2025-04-12
La Meloni a Washington può offrire una sponda anti Francia e Germania
Giorgia Meloni (Getty images)
Anche se Donald Trump dice di considerare l’Ue un blocco unico, la visita del nostro premier sarà strategica. Creare un rapporto privilegiato fra Usa e Italia significa frenare l’asse fra Europa e Cina, vero obiettivo del presidente.Donald Trump ha specificato che, nei negoziati sui dazi, tratterà l’Unione europea come un unico blocco. Secondo qualcuno, questa situazione renderebbe di fatto inutile l’imminente viaggio di Giorgia Meloni a Washington: le impedirebbe, in particolare, di preservare il suo rapporto politico privilegiato con l’attuale Casa Bianca. Tuttavia, alla fine, questa vulgata potrebbe rivelarsi assai meno fondata di quanto sembri.Cominciamo subito col dire che non è affatto una novità che Trump abbia intenzione di trattare con l’Ue in blocco: i dazi reciproci, così come quelli all’acciaio e alle automobili, li ha infatti imposti all’Unione europea nella sua interezza. Che questo fosse l’orientamento del presidente americano era quindi noto da prima che la Meloni annunciasse il suo prossimo viaggio Oltreatlantico. Ma il punto più interessante è un altro. Non è un mistero che, in sede di negoziati con Bruxelles, Trump punti ad allentare significativamente i rapporti tra i Paesi europei e Pechino. L’esatto opposto di quello che sta facendo, in questi giorni, la Commissione Von der Leyen. Il South China Morning Post ha rivelato che i leader dell’Unione europea avrebbero intenzione di effettuare un viaggio a Pechino il prossimo luglio, per dei colloqui con quello stesso Xi Jinping che, ieri, incontrando Pedro Sánchez, ha invocato una più stretta collaborazione tra Cina e Ue per «resistere» alle politiche commerciali di Trump. Il premier iberico, dal canto suo, ha definito il Dragone un «partner dell’Ue». Non solo. L’altro ieri, Bruxelles ha fatto sapere che Ue e Repubblica popolare hanno concordato di valutare la possibilità di stabilire prezzi minimi per le auto elettriche cinesi, in sostituzione dei dazi europei comminati al Dragone l’anno scorso. Era inoltre martedì quando il commissario europeo per il commercio, Maros Sefcovic, ha avuto una call con l’omologo cinese Wang Wentao, per discutere di un eventuale rafforzamento delle relazioni economiche che aiuti a fronteggiare i dazi americani. Insomma, l’Ue si sta orientando in senso profondamente filocinese. E questo nonostante il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, abbia recentemente detto che allinearsi a Pechino per contrastare le tariffe statunitensi equivalga a «tagliarsi la gola con le proprie mani». Ora, è noto che, per come è strutturata la governance dell’Unione europea, la Commissione ha dei poteri non troppo estesi. Si tratta quindi di un organo che subisce spesso le decisioni e gli orientamenti degli Stati membri in grado di esercitare maggiori pressioni: a partire da Francia e Germania. Due Paesi che, al netto di tutti i loro attuali problemi politici ed economici, continuano ad avere un certo ascendente sull’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen. E proprio Parigi e Berlino sono principalmente dietro la linea filocinese attuata da Bruxelles. Ricordiamo che, tra il 2023 e il 2024, Emmanuel Macron e Olaf Scholz hanno significativamente rafforzato le già salde relazioni di Francia e Germania con la Repubblica popolare. Una situazione, questa, che già non piaceva granché all’amministrazione Biden e che non viene di certo apprezzata oggi dall’amministrazione Trump.Ad andare controcorrente, nel 2023, è stata semmai l’Italia, che si è ritirata dal controverso memorandum d’intesa sulla Nuova via della seta: una mossa che fu ben vista, negli Stati Uniti, tanto da Joe Biden quanto dall’attuale segretario di Stato, Marco Rubio. Non solo. Il governo Meloni ha scelto di giocare di sponda con Nuova Delhi per ridurre l’impatto di possibili ritorsioni cinesi. A marzo 2023, l’inquilina di Palazzo Chigi si è recata in India per firmare accordi in vari settori (tra cui quello della Difesa). Lo stesso Antonio Tajani era ieri a Nuova Delhi, per parlare di relazioni economiche e investimenti. «Italia e India sono partner economici naturali», ha dichiarato nell’occasione. Ebbene, l’India è uno dei Paesi che sta già negoziando con Trump sui dazi e ha fatto sapere di voler raggiungere celermente un accordo. Inoltre, Narendra Modi è stato ricevuto alla Casa Bianca a febbraio, mentre J.D. Vance dovrebbe recarsi in India a fine mese. Senza trascurare che Nuova Delhi rappresenta un pilastro della strategia geopolitica americana volta ad arginare l’influenza cinese nell’Indo-pacifico. Trump sta cercando di rendere il Dragone più isolato dal punto di vista del commercio internazionale e punta anche al disaccoppiamento dell’economia americana da quella cinese. Sa che la linea pro Pechino dell’Ue è frutto di una spinta franco-tedesca. Ed ecco che allora il rapporto con la Meloni potrebbe diventare per lui prioritario. Potrebbe giocare di sponda con lei per cercare di ostacolare le mosse filocinesi di Parigi e Berlino in sede Ue. Oppure, a mali estremi, potrebbe rispolverare l’approccio bilaterale: approccio che, a quel punto, Roma potrebbe sfruttare specialmente su alcuni dossier, a partire da dazi e Mediterraneo.
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Ll’Assemblea nazionale francese (Ansa)