2025-09-09
Governo alleato anche con Stellantis pur di schivare le trappole di Ursula
Ursula von der Leyen (Ansa)
Ieri l’incontro tra il ministro Urso e Filosa per definire una linea comune in vista del vertice di venerdì a Bruxelles. Parigi e Berlino spingono per le loro tecnologie, l’Italia rischia lo smacco sui biocarburanti.Alla fine per salvare la Francia e la Germania, c’è il rischio che la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen molli l’Italia. Il vertice sull’automotive, fissato a Bruxelles per venerdì 12 settembre, dal quale ci si attende l’impegno a rivedere la normativa green che sta uccidendo l’industria europea, potrebbe privilegiare Parigi e Berlino. Von der Leyen non ha la forza per imporre un cambio di direzione netto, stretta d’assedio dai Verdi che continuano ad avere un peso nelle scelte. Ma deve comunque dare un segnale. E questo potrebbe essere l’inserimento dell’«eco-score», il sistema di etichettatura che valuta l’impatto ambientale della produzione di auto, dal consumo di energia allo smaltimento delle batterie, fino alla logistica. Un meccanismo che avvantaggerebbe Parigi dotata di nucleare ma penalizzerebbe Roma. Bruxelles va a braccetto anche con Berlino e le indiscrezioni parlano della possibilità che di un via libera, dal 2035, alle tecnologie di alimentazione gradite ai tedeschi. Per l’Italia significherebbe il de profundis dei biocarburanti, già certificati green e quindi con tutte le caratteristiche per diventare la soluzione numero uno della transizione ecologica e del salvataggio dell’automotive. Stellantis e il ministero del Made in Italy hanno ben presente il pericolo e di questo si è parlato al vertice di ieri a Roma, il primo dal quale è emerso un comunicato congiunto tra il gruppo automobilistico, la filiera e il ministero. Ha preso forma una linea comune tra i soggetti del comparto e il ministro Adolfo Urso per far valere le ragioni dell’automotive italiana a Bruxelles. Urso, il ceo di Stellantis Antonio Filosa e Roberto Vavassori (presidente di Anfia, l’associazione della filiera automobilistica) hanno concordato di «ritrovarsi a breve per esaminare l’aggiornamento dello studio sulla competitività e le prospettive della filiera italiana e di intensificare nei prossimi giorni il dialogo con la Commissione europea e gli Stati membri per ripristinare la neutralità tecnologica e prevedere flessibilità nelle regolamentazioni Co2 di veicoli leggeri e pesanti». L’obiettivo, affermano, «è di chiedere con forza alla Commissione di trasformare il dialogo in azioni strategiche». Nell’incontro si è pure parlato delle modalità per «favorire la produzione di autovetture di piccole dimensioni, anche attraverso la promozione di un’evoluzione della normativa europea». C’è stato poi un un aggiornamento sulle attività di Stellantis nel nostro Paese ed è stato approfondito il tema dei veicoli commerciali, evidenziando «la necessità e l’urgenza di rivedere le attuali normative europee, ritenute irrealistiche e dannose per il futuro dell’industria».Mentre si svolgeva l’incontro con Urso che ha gettato le basi della posizione italiana al vertice di venerdì prossimo, al Salone dell’auto di Monaco il responsabile per l’Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, ha lanciato l’allarme. «Gli obiettivi fissati dall’Europa nel settore auto per il 2030 e 2035 non sono più raggiungibili, a meno che non si ipotizzi di andare incontro a un crollo del mercato di circa il 30% o al tracollo finanziario di tutti i produttori in Europa». Una realtà sotto gli occhi di tutti ma che evidenziata dai vertici di Stellantis assume un carattere di novità. Il Gruppo dice addio al precedente target di vendere solo veicoli elettrici nel 2030 nel Vecchio Continente, un traguardo che faceva parte del suo piano strategico Dare Forward. «La discussione strategica sull’evoluzione della normativa in Europa è una discussione importante», ha affermato Imparato che non butta nel secchio tutto il Dare Forward. «Gran parte dei contenuti sono ancora validi, maturi e possono essere confermati. Alcuni probabilmente cambieranno. L’elettrificazione al 100% entro il 2030 non è più raggiungibile, per ovvie ragioni legate all’evoluzione del mercato». Il rischio prospettato dal manager è la chiusura delle fabbriche per evitare significative sanzioni finanziarie da parte dell’Ue. Secondo l’attuale quadro normativo, Stellantis rischia multe gigantesche se non raggiunge gli obiettivi di emissioni medie di carbonio tra il 2025 e il 2027. Dice Imparato: «Ho due soluzioni. Uno: spingo come un matto sull’elettrico. Due: chiudo la produzione di veicoli con motore a combustione interna. E di conseguenza chiudo le fabbriche». Attualmente il 62% dei lavoratori (su 32.745 addetti, 20.390, secondo i dati della Cgil) negli stabilimenti italiani di Stellantis sono in cassa integrazione o in solidarietà. Non solo. Alcuni progetti di punta come la Gigafactory a Termoli, che avrebbe dovuto fornire batterie innovative per la mobilità elettrica, sembrano scomparsi dalle strategie del gruppo.Il 12 settembre all’incontro con von Der Leyen, le case automobilistiche metteranno le carte sul tavolo. Il flop del passaggio all’auto elettrica entro scadenze stringenti è assodato, è una realtà con cui bisogna fare i conti. L’industria automobilistica è riuscita a ottenere il calcolo della media delle emissioni sul triennio 2025-2027 anziché su un singolo anno. Il che dà alle aziende la possibilità di bilanciare un eventuale eccesso di Co2, riducendolo negli anni successivi. Ma, come come commentò, Luca de Meo, al tempo Ceo di Renault, si trattava di misure tardive. Al momento, la quota di mercato dei veicoli elettrici a batteria in Europa ristagna intorno al 15%, una percentuale insufficiente per una svolta in una tecnologia considerata decisiva per il futuro.
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».