il settore. «Rischiano di influenzare tanto se non andiamo a contrattare in Europa passo passo quello che succede, come infatti era successo con il Moca (la legge che disciplina i Materiali e oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti) e le ceramiche. In quel caso ad un certo punto ci siamo trovati ad avere il rischio che anche quello che era l’artigianato artistico delle ceramiche potesse ricadere su delle norme che invece vengono fatte per la ceramica che normalmente si usa per i prodotti di uso comune». Per il presidente di Confindustria Moda, Ercole Botto Poala, la moda è cultura ma anche ricchezza: «La nostra industria è uno dei propulsori del brand Made in Italy nel mondo il che significa essere un boost per il soft power di tutto il Paese». Secondo lo studio infatti, se nel prossimo triennio si ritagliasse un pacchetto di investimenti per il settore di 6 miliardi, il ritorno in termini di crescita sarebbe enorme: la produzione industriale crescerebbe di oltre 11 miliardi e il fatturato di quasi 20. Ma le performance del settore non si risolvono solo nei suoi pur importanti dati economici, perché richiamano la materialità della relazione tra le attività produttive delle imprese e le comunità in cui operano, su cui hanno impatti rilevanti per occupazione, redditi, qualità della vita e, in certi casi, anche sulla stessa possibilità di buon vivere in una determinata area geografica.lo studio di Confindustria Moda e Censis non si limita a chiedere investimenti a pioggia, che non porterebbero i risultati auspicati, ma individua aree di intervento specifiche ad alto impatto strategico: sostegno fiscale: un piano di contributi e incentivi mirati al sostegno delle produzioni, alla partecipazione alle fiere internazionali delle imprese del settore, a favorire processi di reshoring ed evitare fughe all’estero, alla transizione al digitale; investimenti green: favorire la transizione a metodi, tecniche, strumenti green; formazione: supportare i giovani tramite scelte ed interventi mirati al loro inserimento professionale e upgrading di competenze con percorsi professionalizzanti già nei cicli di istruzione obbligatoria, e l’introduzione di misure e agevolazioni per l’assunzione di giovani da parte delle imprese; tutela dell’eccellenza: un sistema di controlli e vigilanza sul settore, a tutela delle produzioni industriali e dal rischio di contraffazione; supporto alla crescita: creazione di collaborazioni virtuose a livello territoriale, che favoriscano la crescita strutturale delle imprese anche attraverso meccanismi aggregativi.