2018-10-31
La manovra arriva in Parlamento accompagnata da nuove minacce Ue
Ieri sera altra missiva da Bruxelles: «Il debito è vulnerabilità cruciale, perché non cala?». Nel testo discusso oggi entrano agevolazioni retroattive a chi assume, obbligo di spesa «veloce» per i ministeri e tassa sulla pesca.I Cir, pronti a entrare in vigore, dovranno invogliare le famiglie ad acquistare titoli di Stato. Con l'azzeramento fiscale delle cedole si stima un incasso di 15 miliardi.Lo speciale contiene due articoli.Sono ore per la manovra 2019. L'ultima bozza della legge di bilancio approvata dal governo il 15 ottobre arriverà in Parlamento oggi. Ma, come viatico, ieri sera il ministero dell'Economia ha ricevuto una nuova lettera dalla Commissione europea, firmata dall'italiano Marco Buti, direttore generale degli Affari economici e finanziari della Ue, in cui si chiede «di fornire una relazione sui cosiddetti “fattori rilevanti" che possano giustificare un andamento del rapporto debito/pil con una riduzione meno marcata di quella richiesta».Nella lettera l'Ue appare molto chiara circa le sue preoccupazioni. «Il debito pubblico italiano rimane una vulnerabilità cruciale», si legge nella missiva indirizzata al direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera in cui si precisa che la risposta da parte del governo italiano dovrà arrivare a Bruxelles al massimo entro il 13 novembre.«Nonostante la riduzione prevista del rapporto Debito/Pil, non si prevede che l'Italia soddisfi il parametro di riferimento relativo all'adeguamento del rapporto debito Pil nel 2018 e nel 2019», spiega Buti che aggiunge, «un debito pubblico così elevato limita lo spazio di manovra del governo per spese più produttive a beneficio dei suoi cittadini. Date le dimensioni dell'economia italiana, è anche una fonte di preoccupazione per l'area euro nel suo complesso». Una frase che non nasconde dunque i timori da parte della Commissioni circa un contagio in tutta Europa. Oggi è poi il giorno in cui la nuova bozza della legge di bilancio arriverà a Montecitorio. Ieri sera il premier Giuseppe Conte si è incontrato con il ministro dell'Economia Giovanni Tria per definire gli ultimi dettagli prima dell'arrivo alla Camera. Alla riunione di ieri hanno partecipato anche i vice ministri dell'Economia Massimo Garavaglia (Lega) e Laura Castelli (M5s), più i tecnici. Prima del meeting, il ministro Tria è volato a Berlino per incontrare il suo omologo tedesco Olaf Scholz e illustrare «la logica economica, che è puntata sulla crescita per ridurre il debito del Paese». Discussione cruciale in vista dell'appuntamento caldissimo dell'Ecofin e dell'Eurogruppo di settimana prossima.Tra le ultime novità emerse, il tema delle assunzioni sia da parte delle aziende private che da quelle pubbliche. Non a caso, tutte le imprese che assumeranno negli ultimi tre mesi del 2018 avranno diritto a uno sconto nel 2019 di nove punti percentuali di Ires. In parole povere, chi assumerà già oggi il prossimo anno dovrà pagare meno tasse per ogni nuovo assunto. In questo caso si tratta di una norma con valore retroattivo. Con la speranza di ridurre gli sprechi a livello pubblico, inoltre, l'ultima bozza della manovra prevede anche investimenti a tempo per ministeri e amministrazioni centrali. Ciò significa che è previsto lo stanziamento di 47 miliardi fino al 2033 (altrettanti per gli enti locali) a cui si devono aggiungere i 118 miliardi stanziati dal governo precedente. La novità sta però nel fatto che, se le risorse non saranno spese entro 18 mesi dalla loro assegnazione, queste torneranno all'apposito fondo del Mef. Novità anche in tema di migranti. Vista la «contrazione del fenomeno migratorio», spiega una nota del governo, sono previsti tagli alle spese giornaliere per l'accoglienza che puntano a risparmi considerevoli: 400 milioni nel 2019, 550 milioni nel 2020 e 650 milioni dal 2021. Tutti soldi che confluiranno in un fondo del ministero dell'Interno che servirà per il suo funzionamento. Arriva, inoltre, una clausola salva-spesa pensata per «riciclare» eventuali risparmi ottenuti attraverso quota 100, la pensione e il reddito di cittadinanza. Nell'ultima versione della legge di bilancio c'è la possibilità, infatti, che i soldi non utilizzati per queste tre operazioni possano tornare nei due fondi ad hoc (uno per quota 100 e l'altro per pensione e reddito di cittadinanza) ed essere reinvestiti per altre operazioni. Si tratterebbe di un modo studiato dal governo per contenere il deficit, e quindi guadagnare un certo margine con l'Ue.Brutte notizie per gli amanti della pesca. Dal 2019 gli aficionados di questo sport dovranno pagare un contributo tra i 10 e i 100 euro l'anno. Chi