2019-12-27
La Maraini è posseduta dalle sardine perché il Vaticano ha già abboccato
La scrittrice paragona il loro volto televisivo Mattia Santori a Gesù. E giustamente il rabbino capo la riporta all'ordine Il problema vero, però, sono gli alti prelati rimasti ipnotizzati dai pesciolini e a caccia di sempre nuovi messia. Mattia Santori è grande, e Dacia Maraini è il suo profeta. La celebre scrittrice, in piena estasi religiosa, la vigilia di Natale ha pubblicato sul Corriere della Sera un articolo visionario, in cui - pervasa dal fuoco mistico - ha paragonato le sardine a Gesù. Prima ha definito Cristo «un giovane uomo che ha riformato la severa e vendicativa religione dei padri, introducendo per la prima volta nella cultura monoteista il concetto del perdono, del rispetto per le donne, il rifiuto della schiavitù e della guerra», riducendo di fatto il Nazareno ad attivista sessantottino. Poi, non paga, ha scritto: «Oggi la novità del movimento delle sardine ricorda alla lontana le parole di un pastore povero che a piedi nudi portava a pascolare le pecore». Ora, che Santori si senta investito di un ruolo messianico può anche darsi, ma dargli credito in questo modo è eccessivo persino per la stampa italiana. E infatti - per riportare un poco di ordine e di rispetto - è dovuto intervenire perfino il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. Il quale, in un lungo post su Facebook, ha tentato di far ricrescere la piantina del buon senso. «Capisco che in questi giorni festivi», ha scritto Di Segni, «si esaltino i buoni sentimenti e la non violenza. Capisco che si cerchi di sottolineare che il nuovo movimento politico che riempie le piazze porti una ventata di freschezza. Quello che mi riesce più difficile da capire è che si debba per forza trovare nelle complesse anime di questo movimento un afflato religioso natalizio. E ancora di meno capisco che si debba trovare in tutto questo una opposizione religiosa».Ovviamente il rabbino capo non poteva gradire che la sua fede venisse descritta come «severa e vendicativa religione dei padri». Ma Di Segni non si è limitato a parlare pro domo sua, e ha invitato anche i cattolici a riflettere: «Bisogna diffidare di chi predica una bontà stucchevole condita di false informazioni. È normale che un nuovo movimento politico cerchi di ispirarsi agli insegnamenti antichi, ma dovrebbe essere cauto nelle semplificazioni. Dopo il Gesù socialista, rivoluzionario più o meno armato, femminista ecc., oggi abbiamo anche, grazie a Dacia Maraini, il Gesù sardina. A me pare quasi una bestemmia, ma fate voi…», ha aggiunto. Il punto è proprio questo: le parole della Maraini non erano soltanto offensive nei confronti degli ebrei, ma pure dei cristiani. Tuttavia, nessun esponente della gerarchia cattolica sembra essersi destato dal torpore. Tanto che la scrittrice ha addirittura rincarato la dose. Nel tentativo di scusarsi con il rabbino capo, la Maraini ha specificato all'agenzia Agi: «Comunque non intendevo parlare della religione ebraica, ma solo riferirmi alla Chiesa cattolica che certamente è stata nella storia misogina e vendicativa. Tanto è vero che molti mistici che si riferivano alle parole di Cristo, sono stati bruciati vivi proprio da una Chiesa intollerante e violenta». E sul Corriere della Sera ha scritto: «Per quanto riguarda le Sardine e l'accostamento che qualcuno ha considerato blasfemo, vorrei ricordare che per molti secoli Cristo veniva raffigurato con un pesce. Come scrive il dizionario “il pesce, essendo un animale che vive sott'acqua senza annegare, simboleggia il Cristo che può entrare nella morte pur restando vivo"».Insomma, la scrittrice ha ribadito la sua tesi, difendendo la sovrapposizione fra i pesciolini e il Nazareno. Il problema è che - per quanto l'accostamento risulti grottesco - non si può biasimarla. O, meglio, si potrebbe se la Chiesa cattolica non avesse utilizzato toni enfatici e ridicoli quasi quanto quelli della Maraini. Il primo a paragonare le sardine a Gesù è stato padre Bartolomeo Sorge, storico direttore de La Civiltà Cattolica. Il 25 novembre ha scritto su Twitter: «Il pesce delle piazze di oggi (le sardine) è - come il pesce dei primi cristiani (Ixthys) - anelito di libertà da ogni “imperatore" palese o occulto». Il 15 dicembre, dopo la manifestazione sardinesca a Roma - ha rafforzato il concetto: «Dal pesce come simbolo e segno alla nuova moltiplicazione dei “pesci": “Siamo in 100.000!"». Purtroppo Sorge non è un caso isolato. Una larga fetta della Chiesa, infatti, ha deciso di schierarsi apertamente con le sardine. L'Espresso ha dettagliato i legami del movimento con la Comunità di Sant'Egidio. Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, si è espresso già il 24 novembre: “Per me il movimento impresso dalle sardine è un movimento che promette di essere, oltre che sorprendente, davvero utile. Utile alla nostra democrazia presente, e a quella futura». Famiglia cristiana, per non essere da meno, sul numero del 22 dicembre ha dedicato quattro pagine alle sardine, comprensive di un accorato commento di Mauro Magatti. E non è finita: anche Nunzio Galantino, ex segretario della Cei, ha voluto dire la sua: «Hanno provato a farmi parlare male delle sardine, ma i giovani mi commuovono ovunque siano». Infine, i pescetti hanno ottenuto la benedizione del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano: «Io non sono un membro delle sardine», ha detto. «Credo che l'importante sia cogliere tutto quello che di buono c'è anche in questi movimenti e cercare di valorizzarlo sempre per il bene del Paese».I primi a presentare un Gesù sardina, dunque, sono gli illustri esponenti della Chiesa. La Maraini, nella sua banalità, non ha fatto che accodarsi. Il buon senso del rabbino Di Segni, a quanto pare, non attecchisce fra certi prelati che, nella foga di trovare un nuovo messia, sviliscono quello che hanno già.
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