2020-01-14
«La manovra economica del 2020 è un atto incostituzionale»
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Lega e Forza Italia hanno depositato alla Corte costituzionale un ricorso per denunciare le modalità e le tempistiche di approvazione della legge di bilancio. Davide De Lungo, professore di diritto pubblico all'Università San Raffaele. «Quella di approvazione del bilancio è una funzione essenziale e caratterizzante del Parlamento e della democrazia rappresentativa. Se la si esclude, il rischio è quello di collocare l'uno e l'altra in un ruolo puramente "ornamentale"».Lega e Forza Italia hanno depositato oggi alla Corte costituzionale un ricorso per denunciare le modalità e le tempistiche di approvazione della manovra economica firmata dal governo giallorosso di Giuseppe Conte. «Si tratta, per la precisione, di un ricorso per conflitto di attribuzioni fra poteri dello Stato, con cui i deputati della Camera lamentano la violazione delle proprie prerogative, da parte del Governo e degli organi parlamentari che organizzano i lavori», spiega Davide De Lungo, professore di diritto pubblico all'Università San Raffaele.In cosa consiste il ricorso?«Il cuore della questione – in via di estrema sintesi – è che i deputati hanno avuto meno di una settimana di tempo (dal 17 al 31 dicembre, comprese le feste natalizie) per analizzare un testo di più di 10 mila pagine, fra articolato e relazioni annesse; e senza poterlo emendare, di fatto, visto che il termine costituzionale incombente del 31 dicembre, entro cui la manovra va approvata, rendeva impossibile una ulteriore navette col Senato».Quali sono i problemi dal punto di vista costituzionale?«Così, il mandato parlamentare si svuota e diviene un'attività di ratifica a scatola chiusa, tanto più grave perché la legge di bilancio è il provvedimento più importante dell'anno: si decidono le strategie, si definisce l'indirizzo politico, si stanziano le risorse. Fin dagli albori, quella di approvazione del bilancio è una funzione essenziale e caratterizzante del Parlamento e della democrazia rappresentativa; se la si esclude, il rischio è quello di collocare l'uno e l'altra in un ruolo puramente "ornamentale"». Ci sono precedenti?«Sì, uno, proprio l'anno scorso, quando fu il Partito Democratico, ora al Governo, a fare ricorso per denunciare l'illegittimità del procedimento e la compressione dei tempi. In quel caso, la Corte costituzionale aveva "salvato" la situazione, individuando tre giustificazioni: le lunghe trattative con l'Unione europea, le novità nel regolamento del Senato, e la circostanza che comunque entrambe le Camere avevano potuto esaminare ed emendare il testo. Insomma, le forzature avevano una spiegazione. Ma la Corte, in quell'occasione, aveva anche ammonito le forze politiche affinché ciò non si ripetesse; e lo stesso aveva fatto il presidente Sergio Mattarella».E quest'anno?«Quest'anno la situazione si presenta più critica. Infatti, non ricorre alcuna delle tre attenuanti: l'Europa aveva dato la sua approvazione già il 20 novembre; non ci sono novità regolamentari; e - questo è forse l'aspetto più critico -in questa occasione solo un'assemblea, il Senato, ha potuto analizzare ed emendare il testo, la seconda, la Camera, si è trovata davanti al prendere o lasciare». Quali scenari immagina sugli esiti del ricorso?«Gli scenari sono quantomai aperti e le certezze sono poche. Senz'altro, il fatto che vi siano un precedente, un monito disatteso alla prima occasione utile e forzature più evidenti dell'anno scorso, indurrà la Corte ad un supplemento ulteriore di riflessione, non tanto e non solo per la gravità dell'episodio, quanto piuttosto nella prospettiva – purtroppo altamente probabile – del suo ripetersi in futuro. Nel diritto parlamentare, la prassi ha una grande forza, e occorre stare attenti affinché non si elevi a regola il precedente peggiore".