trasgredirà dovrà pagare una sanzione di 51 euro. Si tratta dunque del pagamento di una tassa annuale a cui si dovrà aggiungere una comunicazione al ministero delle Politiche agricole. Il pescatore sportivo dovrà comunicare al ministero la tipologia di pesca praticata e il tipo di imbarcazione utilizzata. Sulla base di queste informazioni si potrà capire a quanto ammonterà l'esborso. I fondi che arriveranno dalla norma andranno in un «apposito capitolo del bilancio dello Stato per essere riassegnato per l'80%, allo stato di previsione del ministero delle politiche Agricole alimentari, forestali e del turismo e per il 20% sul fondo da ripartire per le esigenze di funzionamento del Corpo delle capitanerie di porto». Molte novità sono dunque state pensate per ridurre il più possibile il rapporto deficit/Pil. Resta però da capire se tutto questo potrà bastare a Bruxelles o se (molto probabilmente) serviranno altri provvedimenti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-manovra-arriva-in-parlamento-accompagnata-da-nuove-minacce-ue-2616608519.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-btp-scontati-arma-anti-spread" data-post-id="2616608519" data-published-at="1758066055" data-use-pagination="False"> I Btp «scontati», arma anti spread La versione moderna dell'oro alla Patria potrebbe non entrare formalmente in Finanziaria, ma arriverà comunque, nel caso con un emendamento successivo al testo base. I Cir (Conti individuali di risparmio), ovvero l'acquisto di Btp da parte delle famiglie in cambio di agevolazioni fiscali, possono portare 15 miliardi di euro nelle casse del Tesoro e aumentare la sovranità finanziaria dell'Italia, che in questi primi mesi di governo gialloblù ha visto salire al 72,1% la quota di debito pubblico intestata a soggetti residenti. Secondo quanto filtra da Palazzo Chigi e dal Tesoro, nelle ultimissime bozze circolanti della manovra per il 2019 i Cir non ci sarebbero. Nessun mistero, però, rispetto all'annuncio del leghista Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture ma grande esperto di fisco e papà italiano della flat tax. Rispunteranno in ogni caso con un emendamento a parte, presentato direttamente dal governo, oppure dai deputati della Lega Nord. La Finanziaria, del resto, dopo le due letteracce di Bruxelles che ha bocciato i numeri contenuti nel Def, per volontà del ministro Giovanni Tria dev'essere più snella possibile. I Cir entreranno probabilmente in concorrenza con i Pir, che invece puntano a indirizzare il risparmio degli italiani sulle pmi e hanno raccolto 18 miliardi di euro, con rendimenti al momento modesti (registrati cali tra il 4,7% e il 19,7% da gennaio). La stima dei 15 miliardi di raccolta dei Cir è sempre di Siri, che ha anche spiegato come le famiglie potranno investire fino a 3.000 euro in Btp, ottenendo in cambio un azzeramento secco della tassazione sulle cedole e un'agevolazione fiscale. E se per i Pir l'esenzione fiscale vale per il periodo minimo di cinque anni, ovviamente per i cugini di Stato ci sarà l'obbligo di tenere i titoli fino alla loro scadenza naturale, e saranno vietate vendite allo scoperto o cessione di diritti, tipo titoli in pegno. I titoli verranno emessi appositamente dal Tesoro e chi li sottoscriverà (persone fisiche residenti in Italia) non pagherà nulla sui rendimenti, e potrà dedurre il 23% dell'investimento fino a 90.000 euro complessivi, spalmati su più anni. Sembra poi escluso che i Cir saranno soggetti a imposte di donazione e successione e si troverà il modo per far sì che abbiano un grado di protezione dai creditori non inferiore alle polizze vita. E se con il denaro dei Cir il governo di Giuseppe Conte mira a finanziare opere pubbliche ben precise, come scuole e strade, non si può negare che vi sia anche l'intento di rafforzare l'autonomia finanziaria dell'Italia. A luglio del 2011, quando lo spread iniziò a salire e l'Ue pretese una manovra correttiva, la quota di Btp, Bot e Ctz in mano alle banche straniere era al 51%. A novembre, quando con lo spread oltre quota 500 punti Silvio Berlusconi dovette lasciare Palazzo Chigi a Mario Monti, i creditori esteri si erano già alleggeriti il portafoglio ed erano al 45%. Quando poi finì la cura Monti, eccoli magicamente sotto il 40% (ma nessuno parlava di «fuga» da Monti). Adesso i creditori stranieri sono al 27,9%. Dipinto dall'informazione mainstream come una «fuga di capitali» dall'Italia populista, questo fenomeno può anche essere interpretato come un recupero di autonomia finanziaria e politica. Il 99% del Giappone è forse eccessivo, ma specie nel Carroccio c'è la speranza che i Cir possano dare una mano a limitare le interferenze e a ridurre l'altalena dello spread.